
Oggi ti parlo della zona di comfort, e più nello specifico di:
- 3 motivi per amarla
- 3 motivi per odiarla
- 3 tecniche per uscirne (quando serve)
Che cosa è però, esattamente, la zona di confort?
Per me non è altro che quel luogo, inteso sia nel senso di spazio fisico che di spazio mentale, nel quale ci sentiamo a nostro agio, al sicuro.
Generalmente coincide con ciò che conosciamo e che ci genera sensazioni a basso livello di ansia e stress.
Negli ultimi anni, però, “uscire dalla zona di confort” è diventato uno dei consigli più gettonati di sempre, sottintendendo quindi in modo pressoché uniforme che la propria zona di comfort sia un pericoloso territorio dal quale scappare a gambe levate.
Io, come avrai capito dall’incipit di questo articolo, non la vedo esattamente così.
La zona di confort, infatti, è in primis un elemento importantissimo per il nostro benessere, e del quale non ci dobbiamo affatto vergognare.
Tutti noi abbiamo bisogno di un substrato di certezze, di una solida base di abitudini, di azioni e situazioni che consentono al nostro cervello di viaggiare in modalità “pilota automatico”!
Ti dirò quindi, per prima cosa, quali sono le 3 ragioni per le quali avere una “comfort zone” non solo è consigliabile, ma assolutamente necessario.
Poi, invece, ti parlerò dei 3 motivi per i quali, in effetti, essa può diventare la nostra prigione intellettuale ed emotiva.
Ed infine, ti darò qualche consiglio finale su come e quando uscirne.
Ma partiamo un po’ dall’inizio….
3 ragioni per amare la tua zona di confort
1 – La zona di confort ti dà un senso di stabilità
Abbiamo detto che molte delle nostre abitudini quotidiane fanno parte della nostra comfort zone.
Alcune sono decisamente rivedibili e faremmo bene, anzi, a sbarazzarcene del tutto, tipo il dolcetto a mezzanotte o la sigaretta dopo il caffè.
Ma la comfort zone è anche la passeggiata col cane ad una certa ora, la storia che racconti a tuo figlio tutte le sere prima che dorma o la tisana calda la sera d’inverno.
Cose che, da fuori, potranno anche sembrare non particolarmente eccitanti, ma che ci danno piccole, sicure felicità.
E ci fanno percepire, anche a livello inconscio, che abbiamo il controllo sulla nostra vita, che in qualche maniera essa è prevedibile e non del tutto in mano ad oscure forze.
Non c’è nulla di male in questo.
2 – La zona di confort è il tuo porto sicuro
Abbiamo bisogno di un porto sicuro.
Ci sono momenti della vita nei quali, purtroppo, veniamo colpiti duramente.
In particolare quando ci capita qualcosa di davvero doloroso, un lutto, una malattia o la perdita del lavoro, sono proprio le nostre piccole certezze quotidiane che possono rimetterci in piedi.
Non c’è nulla come sapere che, nonostante tutto, abbiamo un piccolo porto sicuro nel quale tornare a riprendere un po’ fiato e leccarci le ferite.
E, spesso, la guarigione dalle inevitabili ferite della vita parte proprio dal ricominciare a fare quelle piccole azioni quotidiane che fanno parte della nostra normalità.
3- La zona di confort come premio
Supponiamo di essere persone determinate a dare il massimo, che si tratti di lavoro, di studio o di sport.
Siamo curiosi, ci interessa imparare sempre qualcosa di nuovo, impieghiamo il nostro tempo in maniera efficace e costruttiva, diamo sempre il massimo in quello che facciamo.
Ok, perfetto, fighissimo.
Ma sarà mica un po’ troppo?
Ricordiamoci sempre che la vita è sì competitiva, ma dobbiamo essere noi a fissare i nostri obiettivi e, tendenzialmente, l’unico avversario che dovremmo cercare sempre di superare siamo noi stessi.
Quindi, se ogni tanto ci fermiamo un attimo per darci una pacca sulla spalla, non succede niente di male.
Teniamoci quindi stretta la nostra zona di comfort, i nostri momenti di relax, i piccoli strappi alle regole, la bellezza di dormire fino a tardi qualche volta.
Anche perché poi, in fondo, sono proprio questi momenti che possono aiutarci a trovare la calma e la concentrazione per essere massimamente produttivi quando ce n’è bisogno.
Ma, ora, veniamo alle dolenti note ….
La comfort zone: i 3 motivi per odiarla
1. Rimanere nella Comfort Zone appiattisce il tuo rendimento
Se ogni giorno ripeti schematicamente ogni azione rifuggendo ogni possibile cambiamento, è molto facile, soprattutto in ambito professionale, ma non solo, che non migliorerai mai e che, anzi, finirai col livellare verso il basso le tue prestazioni.
Ripetere sempre tutto uguale, dopo un po’ porta alla noia e la noia porta al menefreghismo e alla superficialità, con un meccanismo pressoché automatico.
Come raccontavo in un articolo di qualche tempo fa, siamo nell’era della mediocrità, e l’unico antidoto è quello di fare, per quanto ci è possibile ed in ogni ambito, le cose per bene.
2. Rimanere nella tua zona di confort non ti consente di imparare cose nuove
Hai mai sentito dire che la maggioranza degli esseri umani utilizza soltanto il 10% del proprio cervello?
Beh, dal punto di vista strettamente scientifico pare sia una bufala (sarebbe più corretto dire str….ata, ma sono troppo educato): non esistono, infatti, aree “silenti” o inutilizzate nel cervello degli esseri umani.
E’ indubbio però che, molte volte, le utilizziamo male.
Così come è dimostrato, questa volta sì in maniera scientifica, che il nostro cervello ha margini enormi di miglioramento (vedi l’articolo sul growth mindset e le richerche della neuropsicologa Carlo Dwek).
Quanto tempo trascorriamo a “fare le solite cose” (Smartphone, Netflix, tragitto casa lavoro con cervello in stand by……..) e quanto, invece, a cercare il cambiamento, a sfidarci in attività nuove, a curiosare in campi che non sono il nostro o anche semplicemente al cercare di passare da “buono” ad “eccellente” nel nostro lavoro o nello sport che pratichiamo o in qualsiasi altra attività che ci interessa?
Al di fuori della confort zone c’è un’area difficile, faticosa, ma piena di opportunità: la growth zone, ovvero la zona in cui si cresce e migliora.
3. Rimanere nella comfort zone è un meccanismo perverso che si autoalimenta
Avere dei periodi nella vita in cui si è meno propensi alla novità e al rischio è del tutto normale e fisiologico.
Come già ho spiegato prima, a proposito del perché la zona di comfort va anche alimentata ed amata, non possiamo pensare di vivere costantemente con la pressione a 1000.
Ma, se per troppo tempo ci lasciamo impigrire nella quotidianità, se ogni tanto non diamo una piccola scossa al nostro “sistema corpo-cervello”, ecco che, piano piano, diventa sempre più difficile non rimanere prigionieri dei nostri limiti.
Hai presente la storia del rospo nell’acqua, quella in cui piano piano alzi la temperatura e lui non se ne rende conto fino a che non rimane bollito?
Ecco, anche questa storia è una bufala (o str…ata, che dir si voglia), però rende bene l’idea.
Per farti un esempio molto comune, un conto è passare un mesetto da completi sedentari, mettere su qualche chilo e poi ripartire.
Un altro è non fare attività fisica per mesi, o addirittura anni.
A quel punto ricominciare sembrerà uno sforzo così immane che, semplicemente, neanche ti verrà in mente di farlo.
Perché meno si cambia e – triste verità – meno si cambierebbe.
Ora però, voglio concludere con 3 strategie che potranno aiutarti davvero a instillare dei piccoli cambiamenti nella tua vita.
3 strategia per uscire dalla tua zona di confort (quando necessario)
1. Inizia da una piccola cosa
Decidi di inserire una piccola novità nella tua quotidianità. Non dev’essere per forza un cambiamento epocale.
Qualcosa di piccolo va benissimo: per me, per esempio, è stata la decisione di non prendere più l’ascensore.
Non sono stato tanto a chiedermi quante calorie avrei bruciato o quale cambiamento concreto avrei ottenuto, ma mi è stato estremamente utile, perché ogni giorno, salendo le scale, mi si accende in automatico il pensiero che ho introdotto una cosa nuova –un cambiamento- nella mia vita.
E questo piccolo gesto mi regala già una piccola carica di predisposizione alle novità.
2. Ricorri alla pratica deliberata
Ne abbiamo parlato alcuni articoli fa: la pratica deliberata (se ti sei perso l’articolo leggi qui) è quel tipo di esercizio che ti consente, sul lungo periodo, di eccellere in qualcosa.
Presuppone infatti che tu ti impegni, in un ambito specifico, a superare costantemente i tuoi limiti precedenti.
Per cui individua qualcosa – il tuo lavoro, uno sport, gli scacchi, quello che vuoi insomma – ed esercitati fino a diventare davvero eccellente.
3. Assumiti dei rischi
Non ti sto dicendo di correre in macchina o di lanciarti col paracadute, per carità.
Ma pensa alla tua vita e chiediti che rapporto hai con il rischio. Più in particolare, chiediti se non corri mai rischi per la troppa paura di sbagliare.
Perché questo è un atteggiamento tipico di chi si è accomodato troppo nella propria zona di comfort, ed è anche un campanello d’allarme molto forte, perché significa che preferisci rimanere dove sei piuttosto che rischiare anche il minimo insuccesso.
Ma, molto spesso, non volersi assumere mai alcun rischio è una delle più efficaci tecniche per auto-sabotarsi un’intera vita.
Come dice Will Smith in un suo famoso video, dal lato opposto di tutte le tue peggiori paure ti aspettano le cose migliori della tua vita.
A proposito, ecco qua sotto il video in questione, credo sia l’ispirazione giusta per terminare questo articolo. Un saluto. Armando.
Antonio dice
Articolo molto importante! La comfort zone è fisiologica e ognuno di noi ne ha una. Ma uscire frequentemente da questa zona è molto importante e bisogna essere propensi al rischio e sopportare lo stress.
Inoltre come tu hai scritto correttamente, bisogna reinterpretare il concetto di errore: dall’errore si impara e si va avanti crescendo, diversamente dal fallimento.
Inoltre per uscire dalla comfort zone bisogna avere una forte motivazione, ma sappiamo tutti che questa è un’emozione incostante, di conseguenza è bene abituarsi alla sperimentazione e fare leva sulla fiducia in se stessi, quindi autostima e autoefficacia.
Veramente un bell’articolo. Complimenti
Armando Elle dice
Grazie Antonio, anche tu hai fatto un’ottima sintesi. A presto