
La tenacia è una qualità di cui si parla poco perché – diciamolo – non è considerata sexy.
Quando infatti pensi a qualcuno che raggiunge un obiettivo grazie alla tenacia, magari ti immagini un tizio/a non molto sveglio e dotato che, facendosi il c..o a capanna per anni, alla fine:
- Se gli va bene, ottiene quello che vuole, ma con così tanta fatica e sofferenza che ti chiedi se ne sia davvero valsa la pena
- Se gli va male, fallisce miseramente trasformandosi in uno di quei personaggi sfigatissimi stile romanzo Verista di inizio ‘900
Niente di particolarmente romantico e attraente, insomma.
E se ti dicessi che si tratta di un preconcetto?
Vedi, la tenacia viene spesso fraintesa, confusa e associata, di volta in volta, con cose che tenacia non sono: la testardaggine, la cieca insistenza, la mancanza di fantasia, l’inerzia, l’ostinazione immotivata.
Essa invece, grazie a un ingrediente segreto di cui pochi si rendono conto, è qualcosa di più che andare avanti con i paraocchi come i muli.
L’equazione della Tenacia: perseveranza x passione
Florentino Ariza, come racconta Gabriel Garcia Marquez in L’amore ai tempi del colera, aspetta “51 anni, 9 mesi e 4 giorni, notti comprese”, prima di coronare il suo sogno d’amore.
Ulisse ci mette vent’anni per ritornare in patria e riabbracciare la moglie Penelope e il figlio Telemaco, nato proprio il giorno della sua partenza per la guerra di Troia.
Oscar Figueroa manca la vittoria per ben 3 olimpiadi consecutive, ad Atene, Pechino e Londra, prima di riuscire a vincere l’oro alla sua ultima occasione, a Rio De Janeiro.
J.K. Rowling, giovane madre depressa e sola, sottomette il suo primo romanzo a ben 12 case editrici fino a trovarne una che, finalmente, pubblichi Harry Potter e la pietra filosofale.
Che cosa hanno in comune queste storie nelle quali il protagonista arriva al successo che cercava solo dopo infinite avversità?
Sicuramente:
- La perseveranza di fronte alle sconfitte
- La capacità di insistere contro tutte le probabilità
- La resistenza di fronte al passare del tempo
Ciò che però rende queste storie così affascinanti e ispiratrici sono gli obiettivi dei loro protagonisti:
- L’amore della vita nel caso di Florentino Ariza
- La patria e la famiglia per Ulisse
- La realizzazione del sogno di quando era bambina nel caso della Rowling
- La determinazione a issarsi sul tetto del mondo nel caso di Oscar Figueroa
Insomma, sono storie in cui la passione per l’obiettivo è tanto importante quanto lo sforzo e il tempo necessari per raggiungerlo.
Ed è proprio questa l’equazione della tenacia: perseveranza x passione.
Senza il primo elemento, si sognano ad occhi aperti obiettivi che non si raggiungeranno mai.
Senza il secondo, si va avanti un po’ come le macchine, che fanno le cose perché in qualche maniera sono state programmate per farlo.
Quando invece hai entrambe le cose, perseveranza e passione, ecco che si apre davanti a te un mondo di possibilità che neanche immaginavi.
Lo sapevi? La Tenacia è più importante di QI e Talento
Dopo la laurea “magna cum laude” in neurobiologia ad Harvard, Angela Duckworth ha dedicato la sua intera carriera professionale agli studi sull’insegnamento e l’educazione scolastica, soprattutto degli adolescenti.
Questo l’ha portata a cimentarsi in esperienze molte diverse fra loro: da maestra di matematica in una delle tante famigerate e pericolose public school americane al conseguimento di un master in Neuroscienze ad Oxford.
Dai campi di recupero estivi per adolescenti disagiati agli esperimenti di psicologia con i cadetti della famosa accademia militare di West Point.
Nel 2016 ha infine pubblicato Grit: the power of passion and perserverance, frutto di quasi 25 anni di studi ed esperienza sul campo.
Il libro, che divenne in poche settimane un bestseller internazionale, ruota attorno a un’unica idea: la maggior determinante del successo di un individuo non è il talento né il quoziente intellettivo.
E’ la tenacia.
Angela Duckworth la definisce come “una combinazione di passione e perseveranza rivolta al raggiungimento di un obiettivo di lungo termine, senza che ci si aspetti alcun riconoscimento o premio lungo il cammino”.
Esattamente, cioè, come abbiamo visto per Florentino, Ulisse, Oscar e J.K.
Nonostante alcune critiche – come sempre capita ai lavori scientifici divulgativi – da parte degli addetti ai lavori, il libro della Duckworth ha avuto il merito di mettere sotto i riflettori due concetti importanti:
UNO
Nel campo dell’apprendimento e del successo personale non c’è, come invece si pensava qualche decennio fa, un destino segnato dalla genetica con cui si è nati.
Non ci sono predestinati e non ci sono esclusi.
Ci sono, anzi, amplissimi margini di miglioramento (e peggioramento).
Prima di darti dei limiti dunque, pensaci bene, perché è normale che NON riesci a fare quello che pensi di NON poter fare.
Impara invece a coltivare la mentalità del Growth Mindset (leggi l’articolo), in cui i limiti non ci sono o vengono continuamente spostati in avanti.
DUE
A scuola, sul lavoro, nelle relazioni, bisogna costantemente cercare e coltivare la passione, perché essa moltiplica le nostre possibilità di successo.
Che bella scoperta! – starai pensando – questo di “cercare di fare quello che ti piace” è una roba ovvia che ho sentito mille volte
Non è esattamente così.
Quello che tutti, sempre, ripetono, è “fai quello che ti piace, così sarai felice”.
Sottintendendo con quella frase mattine di sole in cui apri le persiane cantando ai passerotti e salutando i vicini con aria sognante, contento di iniziare finalmente una nuova giornata di lavoro.
Quello che la Duckworth dice invece è “insegui la tua passione, perché è così che hai le maggiori probabilità di successo”.
Nel primo caso, appena il sogno di scontra con la realtà e arrivano le prime frustrazioni e difficoltà, ecco che può venire la tentazione di mollare.
“Ti piaceva” magari fare lo scrittore, ma hai scoperto che non ti attendono né giornate di sole né passerotti canterini, che non hai un soldo in tasca e che farsi rifiutare il lavoro da 12 case editrici non ti piace affatto.
Nel secondo caso invece, quando il sogno si scontra con la realtà e arrivano le prime frustrazioni e difficoltà, semplicemente te ne freghi.
Sai infatti che stai facendo proprio quello in cui hai le maggiori chances di emergere, perché è la tua passione vera.
D’altro canto, ricordi la parte finale della definizione di tenacia che da la Duckworth?
“Senza che ci si aspetti alcun riconoscimento o premio lungo il cammino”.
Suona un po’ come un anatema, lo so.
Ma appunto, quando uno brucia di desiderio per un obiettivo, se ne frega anche degli anatemi.
A questo punto però, magari ti stai chiedendo quanto sei tenace …
La scala della tenacia
La dottoressa Duckworth ha creato un sistema molto semplice, validato statisticamente, per misurare la tenacia delle persone.
Si tratta di una serie di 10 affermazioni a cui devi rispondere indicando, su una scala da 1 a 5, quanto esse corrispondano all’idea che hai di te, potendo scegliere fra:
- 1 = per niente
- 2 = non molto
- 3 = abbastanza
- 4 = molto
- 5 = del tutto
Le 10 affermazioni invece, sono:
- Nuove idee e progetti a volte mi distraggono da ciò che sto facendo
- Le battute d’arresto non mi scoraggiano, non mollo facilmente
- Mi capita spesso di stabilire un obiettivo e poi inseguirne un altro
- Sono un gran lavoratore
- Faccio fatica a mantenere il focus in progetti che durano più di qualche mese
- Finisco tutto ciò che comincio
- I miei interessi cambiano di anno in anno
- Sono diligente, non mollo mai
- In passato, mi sono ossessionato con progetti e idee per un po’ di tempo, per poi perdere interesse dopo un po’
- Ho superato molte avversità per raggiungere alcuni obiettivi
Leggile e prova a darti i punteggi come ho indicato. Se vuoi, puoi anche andare a questo link per fare il test in inglese ed ottenere il tuo risultato.
Le domande delle lista sono estremamente interessanti perché, pur nella loro semplicità, danno conto molto bene delle due dimensioni della tenacia:
- La “Perserverance of Effort”: ovvero la capacità di sforzarsi e superare le avversità (affermazioni 2, 4, 6, 8,10)
- La “Consistency of Interest”: ovvero la capacità di mantenersi fedeli all’obiettivo iniziale (affermazioni 1,3, 5, 7, 9)
Io, per esempio, mi riconosco molto in frasi come “Le battute d’arresto non mi scoraggiano” o “Ho superato molte avversità per raggiungere alcuni obiettivi”.
Ma purtroppo non mi posso certo definire molto tenace, perché mi calzano a pennello anche frasi come “Nuove idee e progetti a volte mi distraggono” o “Mi capita spesso di stabilire un obiettivo e poi inseguirne un altro”.
Questa consapevolezza è proprio quello che serve per capire in che aree e come migliorarsi.
Prima di capire come diventare più tenaci però, per i più curiosi ecco il video dell’incredibile viaggio di Oscar Figueroa verso l’oro olimpico.
Emozionante vero? Anche chi non ha il minimo interesse nel sollevamento pesi, tipo me, non può che rimanerne colpito.
Come ti avevo detto all’inizio infatti, la tenacia è molto più eccitante di quel che si creda, e adesso ti racconterò come puoi aiutarti a raggiungerla.
Come diventare più tenace
Nel blog ho parlato diverse volte di argomenti che riguardano la Perseverance of Effort.
Ti consiglio di andarti a rileggere, per esempio:
- Bridget Jones ci svela due errori sulla forza di volontà
- Come aumentare la tua forza di volontà
- Non hai voglia di studiare? E chissenefrega
- Guida alla Motivazione
Ho invece parlato meno del secondo aspetto della tenacia, la Consistency of Interest, ovvero la passione per quello che uno fa.
Alcune volte, soprattutto in amore e quando sei molto giovane, la passione è qualcosa che ti colpisce all’improvviso e con enorme chiarezza.
La maggior parte delle volte però non è affatto così e, se stai lì passivamente ad aspettare che la passione ti trovi, beh, rischi di aspettare per sempre.
Voglio allora condividere con te 3 piccole regole che possono aiutarti a cercare la tua passione attivamente, e a riconoscerla e non fartela scappare via quando la incontri.
1. Sii curioso
Più cose provi, più sono le probabilità di trovarne una che ti piace.
Quindi leggi, esplora, informati, tiene le antenne sempre dritte.
Non disperdere le tue energie in mille rivoli, ma allo stesso tempo guarda al mondo con la mente aperta, senza perdere l’occasione per confrontarti con le novità.
“Ci sono più cose in cielo e in terra di quante tu ne possa sognare nella tua filosofia”, dice Amleto all’amico Orazio.
Ecco, cerca di esplorare il più possibile di quelle cose.
2. Datti tempo
Se sei troppo ansioso di trovare la tua passione, rischi di accontentarti di cose che luccicano ma che alla fine non desideri davvero fino in fondo.
Dunque, non avere fretta.
Come diceva Ippocrate, il fondatore della medicina, “la vita è breve, ma l’arte è lunga”, intendendo con ciò che certe attività umane (arte nel senso più ampio e nobile del termine) vanno molto al di là della finitezza della vita.
Quindi, inutile affannarsi dietro a piccolezze per poi perdere di vista la più autentica espressione di se stessi.
Tanti si “accasano” – con persone ma anche con attività – per pressione sociale o perché è arrivato il momento di farlo.
Tu rivendica il tuo diritto di aspettare, anzi, di cercare, per tutto il tempo che ritieni necessario, ciò in cui ti realizzerai davvero: la tua arte, insomma.
3. Mantieni i piedi per terra.
Questa regola bilancia le due precedenti.
Come è vero che devi provare tante cose e che non devi accontentarti, è anche vero che:
- Non devi sempre scappare di fronte all’impegno e alle responsabilità di una scelta
- Anche quando c’è la passione, devi accettare che ci siano alti e bassi e momenti di vera difficoltà
Molti tendono a confondere la passione con la perfezione, stabilendo per il lavoro, lo studio o l’amore delle aspettative irrealistiche.
In questa maniera, non solo non trovano mai la loro passione, ma rischiano anzi di incontrarla e rovinare tutto .
E a quel punto, per recuperare una passione che si è perduta o scacciata via, serve davvero tutta la tenacia del mondo.
Un saluto! Armando
Aniello Pietropaolo dice
Sono concetti utili che fanno pensare.Io,sono un medico,ho creato un servizio H24 presso una clinica romana ottenendo un ottimo risultato in termini di ricoveri e qualità delle prestazioni.Ho volontariamente lasciato la clinica quando mia è stato affiancato un rianimatori incapace e responsabile della morte di una bambina di 10 anni.Ricomincero’da zero in un’altra struttura.Non è facile ma non posso rinunciare alla mia professionalità ,ai miei principi ed al dovere verso i miei pazienti.
Giulia dice
Mi è accaduto, per una serie di sfortunate circostanze – non ho avuto a che fare con bella gente -, di incontrare una passione per cui ero disposta a sacrificare molto, per poi abbandonarla (arti marziali): nonostante la leggera ironia che mi sembra di aver colto nella fine dell’articolo, può essere recuperata anche una situazione di questo genere? Grazie.
Armando Elle dice
Certo che può essere recuperata, anche se comunque con gli anni persi gli obiettivi si devono per forza spostare un po’. Io ho inziato a fare Bojutsu a 40 anni suonati, e mi da grande soddisfazione. Ovviamente se lo avessi iniziato a 15, quando la cosa aveva cominciato a intrigarmi, avrei potuto ottenere altri risultati. Ma così è la vita: concentrati su cosa puoi ancora fare, non su cosa non hai fatto. Forse non arriverai dove avresti potuto, ma perchè non provare ad avvicinarcisi il più possibile? Un saluto!