
La teoria dei guadagni marginali (marginal gains) è una strategia di miglioramento della performance che può essere riassunta così:
La somma di piccolissimi miglioramenti in tante aree può dare un risultato globale strabiliante
Si tratta di un principio al quale ho accennato nell’articolo sui modelli mentali e che, in anni recenti, ha trovato la sua massima espressione nelle imprese della squadra britannica di ciclismo.
Praticamente a digiuno di vittorie significative per quasi un secolo, sotto la guida di Dave Brailsford essa si è trasformata, in pochi anni, nella forza più dominante di tutto il ciclismo mondiale.
La naturale conseguenza di questi straordinari successi è stato il tentativo, in molto casi riuscito, di esportare la teoria dei guadagni marginali anche in altri ambiti, sportivi e non.
Prima di vedere come puoi a tua volta sfruttarla per ottenere, quando serve, il massimo della performance, analizziamo insieme l’idea originaria.
Come si vince una olimpiade
“Se individui chiaramente tutti gli aspetti importanti di una corsa in bicicletta e li migliori singolarmente anche di una piccola quantità, come l’1%, messi tutti insieme essi ti daranno un miglioramento enorme.
Naturalmente fra essi c’è la parte atletica, ma anche cose meno vistose, come per esempio dormire nella posizione corretta o avere lo stesso cuscino e materasso anche quando ti alleni o gareggi lontano da casa” Dave Brailsford.
Sulla base di questa filosofia, nel 2003 il team britannico comincia a migliorare, con cura maniacale, una serie di dettagli secondari ai quali le altre squadre prestavano invece poca attenzione.
Per esempio:
- Scaldagambe elettrici ispirati a quelli delle gomme da formula 1, per diminuire il rischio infortuni
- Poltrone di prima classe sul bus della squadra, per riposare meglio durante le trasferte
- Materassi e cuscini specifici, che venivano sostituiti a quelli che fornivano gli alberghi in cui soggiornavano
- Defaticamento e massaggio immediatamente dopo la gara, invece che, come da tradizione, in hotel
- Lavaggio mani meticoloso (venne addirittura ingaggiato un chirurgo per istruire gli atleti!) per minimizzare il rischio infezioni
- Un mental coach per ogni atleta, e uno psichiatra al seguito dell’intera squadra, per ottimizzare il rendimento mentale dei corridori e individuare fin dall’inizio eventuali crisi motivazionali o di fiducia
- Ergonomia dei sellini calcolata al millimetro sulle esigenze di ogni ciclista
Brailsford provava continuamente nuovi accorgimenti: quelli che dimostravano una qualche efficacia venivano mantenuti e approfonditi. Quelli che, invece, si rivelavano insignificanti o dannosi, venivano scartati.
All’inizio, gli altri team risero degli apparenti eccessi del team britannico.
Smisero di ridere quando, nei 10 anni successivi, gli atleti di Brailsford vinsero, in differenti discipline ciclistiche, 16 medaglie d’oro olimpiche, 59 campionati del mondo e due Tour de France.
Guadagni marginali e top performance
Le sfide e le esigenze di una persona normale sono, di solito, molto diverse da quelle di atleti di élite come i ciclisti di Brailsford.
Non che si fatichi necessariamente meno, ma certamente lo si fa in maniera diversa.
Per passare un esame, ricevere un “bravo” sul lavoro, avere gli addominali a tartaruga, la maggior parte delle volte è sufficiente concentrarsi solo su alcuni aspetti fondamentali, facendoli bene e con intensità.
In queste situazioni, applicare principi come quello di Pareto (20% degli input per ottenere l’80% degli output) è fondamentale per avere il massimo del risultato con il minimo sforzo.
Mentre inseguire i dettagli potrebbe rivelarsi una fatica sproporzionata.
I marginal gains infatti, si trovano normalmente nell’area di minima efficienza della curva di expertise, dove il rapporto fra sforzi e risultati è a svantaggio di questi ultimi.
La curva di expertise della maggior parte delle discipline si presenta infatti con un pattern tipico:
- fase iniziale in cui ci vuole parecchio sforzo per avere i primi risultati
- fase centrale in cui, per ogni nuovo sforzo, si ha un notevole incremento dei risultati
- fase finale quasi piatta, nella quale, per migliorare il risultato anche di poco, è necessario uno sforzo notevole
Ecco allora che, nella maggior parte dei casi, non è necessario spingersi fino all’ultima parte della curva.
Basta vincere l’inerzia iniziale e poi dedicarsi agli aspetti fondamentali della disciplina, lasciando i dettagli (quelli della parte finale della curva) agli specialisti.
Ci sono però delle situazioni in cui questa strategia, di per sé molto ragionevole, non funziona: in particolare, tutte le volte che devi competere con gli altri.
Essi infatti saranno tutti, chi più o chi meno, nell’area centrale, esattamente come te.
Quindi, per fare meglio di loro, dovrai avventurarti nella impervia parte finale della curva, cercando di mettere insieme tanti piccoli vantaggi che ti permettano di fare la differenza.
Che si tratti di una gara sportiva, di un test per entrare all’università, di un concorrente che ha puntato il tuo stesso cliente, di un concorso pubblico per un avanzamento di carriera, tutte le volte che non devi solo ottenere un buon risultato, ma è necessario che esso sia migliore di quello degli altri, devi applicare la strategia dei guadagni marginali.
Teoria dei Guadagni marginali: la fase di analisi
Ricordi l’inizio della frase di Brailsford che ho citato?
“Se individui chiaramente tutti gli aspetti importanti di una corsa in bicicletta….”
Come sempre, quando si pianifica per il successo, bisogna per prima cosa dedicarsi all’analisi.
In particolare, devi scomporre in piccoli pezzi l’intero processo che vuoi migliorare, così da poter individuare precisamente anche quegli aspetti a cui gli altri non hanno pensato a fondo.
Per esempio, quando ad un test si presentano 5000 candidati per 200 posti, essere bravo ed essere disposto a studiare molto non è affatto sufficiente, anzi, è solo la linea di partenza, la condizione necessaria ma non sufficiente.
Perché, per mere ragioni statistiche, sono in centinaia quelli che, chi poco più chi poco meno, si trovano con te su quella stessa linea.
Devi allora capire quali sono tutti quei piccoli elementi secondari che, messi insieme, ti daranno un vantaggio competitivo sugli altri.
Nel mio articolo su come si prepara un concorso pubblico ho posto l’accento sull’importanza:
- Di simulare l’esame fin dal primo giorno
- Di scoprire le materie su cui si fa la differenza e concentrarti su di esse
Ma, volendo proseguire con l’esempio tipico del concorso pubblico, questi sono solo due dei tanti dettagli che, a parità di talento e tempo di studio, possono farti fare meglio degli altri.
Per esempio, se all’esame si può portare una calcolatrice, chi è più rapido ad usarla sarà avvantaggiato.
O magari, il fatto di aver scelto di prepararti su un libro piuttosto che su un altro, può farti risparmiare un sacco di tempo.
Così come l’avere una strategia chiara riguardo al tempo massimo per ogni domanda ti evita di perdere minuti preziosi.
O ancora, aver pianificato quello che mangerai nei giorni precedenti al concorso, come sarai vestito, che penna utilizzerai, può fare la differenza fra ritrovarti in aula concentrato e a tuo agio oppure scomodo e distratto.
Da chi sta male perché deve andare al bagno a chi ha la calcolatrice improvvisamente scarica e non si è portato le pile, da chi ha studiato come un matto sul libro sbagliato a chi la notte prima ha dovuto occuparsi del figlio con la febbre, la storia dei concorsi è piena di candidati volenterosi e preparati che hanno fatto un disastro a causa di quella che in tanti chiamano sfortuna.
Ma che Dave Brailsford preferirebbe chiamare “mancanza di analisi e di una preparazione capillare”.
Teoria dei Guadagni marginali: misurazione e feedback
Ci sono due cose che, nell’implementare una strategia di guadagni marginali alla Dave Brailsford, probabilmente non avrai mai a disposizione:
- Milioni di euro di budget per testare ogni variabile
- Un team che analizza, pensa e risolve al posto tuo, per poi dirti esattamente cosa devi fare
La cosa buona però è che, se parliamo di concorsi, esami o normale competizione sul lavoro, non li avranno neanche gli altri.
C’è una cosa invece che puoi fare, da solo o con minimi aiuti, e che il 99% degli altri non faranno: misurare le tue performance, darti un feedback strutturato e adattare le tue strategie di conseguenza.
Come fai a sapere se vale la pena investire tempo ed energie su un determinato aspetto della tua preparazione?
Come decidi cosa è importante e cosa no?
Come misuri se stai o meno migliorando di una qualche percentuale?
Come fai a sapere se stai rispettando il programma che ti sei dato?
Devi replicare, in piccolo, quello che ha fatto il team britannico.
Ovvero testare, l’una dopo l’altra, le aree di miglioramento possibili, misurare i risultati che ottieni, aggiustare la tua strategia sulla base di essi.
Non è un caso che il feedback sia lo strumento con cui lavorano la biologia, i nostri neuroni, l’evoluzione naturale tutta: si insiste su quel che funziona, si lascia stare quel che non funziona.
Questo pone una ulteriore sfida: nella parte centrale della curva infatti, come abbiamo visto, i risultati sono sempre di grande entità, e quindi facilmente misurabili.
Nella parte finale invece, quando si parla di guadagni marginali, il sistema di misurazione e feedback che devi mettere in piedi deve essere preciso e affidabile.
Diversamente farai, nuovamente, come tutti gli altri.
Quando usare la teoria dei Marginal Gains
Nonostante la teoria dei marginal gains sia affascinante ed efficace, non è assolutamente consigliabile, secondo me, elevarla a stile di vita.
Per prima cosa, perché cercare di stare sempre nella parte finale della curva è, allo stesso tempo, estenuante e limitante: se vuoi fare ogni cosa al top, dovrai per forza fare poche cose.
E poi perché, in generale, mi piace concepire la vita come un gioco cooperativo, dove non ci devono per forza essere sempre dei vincitori e dei vinti.
L’applicazione sistematica della teoria dei marginal gains invece, con il suo focus esasperato sulla competizione, tende proprio a creare una mentalità win-lose che è logorante ed eticamente discutibile.
Ciò non toglie però che a tutti noi piace vincere.
E che, soprattutto, arrivano momenti o periodi, nella vita, in cui vincere può essere davvero fondamentale.
E’ in quei momenti e periodi che la strategia dei Marginal Gains va applicata senza remore, lottando per ogni centimetro e facendo ogni sforzo possibile per accumulare vantaggi in aree che gli altri non hanno neanche considerato.
Se alla fine vincerai, non solo non avrai rubato niente a nessuno, ma potrai essere fiero di quello che hai fatto.
Davide dice
Molto interessante,
c’è qualche lettura consigliata per approfondire questa strategia?
Sarei interessato anche a leggere la storia completa del team di ciclismo inglese, che lessi la prima volta sul unico libro di james Clear
Elisabetta dice
Grazie Armando, come sempre nuovi stimoli
Armando Elle dice
Grazie a te