
Come si fanno gli schemi a cascata? Cosa sono? Devo schematizzare tutto il libro? Mi fai qualche esempio? Meglio fare uno schema a cascata o una mappa mentale?
Mi rivolgono queste domande così spesso da essermi fatto l’idea che, prima di iniziare qualunque scuola, sarebbe davvero utile fare una decina di ore di formazione esclusivamente su come si fa un buono schema.
Si risolverebbero così a monte tanti problemi di studio.
Io, forse lo avrai capito, sono un grande fan dei classici schemi a cascata.
Non quelli fatti al PC o con le app, perché secondo me richiedono troppo tempo e offrono minore flessibilità.
Ma quelli di una volta, scritti a biro nera o blu, brutti, con freccette ed elenchi di punti, e qualche cosa sottolineata in rosso o qualche disegnino, come unica concessione al glamour.
Il fatto è che gli schemi a cascata vecchia maniera hanno quattro pregi enormi, almeno per quanto riguarda la parte più “hard” dello studio: sono relativamente veloci da fare, funzionano tremendamente bene nella maggior parte delle occasioni, sono molto flessibili, stimolano la memoria visiva.
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In questo articolo entrerò nel dettaglio di come si fa uno schema a cascata. Ma prima di parlare del come, vediamo un attimo il perché.
Perché gli schemi a cascata funzionano per studiare
Un buon metodo di studio è l’insieme di abilità diverse:
- Organizzazione del tempo e delle energie
- Organizzazione del materiale di studio
- Comprensione degli argomenti
- Memorizzazione
- Esposizione
Per ognuna di queste abilità ci sono tattiche e tecniche specifiche, ma dei buoni schemi ti aiutano trasversalmente nella maggior parte di esse.
Infatti:
Il processo stesso di fare uno schema a cascata ti spinge a:
- Organizzare il materiale
- Accorpare fonti diverse
- Eliminare le ripetizioni
- Riflettere sugli argomenti
- Fare un primo ciclo di memorizzazione
Una volta che hai fatto lo schema invece, il fatto di studiare su di esso ti permette di:
- Procedere più velocemente nel ripasso
- Stimolare la memoria visiva, proprio grazie alla maggior compressione delle informazioni
- Vedere più rapidamente le connessioni logiche
- Risparmiare tempo ed energia
Prova per esempio a dare un colpo d’occhio:
- All’introduzione di questo articolo, dove ho utilizzato uno stile più discorsivo.
- Alla parte che stai leggendo adesso, dove invece sono stato volutamente più sintetico, realizzando un vero e proprio schema a cascata.
Poi rispondi alle seguenti domande:
- In quale delle due parti è più facile trovare le informazioni?
- Quale delle due parti è più sintetica?
- Dove si muove più agilmente il tuo sguardo?
- Quale delle due pensi sia più facile da ripassare?

Per fare schemi a cascata preferisco nettamente i quadernoni ad anelli. Ti permettono di aggiungere, togliere o rifare con la massima flessibilità.
Come si fa uno schema a cascata
Il primo elemento che caratterizza uno schema a cascata è la gerarchia: gli elementi si sviluppano uno sotto l’altro, con elenchi – puntati o meno – di dati e informazioni, integrati qualche volta da simboli grafici, ed eventualmente collegati fra loro da frecce.
Stabilito questo punto generale, io distinguo poi due modalità diverse di fare gli schemi a cascata per studiare.
La prima modalità è quella che io chiamo schematizzazione meccanica.
In questa modalità, leggi brevi segmenti di testo e li schematizzi mano a mano, così come essi si presentano, al massimo integrandoli con altre fonti.
Si tratta di una modalità che corrisponde al “summarize” degli inglesi e che consiste appunto in:
- Identificare gli elementi chiave
- Elencarli in forma più condensata possibile
La schematizzazione meccanica è ideale:
- Quando il testo è più ricco di dati che di concetti. In questo caso lo schema ha soprattutto lo scopo di abbreviare il materiale di partenza
- Quando sei stanco, perché richiede meno concentrazione ed elaborazione del testo
La seconda è quella che io chiamo schematizzazione sintetico/analitica.
In questa modalità, leggi segmenti di testo più lunghi e al termine di ognuno di essi fissi le idee e i dati principali, non necessariamente secondo l’ordine con cui si sono presentati nel testo, integrandoli sia con altre fonti sia con eventuali tue deduzioni o collegamenti con altre parti del testo.
Si tratta di una modalità che corrisponde al “synthesize” degli inglesi:
- Si combinano le idee fra loro
- Si approfondisce la comprensione del testo
- Si aggiungono eventuali collegamenti
La schematizzazione sintetico/analitica è ideale:
- Quando il testo è più concettuale e vuoi dare un ordine personale all’esposizione
- Quando sei meno stanco ed hai livelli di concentrazione maggiori, perché richiede uno sforzo elaborativo più intenso.
Entrambe le modalità di schematizzazione dunque, quando usate nel contesto corretto, sono valide.
Ma adesso vediamo un paio di esempi.
Esempi di schemi a cascata
Mettiamo che tu sia un povero studente tapino al primo anno di medicina e, dovendo studiare il cranio, hai la pessima idea di cominciare proprio dal mitico osso Sfenoide (se mi segui da un po’ ormai conosci la mia fissazione per gli esempi con Lo Sfenoide!), che è il più difficile.
Per semplificare, utilizziamo l’incipit della descrizione che ne dà wikipedia:
L’osso sfenoide è un osso del neurocranio, impari e mediano. La sua forma assomiglia in qualche modo a quella di una farfalla o a quella di un pipistrello con le ali estese. Partecipa alla formazione della base cranica nella sua porzione media, di fronte all’osso temporale e alla parte basilare dell’osso occipitale Esso contribuisce anche a formare la cavità orbitaria e parte del tetto della cavità nasale.
Descrizione che procede poi per migliaia e migliaia di parole con questa litania. La parte concettuale non è a zero, ma diciamo che quella nozionistica è assolutamente prevalente.
Il tuo scopo principale allora è fare uno schema che ti permetta di ripassarlo in futuro senza doverti rileggere 10 mila parole ma, diciamo, un terzo di esse.
Ecco che allora ti puoi mettere là e, un pezzo dopo l’altro, schematizzare a cascata, in maniera molto meccanica, il testo. Magari, visto che si tratta di anatomia, concedendoti qualche disegnino.
Per esempio, il testo appena visto potrebbe essere schematizzato brevemente così:
Lo sfenoide:
- Impari e mediano, assomiglia a farfalla/pipistrello (con disegnino farfalla a lato)
- Forma parte della base cranica, della cavità orbitaria e del setto nasale
Si tratta già di un micro schema a cascata, per fare il quale ho tagliato:
- Diverse parole inutili (per es. “la sua forma”, “con le ali estese”)
- Qualche informazione davvero ovvia, almeno per chi studia medicina (per es. “è un osso del neurocranio”)
- Alcune informazioni che verranno approfondite in lungo e in largo nel seguito, quindi perché stare a ri-scriverle ora? ( per es. “di fronte all’osso temporale e alla parte basilare dell’osso occipitale”)
Avrei potuto tagliare anche di più (per es. “impari e mediano”, che anche per uno studente del primo anno di medicina è quasi ovvio), ma facciamo finta che sei proprio all’inizio dello studio dell’anatomia e quindi hai paura di tralasciare qualcosa di importante.
Come avrai notato, non c’è elaborazione, non ho messo in evidenza nessuna relazione concettuale particolare, non ho aggiunto nessun tipo di collegamento.
Ho solo sfoltito il materiale e l’ho rappresentato in una forma più chiara e concisa, che consente un miglior colpo d’occhio.
Vediamo adesso un altro testo:
Uno degli effetti più notevoli dell’ipnosi lo si osserva nel trattamento del dolore. In uno studio per determinare la sua efficacia rispetto al placebo, sono stati reclutati dei soggetti a cui è stato somministrato, in maniera controllata, uno stimolo doloroso.A una parte di essi è stata data una crema farmacologicamente non attiva, dicendo loro che si trattava di un antidolorifico, in maniera tale da stimolare l’effetto placebo. Un’altra parte è stata invece sottoposta ad ipnosi.
L’effetto placebo è mediato dalla produzione a livello cerebrale di endorfine. Somministrando ai soggetti trattati con placebo un inibitore delle endorfine come il Naloxone, l’effetto anti-dolorofico della crema diminuiva o scompariva, proprio a causa dell’azione inibitoria del Naloxone. Somministrando invece Naloxone ai soggetti ai quali il dolore era stato ridotto tramite ipnosi, l’effetto analgesico non veniva ridotto. (Spiegel & Albert, 1983)
Ed ecco come l’ho schematizzato.

A sinistra, lo schema a cascata fatto sul mio quadernino con la mia tremenda calligrafia. A destra, lo stesso schema fatto a PC per renderlo intellegibile.
L’argomento, decisamente più complesso del precedente, è stato schematizzato non solo tagliando delle parti e rappresentando gli elementi salienti, ma elaborando fortemente il testo e mostrando le connessioni fra i dati rappresentati.
Inoltre, nella frase in corsivo, dò una informazione non presente nel testo originario (il fatto che il Naloxone sia un antidoto agli oppioidi) che mi è venuta in mente durante la redazione del medesimo e che ho ritenuto importante segnalare.
Insomma, mentre lo schema dello sfenoide assomiglia più a un elenco (ed ecco perché la parola “summarize”) questo è più una sintesi ragionata (“synthesize”).
Riguardo in particolare alla sintesi, non farti eccessivamente condizionare dal secondo esempio.
Sono stato infatti davvero molto stringato per evidenziare bene la differenza col precedente.
Ma non ci sarebbe stato niente di male nel mettere qualche parola in più per rendere lo schema ancora più chiaro e leggibile (per es. invece di placebo e ipnosi si poteva scrivere “gruppo placebo” e “gruppo ipnosi”. O al posto dei simboli = e – si poteva scrivere “inibisce” e “non inibisce”).
In parte è questione di gusti, in parte dipende da quanto uno già conosce o meno un argomento. L’importante è che, quando riprendi in mano gli schemi a cascata per il ripasso, tu non debba decifrarli come fossero geroglifici ma ti appaiano invece immediatamente chiari.
Rispetto all’efficienza delle due modalità di schemi, c’è un aspetto interessante da sottolineare:
- Il primo l’ho fatto molto rapidamente e non mi ha richiesto un grande sforzo intellettuale, mentre il secondo mi ha richiesto più tempo e più energie mentali.
- In compenso, le informazioni contenute nel secondo le ho sostanzialmente già memorizzate nel farlo e quindi sarò molto veloce nel ripasso. Mentre quelle contenute nel primo le dimenticherò presto e quindi mi richiederanno più tempo nel ripasso.
Di questa differenza fra le due tipologie di schemi ne devi tenere conto quando studi.
Infine, prima di passare al prossimo tema importante, ricorda una cosa: il fatto di iniziare a schematizzare un argomento in una certa maniera non significa che va per forza integralmente sviluppato alla stessa maniera.
Anzi, è tipico che le due modalità di schematizzare si alternino nello stesso esame, nello stesso argomento, o addirittura nella stessa pagina di libro.
Quanto schematizzare?
Quando gli studenti mi inviano i loro schemi per avere consigli – salvo eccezioni – noto che la tendenza di tutti è quella di schematizzare troppo.
Era anche il mio problema quando andavo all’università.
Si tratta di una tendenza comprensibile, dovuta:
- In parte all’insicurezza e al perfezionismo. Abbiamo sempre paura di non sapere, sempre la preoccupazione che arrivi la domanda che non sappiamo. Di come risolvere questo problema ne ho parlato sull’articolo Rimandi gli esami? Forse perché studi troppo
- In parte al fatto che, se fai uno schema e poi devi continuamente tornare sul libro perché ti mancano dei pezzi importanti, ecco che perdi del tempo. E quindi, nello sforzo di farlo completo da subito, esageri.
Detto questo, per non fallire il suo compito, uno schema a cascata deve essere breve, se no ti prende troppo tempo sia farlo che ripassarlo.
Quanto breve?
Difficile dare una indicazione precisa, ma:
- togliendo le parole superflue
- eliminando tutto ciò che è ovvio
- non ripetendo N volte cose che si approfondiscono in seguito
si può arrivare a tagliere l’85% del libro con gli schemi sintetico/analitici e il 65-70% con quelli meccanici. Parlo in termini di numero di parole, non in termini di concetti/dati.
Quando invece di un libro arrivi a riscriverne dal 40% in su, secondo me il tempo che investi nel farlo comincia a non essere più controbilanciato dal tempo che risparmi nel ripasso.
Tanto vale allora valutare di studiare direttamente sul libro.
Di fatto ci sono molti esami che si studiano bene anche senza schemi a cascata, sopratutto se devi fare in fretta.
Errori da evitare quando fai gli schemi a cascata
I 7 errori più tipici quando studi con gli schemi sono:
- Fare schemi troppo lunghi. Ne abbiamo appena parlato, cerca di darti dei limiti e gioca a ridurli più che puoi. Tra l’altro, nel farlo, stimoli la concentrazione e il pensiero logico, perché essere brevi è difficile. Se prendi la brevità come una sfida ti annoierai davvero meno.
- Fare schemi disordinati o peggio ancora perderli. Devono essere, almeno per te, ben leggibili. Devono anche essere non troppo densi, in maniera che su ogni pagina tu abbia spazio per fare aggiunte in un secondo momento.
- Schematizzare perché “scrivendo memorizzo meglio”. La memorizzazione è un utile effetto collaterale dello studiare con gli schemi a cascata, ma non ne è lo scopo. Ci sono infatti metodi molto più rapidi per memorizzare, quindi non stare a perdere tempo a scrivere e riscrivere le stesse cose.
- Fare andare la penna in automatico, copiando pezzi di testo mentre pensi ai fatti tuoi. Questo capita spesso quando sei in modalità meccanica, molto meno in modalità sintetico/analitica. Se pensi ad altro lo schema verrà male, non sarà abbastanza breve, ricorderai poco o nulla dopo averlo fatto.
- Pensare che devi per forza schematizzare tutto. Ricorda sempre che prendono un sacco di tempo, quindi vanno fatti quando vale la pena.
- Aspettare la fine del corso per iniziare a farli. L’ideale è stare al passo con le lezioni, facendo ogni giorno lo schema di quello che si è detto in classe e integrandolo col libro
- Buttarli dopo l’esame. Non è raro ritrovarsi a consultare più spesso gli schemi fatti ai tempi dell’università che non i relativi testi di riferimento.
Puoi studiare sugli schemi degli altri?
Assolutamente sì, se sono fatti bene ed è una cosa che non ti disturba. Certo, non svilupperai più di tanto la capacità di farli, ma il risparmio di tempo è tale che non vedo perché non farlo.
Gli schemi a cascata e il metodo di studio
Gli schemi a cascata non sono indispensabili in un metodo di studio. Tanti non li usano mai o lo fanno solo sporadicamente.
Ci sono infatti esami (o pezzi di esame) così mnemonici che tanto vale farli direttamente sul libro, perché lo schema eccede quel 40% di cui ti parlavo prima.
E altri così discorsivi che le parole chiave prese a margine del libro e le sottolineature saranno più che sufficienti per poi ripassare direttamente sul testo.
Altre volte il libro è già sufficientemente conciso, e quindi ha poco senso fare gli schemi per “tagliarne” solo una piccola percentuale.
Altre volte ancora bastano gli appunti del professore, senza bisogno di schematizzarli ulteriormente.
Quando però decidi di studiare con gli schemi a cascata, è bene farlo integrandoli correttamente con il resto delle tecniche e strategie che utilizzi.
Per prima cosa, è buona regola farli ogni giorno, mettendo insieme appunti della mattina e libro di testo.
Se prendi gli appunti col metodo Cornell puoi anche valutare di utilizzarli come fossero schemi, andando ad aggiungere direttamente su di essi le integrazioni del libro. Dipende ovviamente da quanto è necessario integrare e da quanto sono ordinati i tuoi appunti.
E’ molto utile fare uno schema subito dopo il richiamo attivo, seguendo il seguente ciclo: leggi un pezzo di testo, provi a ricordare cosa hai letto, verifichi per darti un feedback, scrivi lo schema. In questa maniera rivedi la stessa cosa tre volte in un tempo molto rapido. Il segreto per farlo bene è scegliere, a seconda della materia, la lunghezza ideale di ogni ciclo.
Per elenchi e definizioni da imparare davvero a memoria, può essere utile rimandare dallo schema a delle flashcards di riferimento (es. “per elenco dei nervi cranici vai alla flashcard numero X”). Questo per non dover riscrivere le stesse cose su più supporti, ma solo su quello più adeguato. Cerca insomma di non avere lo stesso elenco sullo schema e sulle flashcards, perché scriverlo due volte è poco efficiente.
Sempre per la memorizzazione, ripassare gli schemi individuando parole chiave con cui costruire micro o maxi palazzi della memoria può essere la ciliegina sulla torta di una preparazione davvero capillare.
Schemi a Cascata Vs Mappe Mentali e Mappe Concettuali
Parlando degli schemi a cascata è utile fare una piccola comparazione con altri due noti strumenti che si utilizzano per rappresentare la conoscenza.
Le mappe concettuali condividono con gli schemi la struttura ordinata, logica, gerarchica. Servono sopratutto per evidenziare le relazioni logiche, sono poco sintetiche, non presentano elenchi. Semplificando, si può dire che servono per capire. Approfondisci nell’articolo sulle mappe concettuali.
La mappe mentali utilizzano parole chiave, si basano sulla capacità associativa del pensiero, poco logica, non gerarchica. Sono ancora meno sintetiche delle concettuali. Semplificando, si può dire che servono per generare idee. Approfondisci nell’articolo sulle mappe mentali.
Entrambe hanno regole di costruzione e rappresentazione abbastanza ferree.
Gli schemi a cascata invece, per prima cosa sono molto più flessibili e hanno meno regole fisse.
Assomigliano abbastanza alle mappe concettuali ma sono più sintetici e al contempo rappresentano molte più informazioni, non necessariamente legate da predicati logici.
Hanno invece meno cose in comune con le mappe mentali, dalle quali però si può trarre la buona abitudine di integrare gli schemi con colori e disegni.
In definitiva, quando si tratta di imparare argomenti lunghi e complessi, per me gli schemi a cascata sono nettamente superiori a qualunque tipo di mappa.
Lo schema a cascata in sintesi
E infine, mi sembra giusto terminare questo articolo sugli schemi a cascata proprio con un breve schema di sé stesso, in cui per semplificare mi limito ad elencare i punti davvero chiave.
Gli schemi a cascata:
- Non sono indispensabili, ma se sono brevi (in media, circa 30% del libro) e ben fatti ti fanno risparmiare molto tempo nel ripasso
- Il meglio lo danno fatti alla vecchia maniera, con biro, fogli – meglio se a righe ma io uso i quadretti per abitudine – e quadernoni ad anelli.
- Sono organizzati in maniera gerarchica, con elenchi di dati e concetti più o meno collegati fra loro
- Mentre fai gli schemi, sei costretto ad organizzare, unificare ed elaborare il materiale
- Dopo averli fatti sono utili solo se li puoi usare come supporti per ripasso e consultazione (anche dopo l’esame, quindi non buttarli)
- Quelli meccanici (ricorda l’esempio dello Sfenoide) sono più rapidi e facili da fare, più lunghi da ripassare. Sono costituiti soprattutto da elenchi
- Quelli sintetico/analitici (ricorda l’esempio di ipnosi VS placebo) sono più lunghi e difficile da fare, più corti da ripassare. Presentano collegamenti ed elaborazioni personali del testo.
- Gli errori tipici di quando schematizzi: pasticciarli/perderli/buttarli, andare col pilota automatico, farli tutti all’ultimo, farli troppo lunghi, metterci troppo tempo
- Gli schemi a cascata si integrano bene con tutte le altre tecniche di studio. Dunque, Fallo!
- Il ciclo di schematizzazione ideale: lettura -> richiamo attivo -> feedback -> schema a cascata
- Per studiare, gli schemi a cascata sono superiori sia alle mappe mentali (utili per generare idee) che alle concettuali (utili per elaborare il testo ma troppo lunghe e poche flessibili)
Un saluto! Armando
Isabele dice
Grazie mille per questo articolo!
Armando Elle dice
Grazie a te! A presto
Ardy dice
Come sempre illuminante, conciso, efficace.
Grazie