
La motivazione è una emozione che ci spinge verso i nostri obiettivi, è il motore di ogni azione che facciamo.
O meglio, dovrebbe esserlo. Perché in effetti è un’emozione tanto forte quanto ingannevole e incostante.
Che si tratti di motivazione allo studio, al lavoro, a una dieta, o per qualunque altro obiettivo abbiamo in mente, essa ci crea un sacco di problemi:
- Molte persone la trovano facilmente, ma poi fanno una fatica enorme a mantenerla nel tempo. Queste persone iniziano molte attività con grande entusiasmo, ma tendono a non portarne a termine nessuna, se non con grande fatica e continui stop lungo il percorso.
- Altre persone invece fanno fatica a motivarsi, cioè a trovare gli stimoli necessari, in sé stessi o in quello che li circonda, per intraprendere una qualunque attività. E’ come se non riuscissero mai a desiderare niente in maniera abbastanza forte, e come risultato si sentono apatici e annoiati.
- Altre ancora, infine, sono in grado di motivarsi ed andare avanti per lungo tempo, ma a bassa intensità, senza mai impegnarsi veramente del tutto.
Ti ci riconosci? Si, perché tutti noi apparteniamo a una o più di queste categorie.
Oggi andremo allora ad analizzare insieme la motivazione, passo per passo, per capire come trovarla, come mantenerla e come darle la intensità necessaria.
Ecco il sommario completo dell’articolo:
1 – Le 2 ragioni per cui tutti cercano la motivazione
- Ragione Pratica
- Ragione Cosmica
2 – Ma che cosa è, esattamente?
3 – I 4 tipi di motivazione secondo la psicologia classica
4 – Il grande equivoco della motivazione intrinseca
5 – Come motivarti, davvero, e in maniera stabile
6 – L’importanza di fare “ciò in cui credi”
- Consapevolezza
- Priorità
- Rimpianti
7 – Le 3 strategie per mantenerla
- Pianifica a lungo e a breve termine
- Lavora nel “flusso”
- Traduci la motivazione in abitudini
8 – Conclusione: comincia da subito!
Perché la motivazione é così importante?
Tutti vorrebbero essere “più motivati” … Ma ti sei mai chiesto perché “essere motivati” é così importante per l’uomo?
Ci sono almeno due ragioni fondamentali.
- La prima, la definirei più “pratica”: vogliamo essere motivati perché questo ci rende le cose più semplici.
- La seconda, la definirei più “cosmica”: abbiamo bisogno di essere motivati, per non deprimerci e per dare un senso alla vita.
Vediamole meglio entrambe
La motivazione rende le cose più semplici
Quando devi fare qualcosa e non ne hai voglia, ti trovi in una scomoda situazione.
Infatti:
- Puoi non farlo, o farlo poco e male. Ma sai che questo ti allontana dai tuoi obiettivi, e ti ingenera anche un po’ di senso di colpa.
- Oppure puoi sforzarti di brutto, e farlo. Ma questo significa affrontare la noia e la fatica.
E allora ecco che la motivazione, se venisse a te con un colpo di bacchetta magica, ti tirerebbe fuori da questo dilemma.
Perché avere motivazione è come se i broccoli sapessero di cioccolato, e viceversa!
Cioè, mi spiego:
Quasi tutte le cose che fanno bene hanno un cattivo sapore, mentre quelle che fanno male sono deliziose. Mentre se fosse il contrario, sarebbe veramente facile essere in forma, no?
E così è per la motivazione: se ne avessimo sempre, e in grande quantità, niente ci peserebbe. Neanche la più ingrata delle attività. E quindi la desideriamo disperatamente.
La motivazione dà un senso alla vita
La psicologia comportamentale ha sviluppato una intera “teoria delle motivazioni”, legandole da un punto di vista neuro-psicologico alle differenti strutture cerebrali presenti nell’uomo:
- Alcune sono legate alle strutture primordiali del cervello, e le condividiamo con gli altri animali. Corrispondono a istinti come fame , sete, paura, istinto di sopravvivenza …. e guidano le nostre azioni esattamente come fanno per tutti gli altri esseri viventi.
- A un livello diverso ci sono invece quelle tipiche della sfera emotiva umana, come per esempio il senso di appartenenza, o il desiderio di essere amati.
- Infine poi, pare che l’uomo ne abbia bisogno “in sé e per sé”, ovvero abbia bisogno di provare emozioni, positive o negative, rispetto a quello che fa. Per mantenere sempre un certo livello di “eccitazione” rispetto alla vita, senza la quale cadrebbe nell’apatia o addirittura nella depressione.
In questo ultimo senso allora, la motivazione prende un significato “cosmico”: diventa cioè un’ ingrediente fondamentale della nostra felicità, indipendentemente dalle cause che la scatenano e dagli obiettivi che persegue.
Vale la pena, allora, approfondire un po’ questa strana emozione.
E’ la prima volta che leggi il Blog de GliAudaci? |
Scarica qui GRATUITAMENTE la tecnica dei 7 minuti per diventare un SuperStudente! |
Scarica la mia tecnica che migliora il tuo studio in soli 7 minuti al giorno (ma devi seguirla!) |
Esattamente, che cosa è la Motivazione?
“La motivazione è l’emozione che dà inizio, guida e mantiene i nostri comportamenti. Essa si dirige verso degli obiettivi, e costituisce il perché facciamo ciò che facciamo“
Si tratta di un’ottima definizione:
a) Per prima cosa, poiché la mette fra le emozioni, dando ragione del suo carattere un po’ incostante e capriccioso.
b) Poi, perché comprende al suo interno tutte e tre le dimensioni della motivazione.
Ricordale perché ci torneremo su:
- Attivazione: cioè, ciò che ci fa iniziare.
- Persistenza: cioè, ciò che ci fa continuare.
- Intensità: cioè, con quanta concentrazione e forza portiamo avanti le cose.
c) Infine, perché mette in evidenza un elemento essenziale, cioè il fatto che essa ha come oggetto degli obiettivi.
“Perché facciamo quello che facciamo” è oggetto di una branca della psicologia che si chiama “comportamentale”.
E che ha diviso la motivazione in 4 categorie classiche, che ora andiamo a vedere.
I tipi di motivazione: intrinseca, estrinseca, positiva, negativa.
I differenti tipi di motivazione vengono rappresentati in maniera classica con il seguente schema:
Positive Negative
Intrinseche I/P I/N
Estrinseche E/P E/N
Le motivazioni estrinseche corrispondono in sostanza ai cosiddetti sistemi premio/punizione, che hanno costituito per secoli la base dell’educazione dei figli o della gestione delle aziende:
- Se ti promuovono ti compro il motorino (estrinseca, positiva o E/P )
- Se non fai i compiti non potrai andare alla festa (estrinseca, negativa o E/N)
- Se lavori 12 ore al giorno ti do un aumento (estrinseca, positiva o E/P)
- Se non lavori perdi la promozione (estrinseca, negativa o E/N)
Al di là di questi esempi, nota che non sempre la motivazione estrinseca viene da “altri”. Noi stessi possiamo infatti condizionarci con un sistema di premi e punizioni.
Tuttavia, secoli di esperienza e decine di studi scientifici hanno dimostrato:
- La scarsa utilità, sul medio-lungo termine, di queste strategie estrinseche. Poiché non c’è premio o punizione che possa, a lungo termine, farti fare quello che non ti piace. Non credi?
- La loro potenziale dannosità: se ti abitui a fare le cose, anche quelle che ti piace fare, associandole a premi-punizioni, deprimi la tua capacità di motivarti intrinsecamente.
Quindi, non vale più di tanto fare affidamento sulla motivazione estrinseca.
Ti conviene, anzi, liberartene e farla uscire per sempre dalla tua mentalità. Non ti servirà né per motivarti davvero, né per motivare davvero gli altri.
Più attenzione invece merita la motivazione intrinseca, quella cioè che viene dall’interno di noi stessi.
Essa deriva da gusti, idee, passioni, preferenze, obiettivi, e dipende dal libero convincimento dell’individuo; per questo motivo è più potente, ma ha comunque dei limiti, almeno nella concezione in cui la utilizziamo ora.
4 – Motivazione intrinseca: sfatiamo un mito
Ok, è vero:
- Se desideri fortemente diventare un medico, ti sarà più facile passare la domenica sui libri. (Intrinseca positiva o I/P)
- Se desideri fortemente essere in forma, ti sarà più facile rinunciare a fumare. (Intrinseca negativa o I/N)
Il problema sta, però, nel concetto di “se desideri“.
Che cosa si intende esattamente?
Negli ultimi anni è stato identificato soprattuto con il concetto di “se ti piace”.
E infatti tutti, dalla nonna al tuo blog preferito di crescita personale, ti consigliano sempre di “fare qualcosa che ti piace“.
Si tratta di un consiglio che però ha dei grandi limiti:
- Prima di tutto infatti abbiamo visto che ci sono persone che fanno fatica a motivarsi “in generale”. Cioè, è come se niente gli piacesse abbastanza.
- In secondo luogo, “fare quello che ti piace” è molto efficace per quanto riguarda la “attivazione” del comportamento. Lo è molto meno invece per quanto riguarda le altre due dimensioni, cioè “persistenza” e “intensità”.
Soprattuto nei progetti di lungo termine insomma, il fatto che qualcosa ci entusiasmi per un momento più o meno lungo è ottimo, ma di per sé non garantisce alcun risultato.
Perché appena quella cosa ci piace meno, o ne arriva un’altra che sembra piacerci di più, rischiamo di mollare tutto là. Col risultato di iniziare tante cose senza portarne mai una a termine.
La motivazione intrinseca: come trovarla davvero
Allora, abbiamo visto che sia fare quello che ci conviene, sia fare quello che ci piace sono in qualche modo in grado di innescare le nostre azioni.
Da un punto di vista delle altre due dimensioni però, cioè persistenza e mantenimento, nessuno dei de metodi è affidabile, perché mancano del requisito della stabilità.
Allora dobbiamo cercare di agganciare la motivazione a qualcosa di più solido.
Questo qualcosa si più stabile è fare quello in cui si crede: sia da un punto di vista degli obiettivi, sia da un punto di vista delle modalità.
Fai quello in cui credi:
- Quando fai qualcosa che per te vale veramente la pena.
- Quando la fai in un modo che è allineato in maniera profonda con il tuo sistema di valori e le tue convinzioni più profonde
E allora la tua motivazione nasce già forte.
L’hai legata, infatti, a un nucleo psicologico molto più persistente del semplice “mi piace”; un nucleo che, anche quando cambia, lo fa in genere con lentezza e in maniera ragionata.
Per motivarti devi “fare ciò in cui credi”
Quello in cui credi non si limita all’emozione del momento, ma è un misto di emozione e ragione. E ti descrive meglio in quanto essere umano.
Inoltre, quello in cui credi incorpora anche le altre due dimensioni viste prima.
Mentre, infatti….
- Quello che ti conviene, non è detto che ti piaccia…
- …E quello che ti piace non è detto che ti convenga…
… di solito, quello in cui credi, a lungo termine, ti conviene e ti piace.
Per questa ragione, trovare la motivazione agganciandola a quello in cui credi ha almeno 3 enormi vantaggi:
1 – Maggiore consapevolezza
Tendiamo a giudicare convenienza e piacere per lo più sul breve termine, senza grande introspezione.
Mentre definire quello in cui crediamo è più complicato, e presuppone una analisi migliore di te stesso, cioè di chi sei e di che cosa vuoi veramente.
2 – Maggiore efficacia grazie alla guida delle “priorità”.
Stephen Covey, nel suo libro motivazionale “The 7 habits of highly effective people”, definisce questo aspetto in maniera molto chiara: metti prima quello che viene prima.
Sembra ovvio, se non fosse che tutti noi, in maniera continua, dedichiamo moltissimo tempo a cose che non sono affatto importanti. Forse proprio perché non abbiamo ben definito quelle che lo sono.
Una volta che hai stabilito quali sono i tuoi veri obiettivi e i tuoi veri valori, ti sarà molto più facile dire “no” a tutto il resto, risparmiando tempo ed energie.
3 – Meno rimpianti.
Scegliere sulla base di quello che in quel momento ci conviene o di quello che in quel momento ci piace è, per definizione, una strategia miope.
E ti può far commettere degli errori madornali, innescando poi lunghe catene di rimpianti.
Mentre quando fai quello in cui credi, difficilmente ti penti. Anche quando le cose vanno male.
La motivazione messa in pratica: 3 strategie fondamentali
Fare qualcosa in cui credi dunque, è il pre-requisito per trovare una motivazione stabile e aumentare le tue possibilità di mantenerla nel tempo.
Tuttavia, da un punto di vista pratico, non è che puoi ritornare ai tuoi valori chiave ogni volta che devi fare qualcosa.
Mi spiego: mettiamo che tu stia studiando all’università, e che abbia stabilito che ciò, in qualche maniera e per motivi tuoi, risuona con quelli che sono i tuoi valori chiave, cioè con chi sei e con cosa desideri veramente.
Questo ti mette al riparo dal cambiare la tua scelta ogni sei mesi, ti dà delle priorità, ti protegge dal rimpianto di “quello che potevo fare e non ho fatto”.
Ma non è che ogni giorno, per metterti sui libri, puoi usarlo come leva per studiare!
Hai bisogno invece di strategie un po’ più pratiche:
1 – Pianifica a lungo termine e a breve termine
Se ogni mattina devi alzarti e trovare la motivazione o l’ispirazione per pianificare le attività della giornata, la tua vita si fa parecchio complicata. ( –>Vai al mio articolo sui segreti per trovare l’ ispirazione).
Quello che devi fare invece, è pianificare a priori quello che fai. Una volta cioè che hai stabilito che un “progetto” vale la pena che faccia parte della tua vita, si tratti di un esame, di un lavoro o di una dieta, lo devi inserire in due tipi di pianificazione:
A lungo termine, e quindi:
- Spezzettalo in tanti momenti.
- Fai in maniera di assegnare un tempo e un luogo a ciascuno di questi momenti
A breve termine, e quindi:
- Non iniziare mai una giornata senza aver deciso almeno l’80% di quello che farai. Perché l’80%? Per lasciare spazio agli imprevisti, alla creatività, e alle opportunità.
- Non finire mai una giornata senza esserti dato un feedback, anche solo in 30 secondi, sui progressi che hai fatto.
E fai questo tipo di pianificazione per iscritto!
Ti aiuterà a ragionare e ti farà da mappa, come spiego nel pdf gratuito La tecnica dei 7 minuti.
2 – Scegli le attività giuste, e lavorerai nel “flusso”.
Anche se sei motivato verso un obiettivo che risuona perfettamente con i tuoi valori e con quello in cui credi, ricordati che sei comunque un essere umano, con tutte le sue debolezze.
Quindi, nella pratica, per perseguire i tuoi obiettivi senza scoraggiarti, devi farlo attraverso una serie di attività che siano adatte a mantenere la tua motivazione, facendoti stare nel “flusso”.
Ma che cosa cavolo è il “flusso“?
“Il flusso è una esperienza ottimale (spesso citato come trance agonistica nel linguaggio sportivo), in cui la persona si trova completamente immersa in un’attività. Questa condizione è caratterizzata da un totale coinvolgimento dell’individuo: focalizzazione sull’obiettivo, motivazione intrinseca, positività e gratificazione nello svolgimento di un particolare compito” (Wikipedia)
Si tratta di un concetto introdotto nel 1975 dallo psicologo Mihály Csíkszentmihály nel suo libro “FLOW”, e che dipende da molte caratteristiche. Fra di esse, quella che ci interessa oggi è il rapporto fra difficoltà e capacità.
Immagina di fare una partita di scacchi, o di tennis:
- Se il tuo avversario è troppo più debole di te, ti annoi.
- Se invece è troppo più forte, ti senti frustrato.
Mentre l’ideale, per essere stimolato, per essere nel “flusso”, è giocare contro qualcuno appena un po’ più forte o appena un po’ più debole, a seconda della giornata in cui sei.
Lo stesso vale per qualunque attività: quando è troppo complessa o troppo facile “usciamo dal flusso”, e non siamo in grado di mantenere la giusta motivazione, poiché questa viene soppiantata dalla frustrazione o dalla noia.
Alcune volte poi, se l’obiettivo è troppo impegnativo, ci può addirittura spaventare.
Nel mio articolo sulla “forza di volontà” ho parlato a lungo di questo aspetto, che alla fine si risolve tenendo presente una unica frase:
“Come si mangia un elefante? Un boccone alla volta.” (Confucio)
Cosa che si applica molto bene anche alla motivazione!
Quindi, se vuoi rimetterti in forma, scrivere un libro, passare un esame, o diventare una rockstar, e vuoi mantenere la tua motivazione al massimo, fai in maniera tale da scomporre questo obiettivo in una serie di azioni che non siano né troppo difficili né troppo facili.
Questo ti aiuterà a mantenere vivo l’interesse senza scoraggiarti mai.
3 – Traduci la motivazione in abitudini
Le abitudini sono il nostro pilota automatico, cioè, sono azioni disconnesse dalla nostra forza di volontà e dalla nostra motivazione.
Buone o cattive che siano, c’è voluto del tempo per prenderle; e magari anche uno sforzo di volontà considerevole (o di NON volontà, nel caso delle cattive), o una grande motivazione.
Ma poi si sono disconnesse dalla volontà e dalla motivazione, e si sono trasformate, appunto, in abitudini. Cose cioè che facciamo per il semplice fatto di averle fatte già tante altre volte prima.
Il potere delle abitudini è immenso, perché di fatto, quello che siamo ne è la somma:
la nostra salute, il nostro successo, il nostro conto in banca, la nostra media universitaria, le lingue che parliamo, quello che sappiamo fare o non fare …
Pensa ad ognuna di queste cose, e vedrai come raramente esse dipendano da un unico gesto od evento. Sono invece per lo più il risultato di cose che facciamo abitualmente e per lunghi periodi.
Ora, immagina che la tua motivazione ti spinga a fare una serie di azioni rivolte verso un obiettivo. La cosa più logica, invece di svegliarsi tutti i giorni sperando che la motivazione non vacilli mai, è trasformare queste azioni in abitudini.
E farlo il prima possibile!
In questo schema di comportamento dunque:
- La motivazione è ciò che ti fa vincere l’inerzia iniziale e ti mette in moto.
- L’abitudine è ciò che ti mantiene in movimento, quasi senza sforzo, verso i tuoi obiettivi.
Un po’ come nella fisica: mettere in moto un corpo costa una grande dose di energia. Molto minore però è l’energia che serva a continuare a muoverlo.
Motivazione: inizia da subito
Da tutto quanto abbiamo detto possiamo stabilire, per quanto riguarda la motivazione, due momenti diversi, entrambi importanti:
Il primo, riguarda la definizione degli obiettivi di lungo termine e la verifica che essi siano allineati con quello in cui credi e con ciò che sei.
In questa maniera la tua motivazione non si dissolverà alle prime difficoltà o al sopraggiungere di altre “sirene”.
Il secondo riguarda invece il vivere quotidiano, e prevede di pianificare, scegliere, e ripetere le attività che fai, per strutturarle all’interno di abitudini.
In questa maniera sarai in grado di mantenere la spinta iniziale della motivazione col minimo sforzo.
Quello che devi fare è, semplicemente, affidarti a questo processo in due fasi, e ripeterlo di quando in quando. In questa maniera potrai soddisfare le due necessità per le quali tutti noi cerchiamo la motivazione.
Ricordi?
Ne abbiamo discusso all’inizio dell’articolo:
- Ottenere le cose che desideri in maniera più semplice, sentendo meno lo sforzo e la fatica.
- Provare l’emozione stessa del “sentirti motivato” , che da più senso a quello che fai e ti rende più felice.
Un saluto. Armando.
P.S. Vuoi approfondire i miei articoli correlati alla motivazione? Leggi i post:
Libri motivazionali: i 5 che ti consiglio.
Procrastinare: perché lo facciamo e come puoi smettere
Ispirazione vieni a me: perché il soffio delle idee aiuta lo studente in crisi
Bridget Jones e la forza di volontà
Voglia di studiare? Non esiste, e comunque non serve a niente
Enzo dice
Libri utili e costruttivi. E divertenti.
Raffaele dice
Un altro articolo magistrale !
Vorrei porre l’attenzione su un paio di interrogativi :
– come rendere avvincenti le sessioni di studio? Si potrebbe cercare di limitare il tempo, ma poi si rischia di non prendersene a sufficienza per ragionare su quello che è scritto.
– la motivazione sempre alta, o stare sempre nel flow, non stanca? Non ci consuma?
Raffaele