
Paura di sbagliare, di fallire, di commettere un errore, di non essere all’altezza, di non riuscire.
Sono tante maniere diverse di esprimere una stessa sensazione che tutti prima o poi abbiamo provato.
Entro certi limiti, la paura di sbagliare è una benedizione: agisce infatti come un meccanismo di difesa ancestrale, che ci trattiene dal fare cose stupide, avventate, pericolose.
Cose insomma che, qualche decina di migliaia di anni fa, ci avrebbero portato a farci mangiare da una tigre dai denti a sciabola o ad essere allontanati dalla nostra tribù (fatto che, a quei tempi, significava quasi sempre morte certa).
Diventa però un problema quando:
- Ti blocca impedendoti di agire. E così non diventi quello che vorresti, non cerchi di realizzare i tuoi sogni, ridimensioni continuamente i tuoi desideri. Da sempre vorresti diventare un medico, uno scrittore, un atleta professionista, ma non ci hai mai provato seriamente? Vuoi invitare la persona dei tuoi sogni a uscire ma non ti decidi mai a farlo? Hai idee fantastiche ma non hai mai tentato di realizzarle? Sono tutti blocchi dovuti alla paura di non farcela, che infatti è uno dei motivi principali che spinge a procrastinare.
- Ti manda in tilt, facendoti commettere errori che, con meno ansia addosso, non avresti mai fatto. Sei arrivato preparatissimo a un test e ti sei ritrovato di colpo con la testa vuota? Sei salito sul palco e non ti ricordavi più cosa dire? Era la finale del torneo e hai sparato il calcio di rigore alle stelle? Con meno paura di sbagliare probabilmente queste cose non sarebbero successe.
A cosa è dovuta la paura di sbagliare
Come abbiamo visto, la paura di sbagliare ha, per prima cosa, una componente ancestrale: ce l’abbiamo scritta dentro e ha la funzione di proteggerci.
Ad esacerbarla però, possono contribuire due istituzioni fondamentali per il nostro sviluppo psicologico: la famiglia e la scuola.
Alcuni genitori sono così iperprotettivi che, semplicemente, evitano di esporre i figli al rischio dell’errore, spianandogli continuamente la strada in ogni attività.
Quando questi bambini crescono e incontrano le prime difficoltà, non avendo imparato come reagire ad esse, scoprono di colpo la paura di sbagliare. E, per evitarla, non escono mai dalla loro zona di confort, cioè dall’area delle cose che sanno già fare.
Altri genitori invece, all’estremo opposto, sono troppo esigenti e giudicanti: in questo caso il bimbo impara la paura di sbagliare fin da piccolo e matura, indipendentemente da quanto buoni siano i suoi risultati, una bassa autostima.
Anche la scuola, in questo disastro educativo – spesso fatto a fin di bene – ci mette la sua.
Il successo scolastico infatti si misura per lo più coi buoni voti e quindi gli errori sono, per definizione, da evitare.
E così “Cresciamo generazioni di ragazzi che sono terrorizzati dallo sbagliare. Dal fallire. O addirittura, anche solo dal dover stare alcuni minuti seduti in classe senza sapere qualcosa. Ma se gli studenti hanno paura di sbagliare, ecco che hanno anche paura di provare cose nuove, di essere creativi, di pensare in maniera diversa”. Alina Tugend, autrice di Better by Mistake: The Unexpected Benefits of Being Wrong
Ma come si risolve il problema della paura di sbagliare?
Beh, riflettendo sul suo oggetto principale: l’errore.
Elogio dell’errore
Ci sono errori che possono avere conseguenze tremende, equivalenti a farsi mangiare da un tigre dai denti a sciabola. Fortunatamente sono davvero una esigua minoranza, ed è per difenderci da essi che, come detto all’inizio, abbiamo sviluppato la paura di sbagliare.
Al di fuori di questi casi, il tanto temuto errore è invece fondamentalmente un fatto positivo, per almeno tre motivi:
Sbagliare è segno che ti stai “allenando” bene, ovvero ai limiti delle tue possibilità.
Nella mia vita ho mancato più di novemila tiri, ho perso quasi trecento partite, ventisei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto.(Michael Jordan)
Si migliora davvero solo quando ci si impegna ai limiti delle propria possibilità, ovvero a livelli ai quali sbagliare è facile:
- Se quando scii non cadi mai è perché vai troppo lento
- Se la tua pallina da tennis non esce mai dal campo è perché non tiri abbastanza forte
- Se ottieni risultati senza faticare è perché ti sei fissato degli obiettivi troppo bassi.
Chi si pone l’obiettivo di non fare mai errori non può che vivere al di sotto del suo talento.
Sbagliare è il meccanismo di apprendimento più efficiente che c’è
Lo hai notato? In qualunque campo, le persone ricordano quello che hanno sbagliato molto meglio di quello che hanno fatto giusto.
Questa osservazione empirica può essere facilmente spiegata guardando cosa succede nel cervello nelle due situazioni.
Ci sono degli esami, per esempio la PET/CT, che mostrano – attraverso rappresentazioni cromatiche – i diversi livelli di attività cerebrale in risposta a differenti stimoli psicologici.
Se, con uno di questi esami, guardi un cervello che ha appena avuto ragione, vedi una serie di aree che aumentano discretamente la loro colorazione: si tratta di un numero limitato di neuroni e sinapsi, correlato per lo più alle aree della gratificazione e del rinforzo positivo, che celebra il tuo piccolo successo con un “hurrà” mentale.
Quando invece guardi un cervello che ha appena avuto torto, esso ti apparirà – se lo paragoni con l’hurrà visto nel punto precedente – come l’intera curva di uno stadio che grida parolacce.
Il fatto è che, quando sbagliamo, il nostro cervello si mette a sparare scariche elettriche e neurotrasmettitori a manetta, innescando meccanismi emotivi, cognitivi e di feedback potentissimi, il cui scopo è:
- Capire cosa abbiamo sbagliato
- Evitare che la cosa si ripeta in futuro
E’ per questa ragione che, in molti sport professionistici, gli atleti si riguardano le loro gare al rallentatore: sono in cerca di errori da cui imparare.
Ed è per questa stessa ragione che consiglio sempre agli studenti di iniziare a memorizzare o a fare esercizi molto prima di aver raggiunto una preparazione completa.
In questa maniera sbaglieranno molto più spesso e, come conseguenza, inizieranno a ricordare molto prima e molto meglio.
La tecnica del richiamo attivo, ma anche le flashcards, si basano largamente sull’accettazione e correzione degli errori come strumento per memorizzare più rapidamente.
Sbagliare è il presupposto della creatività e della scoperta.
Isaac Asimov amava dire che
The Most Exciting Phrase in Science Is Not ‘Eureka!’ But ‘That’s funny …’
Ovvero, che la frase più eccitante nella scienza non è “ho trovato”, ma “Ehi, che strano …”
Con questo, il grande scrittore intendeva dire che dietro a un errore, dietro a un esperimento che non dà i risultati attesi o a una osservazione diversa da ciò che si era previsto, spesso si nasconde una scoperta.
Chi ha paura di sbagliare, di fronte a sorprese e incertezze si blocca.
Chi invece non ha paura dell’errore, di fronte alla sorpresa e al dubbio attiva immediatamente le antenne della sua curiosità e si mette a cercare di capire che cosa è andato storto …
Spesso, questa curiosità viene premiata dalla grande gioia della scoperta.
E non parlo solo di scienza, ma anche di vita quotidiana: l’errore ci stimola sempre a cercare la verità più a fondo, schiudendoci possibilità a cui non avevamo pensato.
Sconfiggere la paura di sbagliare
Magari i tuoi genitori, invece di dirti che avevi sbagliato, ti hanno involontariamente fatto pensare che eri sbagliato
Magari hai passato anni, a scuola, appiattito sul banco con la paura che la maestra chiamasse proprio te e non ti trovasse con la risposta pronta.
Magari nessuno ti ha mai detto che, a meno di farsi mangiare da una tigre dai denti a sciabola, non c’è niente di male nel fare errori.
E così, ancora oggi, in una riunione di lavoro o in un laboratorio didattico, ti ritrovi a non esprimere i tuoi dubbi e le tue idee per la paura di sbagliare ed essere giudicato negativamente dagli altri.
O, peggio ancora, hai rinunciato ai tuoi desideri per paura di non essere alla loro altezza.
Se è così, è arrivato il momento di ribellarti a questa maniera di vedere le cose, e smettere una volta per tutta di avere paura di sbagliare.
Come?
Beh, con un cambio completo di mindset.
Come abbiamo appena visto, il più delle volte gli errori sono qualcosa di intrinsecamente positivo.
Se quindi, fino a ieri, ti impegnavi per evitarli, da oggi ti devi impegnare a commetterne almeno un certo numero!
Non in maniera deliberata, cioè sbagliando apposta, ma affrontando compiti che siano ai limiti delle tue capacità, e nei quali quindi l’errore sia dietro l’angolo.
Ovviamente, non parlo di situazioni tipo “tigre dai denti a sciabola”, ovvero che possono essere dannose per te o per gli altri.
Ma di tutto quelle situazioni in cui l’errore, se lo guardi da vicino, non giustifica alcuna vera paura.
Sei uno studente perfezionista che si presenta a un esame solo se è sicuro di passarlo?
Allora datti l’obiettivo, quest’anno, di farti bocciare almeno una volta. Guarda che non scherzo: nel mio articolo “Rimandi gli esami? Forse è perché studi troppo”, ho proprio parlato del perché accettare che un esame possa andare male moltiplica le possibilità di laurearti velocemente.
Non esprimi un parere se non sei sicuro dell’approvazione di tutti?
Allora datti l’obiettivo, questo mese, di scontentare con le tue idee almeno 2-3 persone.
Vorresti scrivere un libro ma non lo fai perché non ti senti all’altezza?
Datti l’obiettivo, quest’anno, di far leggere qualcosa di quello che hai scritto alla persona di cui più temi il giudizio.
Lo schema che dovrai seguire è un po’ quello della desensibilizzazione sistematica, una tecnica di psicologia comportamentale che aiuta a vincere paure e fobie: ti esponi progressivamente allo stimolo che ti fa paura, in maniera tale che esso perda progressivamente potere su di te.
E così, come chi ha paura dei cani deve gradatamente imparare ad averli vicino, chi ha paura di sbagliare deve imparare piano piano a fare errori.
In questa maniera ti libererai da molte paure e potrai godere appieno di tutte la magie di un errore ben riuscito.
Un saluto e a presto. Armando.
Francesca dice
Articolo letto, tanto per gradire, mentro ero in metropolitana di ritorno dal concorso docenti. Fa davvero riflettere. Bisogna mettersi in discussione sempre… Ma più ti impegni, più la posta in gioco si alza…
É la mia storia da studentessa. Ora voglio aiutare i ragazzi troppo diligenti a uscire dalla loro zona confort… a non rifare il mio errore!
Le tue parole faranno da cornice e stimolo per questo percorso.
Grazie!
Armando Elle dice
Grazie a te! Un saluto e a presto
Davide dice
Ciao Armando,
Volevo chiederti da studente di medicina quale sono a medico :come si fa ad non avere paura di sbagliare in un ambiente poco permissivo come una sala chirurgica o un reparto di rianimazione? Se riuscissi a risolvere questa (forse impossibile?) contraddizione potrei accettare molto più facilmente i piccoli errori che commetto ogni giorno oggi e quelli che prima o poi commeteró nella mia professione
Armando Elle dice
Ciao Davide, in ogni professione, inclusa quella medica, si arriva a prendere decisioni determinanti normalmente quando si è sufficientemente preparati, sia professionalmente che psicologicamente. Si può sbagliare comunque? Si, sia sulla propria pelle che su quella degli altri. E capita anche di pagare in maniera pesante le conseguenze dei propri errori. Ma questa è la vita.
Che cosa ti aiuta a non bloccarti nella professione? Sapere che hai fatto le cose in scienza e coscienza. Poi la buona fede. Infine la consapevolezza che la medicina non è una scienza esatta; si prendono decisioni su base probabilistica. Poi ognuno la vive a modo suo. Io per esempio non amo la retorica del “salvare vite”, perchè se ogni volta che fai il tuo dovere e il paziente ce la fa hai salvato una vita, allora ogni volta che non ce la fa dovrebbe essere colpa tua, cosa che non è. Bisogna prendere delle decisioni in maniera professionale, e allora si avrà sempre la coscienza tranquilla, anche se qualche volta pesante, quando le cose vanno male. Infine, per tornare alla tua domanda, ricordo bene che il mio professore di anatomia faceva un ragionamento inverso al tuo: “ragazzi, fra qualche anno sarete magari a fare pratica in una guardia medica o in un pronto soccorso….e vi fa paura l’interrogazione???”. Naturalmente era per provocarci, perché la paura di sbagliare non deve per forza essere lineare rispetto all’evento considerato. Tuttavia è una affermazione su cui riflettere.