
Da tempo volevo fare un post dedicato alle tecniche di memoria per studiare medicina, e così ho deciso di pubblicare questo lunghissimo scambio di email con Raffaele, uno studente di medicina iscritto agli Audaci Della Memoria.
Uno scambio di email ha il pregio di essere molto “reale”, perché è un vero confronto, fatto a braccio, sui problemi veri di chi studia. Ha invece lo svantaggio di non avere tanta struttura, e quindi non è facile da seguire.
Inoltre, se non conosci nulla delle tecniche di memoria, ti sembrerà un dialogo fra matti, per di più lungo più di 6 mila parole.
Ma se già le conosci un po’, troverai tanti tanti spunti, anche se non studi medicina!
Si tratta di un articolo fatto non per farti imparare (anche se qualche cosa la imparerai…) ma per farti riflettere sull’applicazione delle tecniche grazie all’esperienza di uno studente che sta cominciando a farlo seriamente.
Non mi stanco mai di ripetere che imparare la teoria delle tecniche non è difficile, mentre applicarle nello studio richiede tempo e riflessione.
Per questa ragione ho voluto riportare le email che ci siamo scambiati in maniera quasi esatta, con pochissime modifiche di editing e qualche link utile, in maniera tale che tu possa vedere come sono realmente articolate e complesse le cose quando si tratta di applicarle allo studio.
Ma se impari a farlo puoi ottenere risultati straordinari!
Un’ultima cosa: ho anche corretto i 273 errori grammaticali che Raffaele e io abbiamo fatto nella fretta di scriverci, e perdonami se me ne è sfuggito qualcuno!
Cominciamo:
RAFFAELE
Ciao Armando, non uso il lei e non chiedo scusa per il disturbo (come hai chiesto in un tuo articolo sul blog), ma ti devo chiedere scusa per la lunghezza di questo messaggio.
Per poter spiegare meglio ciò di cui ti vorrei parlare, è necessario essere molto dettagliati per darti più elementi possibili su di me, e sul mio obiettivo nello studio.
Innanzitutto sono uno studente di medicina, e mi rende molto felice il fatto di poter parlare con un medico, perché conosce bene le difficoltà che si incontrano nel nostro percorso universitario, e anche le materie più ostiche.
Mi interesso alle tecniche di memoria, e cerco di migliorare il mio metodo di studio, ormai da anni.
Ho seguito anche un corso di un grande ciarlatano (anche se ovviamente le principali mnemotecniche son quelle), ho letto e/o sfogliato tanti libri, frequentato anche forum sulla memoria, addirittura ho fatto una ricerca su PubMed su quali sostanze presenti in integratori alimentari avessero un comprovato effetto sulla memoria, ho provato a testare l’associazione tra studio e profumo (partendo dall’idea che la la sensibilità olfattiva, essendo la più antica, e veloce, in quanto è una via trineuronale mentre le altre vie sensitive sono di quattro neuroni, ho cercato di memorizzare meglio associando un odore alle informazioni studiate), ho comprato recentemente anche tanti nuovi testi (tra cui il tuo “tecniche di memorizzazione veloce”) per spulciare eventuali novità.
Purtroppo son riuscito ad applicare poco le mnemotecniche, solo in qualche caso; il migliore sicuramente è stato l’esame di Biologia, in cui oltre alle nozioni di base, gran parte dell’esame era improntato sulla memorizzazione di un gran numero di proteine/enzimi e della loro funzione.
Avendo già una lista delle centinaia di proteine da imparare a memoria, fatta da un altro studente, ho solo dovuto inventare delle associazioni.
Se immaginare che la “katanina” tagliasse dei residui amminoacidici come una katana (da cui prende il nome), è stato facile, per altre proteine o sigle è stato veramente arduo in quanto pur sforzandomi molto era difficile trovare associazioni originali e significative, e quelle molto forzate che ho trovato, mi son state sì utili, ma comunque non erano molto efficaci perché tendevo a dimenticarle.
Invece in altri esami come microbiologia, o anatomia, non sono riuscito ad applicarle se non marginalmente (ad esempio per imparare i fasci del midollo grazie alla creazione di frasi di acrostici).
Il mio rinnovato interesse per le tecniche di memoria, nonostante fino ad ora i miei scarsi risultati (dovute soprattutto al poco esercizio, perché scoraggiatomi dopo gli scarsi risultati, ho sempre abbandonato) è dovuto al fatto che sto affrontando l’esame di Farmacologia.
Sono rimasto davvero estasiato dal tuo articolo in cui hai aiutato quello studente di veterinaria, perché ho visto che non applichi solo le tecniche di memoria, ma utilizzi assieme la logica (che è la cosa che più mi fa memorizzare), il metodo di studio (ad esempio non memorizzare informazioni inutili) e le mnemotecniche.
Finalmente siamo arrivato al punto delle mie domande dopo questa lunga descrizione del backgroud:
1) Hai intenzione a breve di scrivere qualche libro specifico sulla medicina? In inglese e riguardo le professioni sanitarie (come infermieristica), esiste un manuale per ricordare facilmente le materie di studio, ma in Italiano e per medicina, NIENTE. Sarebbe davvero utile per migliaia di studenti ogni anno poter risparmiare fatica grazie al tuo aiuto (immagina se tante nozioni si ricordassero facilmente come il tuo esempio “TELA” e i markers dell’infiammazione pancreatica)
2) A breve comprerò il tuo libro su come ricordare i titoli dei libri dell’antico testamento, che hai consigliato per la farmacologia, perché anche lì i nomi sono astratti, ma ti volevo chiedere che metodo tu utilizzassi specificamente per la farmacologia durante i tuoi studi. Ad esempio i farmaci biotecnologici hanno nomi assurdi; come posso costruire un’immagine per “daclizumab” o “basiliximab” ?
3)Spesso le informazioni hanno una struttura gerarchica (ben evidenziabile attraverso mappe mentali), ad esempio la classificazione degli antibiotici è piena di sottoclassi, e per ricordare bene le informazioni dei singoli farmaci, è importante anche ricordare le rispettive classi e sottoclassi di appartenenza. Come posso fare per ricordare meglio tutta la struttura?
Nel tuo c’è un capitolo dedicato al metodo delle “scatole cinesi”, però in quel caso è una concatenazione, mentre a me servirebbe qualcosa per collegare la tecnica dei loci (e quindi la memoria spaziale e visiva) ad un metodo per ricordare esattamente la struttura dei contenuti (quindi una sorta di scatole cinesi). Quale può essere un metodo efficiente (e non solo efficace, ricordando l’esempio della macchina che sfonda il muro)?
Grazie mille per l’attenzione e la pazienza.
ARMANDO
Ciao Raffaele,
Presto scriverò un articolo su Medicina, anche perché è una università in cui la mole di materiale da memorizzare è veramente immensa.
Tra l’altro quasi tutta inutile: la maggior parte dei medici ha poi bisogna nella pratica professionale di nozioni di anatomia che starebbero in 30 pagine o poco più. E i chirurghi, che invece la devono sapere perfettamente, vedendo dal vivo le le cose tutti i giorni, spesso di un unico settore anatomico, le imparano per forza.
Per questo l’articolo forse lo intitolerei : studenti di medicina, benvenuti nel corpo dei Marines.
I marines fanno allenamenti che prevedono anche mille flessioni al giorno, ma non è che poi vanno in battaglia a fare flessioni. Il principio è quello di selezionare i più motivati, e prepararli alla fatica del lavoro.
La stessa cosa fa l’Università di Medicina con i suoi studenti del primo anno, propinandogli da subito Anatomia, l’esame mattone per eccellenza. Non è che gli serva davvero tutta quella anatomia, è che così li si prepara al duro lavoro futuro.
Detto questo non ti amareggiare per aver fatto il corso di memoria e averlo strapagato. Investire nella propria istruzione è fondamentale, dimostra intelligenza e motivazione; solo che qualche volta va bene e qualche volta va male. Col tempo impari a selezionare meglio, e ti rendi conto:
– che prima di spendere molti soldi è meglio leggersi un paio di libri economici e vedere se ne vale la pena
– che se un master di una anno per medici che ti da 100 ECM costa mille euro, un corso di memoria di un week end non puó secondo me costarne 1500.
Quindi, continua a formarti anche al di fuori dell’area prettamente medica, solo impara a selezionare meglio.
Andiamo adesso nello specifico: se hai fatto ricerche su pubmed avrai magari anche cercato il keyword method, che si usa soprattutto per parole straniere e parole “difficili” nella propria lingua. Ci sono molte ricerche, e quasi tutte concordano sulla sua efficacia.
Anche i metodi di ripetizione spaziata sono universalmente riconosciuti come piu validi che la semplice rote repetition. Quindi la tecniche di memoria funzionano, anche per medicina.
Il problema di alcune materie molto impegnative è che è difficile trovare “drill”, cioè meccanismi per ricordare.
Quindi cominci con le tecniche, vedi che vai lentissimo, e alla fine l’ansia te le fa abbandonare. In effetti alcune volte creare una intera sovrastruttura per ricordare quella che già è una sovrastruttura (es. classi antibiotici) è scoraggiante.
Ed esistono anche fattori soggettivi; per esempio io, ai suoi tempi, mi sono trovato bene a studiare anatomia 1 e splancnologia con le tecniche; mentre neuroanatomia è stata un vero parto, con sti fasci che si spostavano e io che non riuscivo a trovare la maniera di capire come ricordarmelo.
Adesso è passato parecchio tempo, e forse dovrei riprovarci con l’esperienza che ho ora.
Per poter scirvere dei libri con tutti i “drill” per medicina, dovrei rifare l’università da capo; per questo non posso che limitarmi ad esempi. Anche perchè i drill dipendono da esperienze e consocienze soggettive, e quindi è difficile farli che vedano bene per tutti.
Ci vorrebbe un progetto “wiki”, fatto dagli studenti stessi; come hai detto tu, grazie a una lista fatta da un altro studente, hai potuto usare le tecniche per biologia; immagina se avesse fatto oltre alla lista anche un drill per ogni molecola! Saresti andato molto più veloce.
Riguardo agli esempi che mi hai fatto: entrambe le molecole, che non ricordo neanche ci fossero quando ho studiato io, terminano in mab: Monoclonal Anti Body, che è poi quello che sono. Questa è una prima info da notare.
Procedo poi con la ricerca dei drill:
Basilixmab: “basilico” è piú che sufficiente come indizio. Dovrai attaccare basilico al locus che stai utilizzando, o a qualunque altro sistema di storage stai usando in quel momento (potresti avere per esempio la B dentro un acronimo che ti ricorda tutte le molecole che terminano in MAB)
Daclizumab: molto piú complicata, serve una frase come DAgLi ZUcchero, e una storiella: il tuo paziente trapiantato renale ha un abbassamento di pressione, l’infermiera ti chiede che fare e tu gli dici “dagli zucchero”
Analizziamoli insieme: il primo secondo me è facile da trovare, e molto somigliante all’originale. E` anche semplicissimo da visualizzare.
Il secondo è molto più problematico: non è facile da trovare, non è ben visualizzabile come la parola “basilico”, ti può far sentire un po’ stupido farlo, contiene parecchio “rumore”
Entrambi però credo funzionino bene. Non ti devi ossessionare nel cercare parole perfette; come sai le info non stanno su una unica cellula neuronale, ma vengono disperse e poi ricomposte; per ricomporle basta spesso avere un buon indizio, su cui poi il cervello attacca il resto completando la parola.
Ammetterai che se stai studiando anticorpi monoclonali e vedi nella tua testa la storiella del “dagli zucchero” non è difficile ricordarsi DACLIZUMAB, o qualcosa di molto molto vicino a lui.
In più ti porta pure l’info che si usano nei trapianti di rene. Mettiamo però che ti sbagli e ricordi DAGLIZUMAB: il solo fatto di sbagliare e notare l’errore rafforzerà il ricordo corretto, attraverso un circuito di feedback.
Certo ci vuole un po’ di tempo ad acuqisire l’esperienza necessaria, che poi è il motivo per cui non vale la pena fare corsi costosi, ma tanto esercizio.
Un altro difetto quando si utilizzano le tecniche è cercare di attaccare tutte le info in una volta: per esempio, cercare di attaccare da subito il meccanismo di azione, il target, la curva farmacodinamica, e compagnia cantando.
Devi invece utilizzarle in maniera “concentrica”: per prima cosa impara, di un farmaco, che cosa è e come si chiama; non che non leggi il resto, anzi, può essere che leggendo altre info del farmaco riesci ad acqusire da subito delle info.
Ma non sforzarti a ricordare da subito tutto. Attaccherai nuove info ad ogni giro. Vedrai che ti troverai meglio.
Poiché le tecniche di memoria sono un po’ frustranti, all’inizio, mentre danno il meglio quando i dati si accumulano, ti consiglio di dargli una chance vera e fare un test caso-controllo:
– seleziona 50 farmaci e imparali con la tecnica tradizionale (controllo)
– selezionane altri 50 e imparali con le tecniche di memoria (caso)
– ripassa ciascun gruppo a distanza di due giorni
– al quarto giorno prova a ripetere e stabilisci la % di retention per ciascun gruppo
Cerca naturalmente di creare, per quanto possibile, due gruppi di difficoltà omogenea.
Infine, per gli antibiotici, prova a costruire un albero fatto in questa maniera:
Una sequenza di loci, su cui attacchi le varie classi – Glicopeptidi, sulfamidici, chinolonici, beta lattamici, e via dicendo.
Per ogni classe devi individuare una figura che la rappresenti. Per esempio, un bel cartone di latte, quello che bevevi da bambino, per i beta lattamici.
A quel punto, per le sottoclassi, vai a segmentare il cartone di latte stesso, che diventa un percorso di loci lui stesso: per esempio, sul beccuccio di apertura ci sono delle schifose pellicine (penicilline); lo apri nonostante lo schifo, e sulla superficie del latte (il secondo segmento che hai selezionato), nuotano dei cefali (sono dei pesci, penso che li conosci; ed è l’immagine per cefalosposrine). e via dicendo.
L’albero è teroicamente “esplodibile” all’infinito. Guardo il cefalo, per esempio, e segmento dei loci su di esso per ceftriaxone, cefixima, e via dicendo. (Creando immagini per “triaxone”, “ixima”, etc, cioè non per il prefisso “cef”: questo infatti me lo ricordo già grazie a Cefalo).
Certamente è complesso, soprattutto per una materia come farmacologia. Ma a medio lungo termine è più veloce.
Infine, non dimenticare che le mnemotecniche non sono una religione; molti ragazzi si mettono ad usarle, quasi da zero, buttando a mare le altre strategie; mentre invece si impara piano piano, prima usandole qua e là, ma con consistency, e poi sempre di più.
Spero di essere stato esauriente. Alla fine la risposta è venuta così lunga che magari la pubblico sul blog, naturalemnte mantendendo anonimato su di te.
Leggiti questi articoli sul blog, spero possano esserti utili, anche se non specifici per medicina.
Come memorizzare parole straniere con il keyword method
Come prendere appunti con il metodo Cornell
Il metodo della ripetizione dilazionata
RAFFAELE
Caro Armando, ti ringrazio per la risposta così celere, che devo dire, mi ha sorpreso.
Ogni studente si lamenta della propria condizione, ma è più una questione psicologica dal mio punto di vista.
Ognuno tende a lamentarsi dei propri standard, e se non ha problemi, tende a lamentarsi anche delle piccole cose.
Il problema, come hai detto tu, è che ognuno ha idea solo delle difficoltà del proprio corso di studi, ma ad esempio non ha idea della fatica e del tempo perso per Anatomia (la croce di ogni studente di medicina e l’incubo di ogni medico)
Ho sempre pensato anche io, soprattutto con le materie del primo triennio, che le nozioni fossero esagerate (non a caso questo è il metodo all’Italiana; tantissima teoria e zero pratica, cosa che nella mia facoltà è ancor più vera che nelle altre), ed è così, però la medicina è molto complessa, più informazioni hai, più è facile avere un’idea generale ed una comprensione più approfondita.
Tutte le informazioni che non utilizzi, le dimentichi, e come hai detto tu, praticamente, dell’anatomia che studi, ti serve ben poco, ma se mai un giorno ti servissero per la tua pratica clinica o ricerca o anche curiosità, quelle informazioni, avresti già una base per poter leggere/studiare più velocemente quell’argomento che avevi appreso anni prima.
Io sono pienamente d’accordo con te, investire nella propria istruzione è la cosa più intelligente da fare, infatti quasi sempre, i soldi che mi regalano per il mio compleanno li utilizzo per qualcosa utile per la mia formazione (come ad esempio tablet per leggere le sbobinature, o scrivere riassunti, utilizzati sono a scopo di studio e mai ludico) ed è per questo che andai a fare quel corso.
Mi sono arrabbiato per la qualità però, perché 1500 euro, in base al mio tenore di vita, son davvero tanti, e mi aspettavo qualcosa di più utile.
Avevo già letto almeno uno-due libri sulle tecniche di memoria, e alla fine a parte pubblicità, motivazione (che però serve tanto, ed è il motivo per cui il libro lo abbandoni, invece ai corsi ti applichi), e qualche tentativo di applicare le tecniche allo studio (anche se in modo inefficiente, perché uscivano cose abbastanza complicate), non facemmo niente.
Come hai detto stesso tu, avrei dovuto rendermi conto che non ne sarebbe valsa la pena, ma avevo 15-16 anni, tanti interessi, passioni e argomenti che avrei voluto studiare, ma ero frenato dal poco tempo libero perché dovevo sempre studiare.
A parte la mia giovane età, non c’erano ancora tutti questi corsi o libri sulla memoria che avevano una così forte presa psicologica, quindi oltre a un po’ di maturità in meno, ero anche molto meno abituato a “trucchi” o rassicurazioni psicologiche che applicano coloro che cercano di venderti qualcosa per migliorarti.
Tutti applicano più o meno gli stessi espedienti :
– prima di conoscere le tecniche di memoria, erano dei poveri reietti della società, che avevano difficoltà nello studio e nella vita, e ci mettevano troppa fatica
– dopo le tecniche di memoria possono studiare “millemila” (permettimi questo neologismo buffo, dato il tono ironico) libri in solo 3 ore.
– con le tecniche di memoria si può passare qualsiasi esame studiando due ore al giorno, dopo te ne puoi andare al mare con la tua ragazza e divertirti con gli amici. Già questo aspetto, merita un grande approfondimento; il desiderio più profondo di ogni studente, è il tempo libero. A me piace tantissimo quello che studio, ma l’idea di avere tempo libero è un desiderio così forte, che offusca la mente. Promettere tantissimo tempo libero ad uno studente, è come far credere ad un giocatore d’azzardo patologico di aver trovato un metodo per vincere soldi a palate.
– bisogna fidarsi di quello che si sente in maniera cieca, perché anche chi insegna ha fatto gli stessi errori, ma il problema della mancanza di risultati, non è dovuta all’inefficacia delle tecniche, ma alla mancanza di “fede” o di “applicazione” dello studente. Belli cazzi ! Così è davvero troppo comodo; è ovvio che chi è più allenato è molto più bravo, ed è anche vero che le tecniche funzionano, ma se sto fallendo, non si deve dare la colpa solo alla mia mancanza di fede per poi lavarsi le mani, magari sto utilizzando anche le tecniche in modo inefficace, e la causa può essere mia, ma anche di chi mi ha insegnato, che non è riuscito a trasmettermi tutto quello che avrebbe dovuto.
Questi sono solo alcuni dei “trucchi” psicologici con cui si cerca di vendere corsi o libri, e devo dire la verità, mentre leggevo velocemente e vagliavo il nuovo materiale, mi son bastati pochi minuti per interessarmi sempre di più al tuo lavoro (sia libri, che poi il blog quando l’ho scoperto) proprio per la tua onestà.
Sono assolutamente sincero con te, non ho letto più di 15 minuti il tuo libro e più di qualche articolo sul blog prima di contattarti (anche perché credendo che rispondessi dopo una settimana, avrei ampiamente finito il libro e letto ulteriori articoli sul blog), perché mi ha colpito che non vendi speranza ai poveri polli come sono stato anch’io.
Tu dici : vuoi imparare un libro di 200 pagine parola per parola? Magari se diventi bravo in due settimane e oltre ci riesci (non in una giornata come promettono tanti altri), e poi dici : “Ma a che cazzo ti serve? Devi imparare le informazioni utili, non parola per parola”.
Su pubmed non ho cercato il “keyword method” perché l’unica lingua straniera che attualmente mi interessa è l’inglese, ma ho già da quando ero piccolo delle buone basi, quindi più che migliorare il lessico, preferisco migliorare la comprensione della lingua parlata vedendo film in inglese.
Il metodo della ripetizione dilazionata lo conosco e l’ho utilizzato (se ti interessa, ho scaricato una sorta di riassunto più colorato e organizzato graficamente di un lunghissimo articolo su pubmed fatto da ricercatori che analizzano i principali metodi di studio utilizzati dagli studenti e ne vagliano l’efficacia e quasi l’unico metodo efficace è solo quello della ripetizione dilazionata secondo loro), ho anche organizzato un gruppo per la creazione di flashcard (mazzi di Anki) di farmacologia però la ripetizione dilazionata ha bisogno per essere molto efficace, di mesi di tempo, ed io spero di passare l’esame massimo fra altri due-tre mesi.
A noi anatomia 1 è SNP e OsteoArtroMiologia, e le tecniche di memoria, non son riuscito proprio ad utilizzarle, infatti prima hai descritto bene i motivi per cui mi scoraggiavo ed abbandonavo. Neanche io son riuscito ad utilizzare le tecniche per tutta la NeuroAnatomia, però per alcuni argomenti, tipo i fasci, son riuscito ad avere un’illuminazione. Ad esempio già se ricordi che gli unici fasci importanti (quindi niente fascicolo settomarginale o ovale) del cordone posteriore, sono il gracile e il cuneato, ti ricordi con un acrostico quelli del cordone anteriore, gli altri son tutti del cordone laterale.
Correte verso me = CorReTe Verso Me Cor = corticospinale (ovviamente stando nel cordone anteriore è il corticospinale anteriore), Re = reticolospinale anteriore, Te = tettospinale, VErso = vestibolospinale Me = mediale
No, ma di fatti a noi Farmacologia 1 e 2 è fatta da grandi professori, infatti il libro di testo che hanno scritto loro, mi pare si utilizzi un po’ ovunque (tranne in quelle facoltà che utilizzano libri stranieri tipo il Katzung) e quindi studiamo farmaci nuovi, farmaci vecchi tolti dal mercato, farmaci che sono in sperimentazione clinica, e a volte farmaci approvati anche da pochi mesi.
Per quanto riguarda gli anticorpi, Mab, come hai detto sta per Monoclonal AntiBody, poi c’è una parte del nome di un anticorpo che indica il bersaglio “Li” in quegli esempi che ho fatto, sta per linfociti, poi ad esempio “xi” dovrebbe stare per le chimere, e “zu” per anticorpo umanizzato.
Mi era venuto in mente che i nomi degli anticorpi monoclonali fossero difficili e ti ho scritto i primi due che ho trovato nelle sbobinature (perché i nomi di tutti i farmaci ancora li devo imparare).
Riguardo il Daclizumab, mi hai acceso una lampadina ! Mi hai fatto venire in mente che un dubbio che ho sempre, è se utilizzare o no delle immagini elaborate (come il paziente cont trapianto renale); come spieghi nel tuo libro, il rumore di fondo è elevato con immagini complesse.
Ad esempio se visualizzassi un video nella mia testa il video di un cartone (i Simpson) in cui il padre ha bisogno di un trapianto di reni, e il figlio glielo dovrebbe donare, ho sicuramente anche l’informazione sull’indicazione clinica oltre che il nome, però tutte le informazioni attinenti al cartone potrebbero confondermi o distrarmi ?
Inoltre potresti spiegarmi meglio cosa intendi per “attaccare nuove informazioni ad ogni giro” ? Cioè io creo una prima immagine mentale che mi serve a ricordare il nome del farmaco, poi ne creo un’altra da concatenare? Oppure nella stessa scena, associo qualche elemento nuovo per ricordare le nuove informazioni?
Faccio un esempio perché è più difficile da spiegare senza :
Voglio ricordare l’atropina, come immagine mentale del farmaco, dentro la sovrastruttura dei farmaci del sistema simpatico, e nella sottostruttura dei simpaticolitici, metto l’immagine ad esempio di una ragazza di nome PINA.
Considerando che gli effetti come la midriasi sono ovvi, se conosci gli effetti del parasimpatico, tanti utilizzi si ottengono solo ragionando, però metti che l’utilizzo di un simpaticolitico assieme alla pralidossina per l’avvelenamento da organofosforici non venga in mente perché tu pensi solo che si dia l’antidoto e non pensi che invece potresti occupare i siti recettoriali con un antagonista competitivo per evitare i sintomi muscarinici.
Allora decido di associare anche l’utilizzo dell’atropina in avvelenamenti. Immagino una guerra in cui lanciano bombe velenose al gas mostarda o altri composti del genere che inattivano l’AchE e la lego all’immagine di Pina? Oppure prendo Pina, le faccio fare una breve passeggiata, creo un’immagine in cui si avvelena, e poi immagino anche che si rialza perché l’avvelenamento non ha tanto effetto su di lei?
E invece se immagino un dialogo tra i medici che la dovrebbero curare o gente che interviene sul posto, è un male? Ad esempio a me riesce facile ricordare le cose se hanno una logica, quindi se quando intervengono delle persone per soccorrere l’avvelenata Pina, e spiegano che lei dovrebbe essere immune a questi veleni, perché blocca i recettori muscarinici ed impedisce che si verifichino gli effetti collaterali, è un male? Troppo rumore di fondo?
Riguardo invece la “struttura” che hai creato per gli antibiotici è fantastico. Che ne pensi se ad esempio il cartone del latte lo immagino poggiato sulla mia scrivania? Uno dei problemi che mi son posto creando strutture immaginarie, è che non sono ancora sufficientemente bravo a visualizzare, invece così dovrei appoggiarci anche un po’ di memoria spaziale. In ogni caso proverò questa sovrastruttura e ti farò sapere !
Grazie mille per l’aiuto, leggerò il prima possibile gli articoli; penso anche io che questa risposta che mi hai dato possa chiarire dei concetti importanti e quindi tu debba pubblicarla sul blog.
Buon week end !
ARMANDO
Ciao Raffaele,
mi complimento con te, hai una grande capacità di analisi e hai voglia di riflettere sulle cose; questo ti permette di articolarle da tanti punti di vista.
Sono d’accordo con moltissime cose che hai scritto, e mi hai dato anche degli spunti interessanti.
Rispondo un po’ random.
Il sistema che descrivi sulla memorizzazione delle sillabe è molto simile a uno che sto studiando (non nel senso che lo sto sviluppando io, sto studiando quello fatto da un tizio inglese) per lo studio del cinese, lingua che ha fatta da parole mono o al massimo bisillabiche, e che quindi può essere costruita integralmente da un numero tutto sommato limitato di suoni.
Si può fare anche per l’italiano? Certamente si. Ne vale la pena? Non so.
Ricorda che quello di cui ha bisogno spesso è solo un indizio, non tutta la parola. Certo poter associare sillaba per sillaba tutta la parola dà sicurezza, ma l’investimento di tempo è maggiore.
Una cosa poi che ho dimenticato di dirti nella mail precedente: ritorniamo all’esempio delle cefalosporine, e immaginiamo di dover ricordare i vari nomi: ceftriaxone, cefixima, ect. Il prefisso CEF, che già c’è in “cefalo”, non me lo porto dietro su ogni singola molecola. Le immagini che mi faccio sono per “triaxone” “ixima”, etc. Se no la cosa diventa molto macchinosa e confondente.
Sui “cerchi concentrici”: essi servono proprio a gestire tutto il rumore di fondo che si genera quando devi ricordare tanta roba.
Se da subito cerchi di ricordare tutto, dal generale ai dettagli, fai molta fatica. Sia con sia senza le tecniche.
Per questo io ho sempre studiato approfondendo a livelli successivi, partendo dai dati generali e poi scendendo nei particolari. Come dici tu, se già conosci il sistema simpatico, studiare l’atropina è più facile perché tante cose sono già scontate, cioè logiche. Non devi quindi andarti ad attaccare nella tua struttura mnemonica una serie di dati “puri” (cioè svincolati da tutto il resto), ma una serie di informazioni già correlate.
Nell’esempio specifico che fai, io non farei fare tante interazioni alla nostra PINA. Cercherai invece una Pina che conosci bene, e andrei ad attaccare su di lei le varie info. Per esempio le metterei in mano il Fedone di Platone.
Nel Fedone Socrate si suicida bevendo la cicuta; una buone dose di atropina lo avrebbe salvato. E’ un tipico esempio dei limiti e delle virtù delle tecniche di memoria: per me è una immagine solidissima, per un altro che non conosca Platone è molto debole.
Per questo motivo non ho mai sviluppato in maniera sistematica dei manuali per ricordare un esame specifico: dovrei utilizzare o immagini troppo generali e quindi poco efficaci, oppure immagini specifiche che per alcuni hanno un senso e per altri no.
A parte questo, a me piace molto questa tecnica della segmentazione (che hai già visto per gli antibiotici) , in cui magari Pina, che sta in un suo locus, diventa a sua volta un serbatoio di loci. La preferisco rispetto a far interagire Pina nello spazio (per esempio i medici che accorrono, etc).
Immagina che per esempio ti sfugga sempre il nome dei recettori che occupa l’atropina come antidoto: sul libro di Platone, in copertina, ci metto del muschio: muscarinici
Mettiamo anche che non mi ricordo chi antagonizza: sul retro del libro ci metto una bottiglia di aceto: aceticolina. In questa maniera da un dato, Pina, ne esplodo continuamente di successivi.
Anche se in realtà non attaccherei, e così forse mi spiego fino in fondo, parole come muscarinico o acetilcolina: si tratta infatti di informazioni che ho imparato ai livelli superiori, più generali. E quindi sarà la logica a farmele ricordare nel contesto dello studio dell’atropina! Non so se sono riuscito a spiegarmi.
A questo proposito, un piccolo excursus: per me un dato “puro” è un dato che, quando lo imparo, non ha connessioni logiche con altri dati.
Questa mancanza di connessioni logiche rispecchia, anatomicamente, una mancanza di connessioni sinaptiche: il risultato è che è molto difficile da ricordare. Molte informazioni hanno caratteristiche intermedie, cioè hanno una parte “pura”, e una parte “connessa”. Secondo me andare a cerchi concentrici, dal generale al particolare, permette di diminuire la “purezza” delle informazioni, perché conoscere prima, e bene, la struttura d’insieme, illumina di “connessioni” i passaggi successivi.
Sul rafforzamento delle immagini: c’è un trade off fra il tempo che investi e il risultato. Una immagine debole, dopo qualche ripetizione, diventa forte. O magari subito non te ne viene in mente nessuna forte, ma qualche ora dopo mentre sei sulla metro si.
Quindi secondo me non bisogna scornarsi troppo contro una parola perché non ci viene in mente una immagine buona. Anche perché in generale, dopo un po’, anche una cosa che hai imparato con le tecniche di memoria si svincola da esse e la sai, punto e basta.
Indipendentemente dalla tecnica con cui a suo tempo l’hai imparata. Si tratta quindi di decidere, in molte occasioni, se è meglio accontentarsi di una immagine debole e poi ripeterla un paio di volte in più, oppure se investire tempo per crearne una più forte. In generale, come regola, non investo mai più di tre minuti in una immagine. Oltre i 3 minuti vuol dire che in quel momento non sono in grado di crearne una soddisfacente, e passo oltre con quello che ho trovato.
Nella maggior parte dei casi una buona immagine si trova in meno di 30 secondi, se c’è, e se eserciti le tecniche di memoria da un po.
Spero di essere riuscito ad esaudire un po’ delle tue curiosità.
Un saluto
RAFFAELE
Ciao Armando, grazie mille per avermi risposto; sicuramente hai esaudito le mie curiosità, ma me ne sono venute altre.
Inizio però a risponderti riguardo il “manuale per le sillabe italiane”, forse non vale la pena per materie come l’italiano, la storia, ma per quelle materie scientifiche come la medicina, la biologia, la chimica.
Creare immagini per parole che non ci dicono niente é difficile. A volte il nome aiuta (esempio : eritromicina = eritrocita + micina [la gattina della mia fidanzata], Neomicina = Neo Cortex [il cattivo di Crash Bandicoot] + micina) ma le parole come aztreonam le ho per forza scomposte.
Ho notato che ti piace molto la tecnica della segmentazione, infatti la utilizzi nel tuo libro sulle tecniche di memoria anche per creare il database.
Ecco, qui ho qualche perplessità. Se scomporre un cane in muso occhi orecchie e coda è facile, io avrei bisogno per il mio palazzo di memoria di scomporre la lampada della mia camera 6 parti, e una scomposiIone facile sarebbe in massimo 3/4 parti.
Per rendere più facile la cosa, avevo pensato di combinare lo schedario alfanumerico per dare un’ordine alle immagini come ulteriore rafforzamento.
So che aggiungere un’immagine in più per te rischia di creare troppo rumore di fondo, ma credo che per me sia più praticabile una cosa del genere piuttosto che segmentare tanto un locus tanto da non ricordare il percorso logico dall’inizio alla fine.
Innanzitutto mi serviva un modo per distinguere le immagini dello schedario da quelle del nome del farmaco. Ed ho pensato di immaginare i “numeri” in nero. Il Thè nero è il numero, mentre quello “colorato” fa parte del nome del farmaco; questa idea non mi convince molto ma è la migliore che mi sia venuta.
Il secondo problema, necessita il tuo aiuto.
Per diversi esami della stessa sessione, hai scritto che non conviene utilizzare gli stessi loci. Immagino sia lo stesso anche per le immagini. Io dovrei usare sempre le stesse 5-6 dello schedario per dare un ordine alle informazioni dello stesso livello.
Questo mi creerà confusione? Anche se poi é un problema amplificato che potrei avere anche con i nomi dei farmaci. Quanti antibiotici terminano con “micina” ?
Grazie anche per la dritta che hai messo nel libro sui nomi dell’antico testamento :
Ancorare argomenti al nostro corpo è utile.
Io ad esempio i farmaci agenti sul sistema nervoso li ho ancorati alla testa, quelli del digerente alla pancia perchè c’è l’intestino, la chemioantibioticoterapia al pene perché ci sono malattie sessualmente trasmissibili sia virali che batteriche, i farmaci del metabolismo alle dita della mano perché si fanno le punture alle dita per controllare la glicemia se hai il diabete, e così via.
Poi faccio interagire una mia parte del corpo con l’ambiente, come lo chiami tu, cioè camera mia, il bagno, la cucina.
Grazie ancora per la pazienza, attendo con trepidazione la tua risposta sull’ordinare tutte le immagini segmentate con i primi numeri dello schedario o altre immagini “predefinite” perché forse è l’ultimo ostacolo per costruire un buon palazzo della memoria/ database.
A presto :)
ARMANDO
Ciao Raffaele,
lo schedario alfanumerico è molto affascinante perché permette di creare veramente tante immagini uncino.
Per esempio, incrociando a matrice due schedari da 100 puoi ottenere ben 10.000 schede. Ti faccio un esempio: nella posizione 3273 dello schedario avrai un immagine uncino formata da due immagini, quella del “32” e quella del “73”, connesse in questo esatto ordine (per non confonderti con la posizione 7332).
Certo si comincia ad arrivare a livelli di complessità già avanzati, ma anche quello che ci si può fare è strabiliante.
Tuttavia, in generale io sconsiglio di utilizzare gli schedari. Questo “sconsiglio” non lo devi prendere in maniera integralista, cioè se ritieni che per te possano funzionare bene, nulla vieta di cimentarti con essi.
Secondo me gli schedari sono inferiori ai loci perché sono un prodotto comunque artificiale, cioè te li costruisci e devi poi memorizzarli attivamente, trasferendoli dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine.
I loci invece sono già scolpiti nella memoria a lungo termine, e quindi più stabili. Si tratta di imparare a individuarli! Sono convinto per esempio che nella tua lampada ci siano più di 3-4 loci ben identificabili e ben ordinati.
Io partirei dalla presa a cui è connessa: locus 1. Poi c’è il cavo di connessione: locus 2. Poi c’è il pulsante di accensione lungo il cavo: locus 3. Poi ci sarà un punto in cui il cavo si connette alla lampada: locus 4. Poi c’è la base della lampada: locus 5. Lo stelo: locus 6. E poi la campana, la lampadina, che a sua volta ha una parte in vetro, un attacco, dei filamenti di tungusteno al suo interno.
Se immagini di avere le dimensioni di una formica e di camminare lungo la tua lampada, vedendo queste cose in dimensione enorme, come se le zoomassi, vedrai che non è difficile individuare tanti, tanti loci. Immediati, ordinati, ben definiti, e già scolpiti nella memoria a lungo termine.
Come ti dico però, anche lo schedario ha le sue virtù. Prova a mandarmi un esempio, anche non lungo, di utilizzo, e cerco di analizzare nello specifico come lo hai fatto. E ti mando una proposta di come lo avrei fatto io coi loci.
Per quanto riguarda gli antibitiotici che terminano con micina, è un buon esempio di applicazione pratica delle mnemotenciche: ti costruisci una immagine ben strutturata di una “micina”, e ce li attacchi tutti! Magari con una serie di catene che corrispondono a diversi gruppi logici.
Un saluto!
CONCLUSIONI
Per chi è arrivato fino in fondo, credo che questo articolo sia stato veramente pieno di informazioni, e ringrazio Raffaele per tutta la passione che ci mette nello scrivermi. Magari l’articolo non è stato semplicissimo da seguire, a causa della minor strutturazione delle mail rispetto a un articolo tradizionale, ma credo che ti abbia dato una idea vera sulle tecniche di memoria e come usarle nella pratica.
Confrontarmi con le domande e le osservazioni di Raffaele mi è piaciuto molto, sarà la nostalgia dell’Università …. A proposito, non abbiamo ancora finito di scambiarci mail, e forse un giorno pubblicherò il seguito.
E non dimenticarti, soprattutto se studi medicina, di condividere l’articolo su Facebook.
Un saluto. Armando
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