
Il metodo SCAMPER è uno strumento semplice ed efficace per costringere il nostro cervello a pensare con creatività.
-Un momento però! – ti starai magari dicendo – Le parole “costringere” e “creatività” possono davvero stare nella stessa frase? Non sono due cose completamente antitetiche?-
Assolutamente no.
Vedi, il nostro cervello, se lasciato completamente libero, tende a bloccarsi, a non sapere da dove iniziare, a perdersi nell’immensità delle alternative possibili.
E’ la cosiddetta sindrome della pagina o tela bianca, che infatti colpisce chi, improvvisandosi da un giorno all’altro per esempio scrittore o pittore, non ha un metodo efficace per produrre, selezionare, analizzare e rappresentare le proprio idee.
Così che di idee, alla fine, non ne ha affatto, o le ha ripetitive e di bassa qualità.
Il grande artista al contrario, lungi dallo stare passivamente ad aspettare l’ispirazione, attraverso i suoi ferri del mestiere costringe le sue idee ad affiorare ed esprimersi compiutamente.
Lo SCAMPER lo si può considerare, analogamente, come uno dei ferri del mestiere dell’arte del pensare creativamente.
Significato di SCAMPER
SCAMPER è l’acronimo delle parole anglosassoni:
- Substitute – Sostituisci
- Combine – Combina
- Adapt – Adatta
- Modify – Modifica
- Put to other use – Prova un altro utilizzo
- Eliminate – Elimina
- Rearrange – Riarrangia
I verbi che lo compongono descrivono una metodologia di analisi di processi/problemi/situazioni che permette di generare idee e soluzioni in maniera ordinata e varia.
Come spesso capita per le tecniche di pensiero creativo, lo SCAMPER è stato messo a punto nel mondo del business, in particolare per migliorare il design di prodotti o processi.
Questo ad alcuni può sembrare un po’ prosaico, perché alla fine della fiera si tratta di un metodo messo a punto per fare più soldi (cosa in cui, tra l’altro, non c’è nulla di male).
Ma in realtà è una garanzia.
Infatti, se delle organizzazioni hanno investito dei soldi per svilupparlo, testarlo e implementarlo, significa che lo SCAMPER funziona.
Oltre a questo, a me piace molto per due motivi:
- Il fatto che sia un acronimo permette di ricordarlo facilmente e quindi ne semplifica sia l’insegnamento che l’utilizzo
- Tutti i verbi che costituiscono l’acronimo sono verbi di azione, rendendo bene l’idea di come la creatività non sia affatto qualcosa di passivo (“aspetto l’ispirazione”) ma al contrario preveda il nostro coinvolgimento attivo.
Vediamo adesso il metodo SCAMPER un verbo alla volta.
Sostituisci – Substitute
C’è qualche parte del processo o situazione che stai analizzando che puoi sostituire con qualcosa di più efficace?
Per questo primo step è molto importante che tu abbia un atteggiamento curioso e aperto.
Per sostituire qualcosa infatti, occorre avere delle valide alternative, e le alternative vanno cercate, conosciute, valutate.
Nella pratica, potresti trovarti a dover sostituire una determinata abitudine con un altra. Una maniera vecchia di fare le cose con una nuova. Qualcosa che conosci poco con qualcosa che invece fai da sempre.
Ci vuole, diciamolo, anche un po’ di coraggio.
Devi infatti andare contro il noto adagio “Chi lascia la strada vecchia per la nuova ….”
Combina – Combine
Puoi combinare fra di loro idee, tecniche, processi, in maniera tale da unire i punti di forza e compensare le eventuali debolezze?
Ti faccio un tipico esempio preso dalle tecniche di studio: per fare una stessa cosa, per esempio memorizzare, ci sono diverse strategie, ognuna con i suoi pro e i suoi contro, che dipendono anche da quello che stai studiando.
Puoi usare le flahscards, il richiamo attivo, il palazzo della memoria, il keyword method, la tradizionale ripetizione…
E, nella maggior parte delle occasioni, queste strategie diverse possono essere combinate fra loro ottenendo risultati migliori che non utilizzando solo una di esse.
Il problema del combinare è che, per farlo, bisogna:
- Conoscere bene le singole tecniche, se no si fanno pasticci
- Avere fiducia in se stessi
A molti, questa possibilità / necessità di combinare più strategie fra loro a seconda delle differenti esigenze, non piace: preferirebbero, invece, avere istruzioni rigide, perché sono più semplici e creano meno insicurezze.
Ma le istruzioni rigide non sono adatte ad attività complesse e variegate come lo studio, il lavoro, lo sport o le relazioni.
Adatta – Adapt
Come potresti migliorare un risultato facendo anche solo dei piccoli aggiustamenti a quello che fai?
Per adattare qualcosa ci vogliono tanti dati, tanta esperienza ed un occhio attento.
Le differenze di risultato infatti possono essere sottili, anche se importanti, e possono necessitare di tempo per mostrarsi in maniera chiara.
Per questo, nello spiegarti cosa intendo per “adatta”, credo non ci sia un esempio migliore di quello della pratica medica.
Uno stesso farmaco, per esempio, si utilizza con migliaia o milioni di persone diverse.
Da una parte quindi è importante stabilire uno standard, dall’altra è necessario aggiustare dosi e tempi di somministrazione alla specifica situazione di ogni paziente.
Per questa ragione i protocolli terapeutici indicano spesso non valori assoluti, ma range di utilizzo.
E il buon medico inizia da una certa dose e poi lo adatta piano piano al singolo caso.
Così, anche tu, quando sei in cerca di soluzioni non sottovalutare quello che già stai facendo.
Magari ti stai scervellando per trovare chissà quale soluzione radicale, e invece basta poco di più di una cosa o poco meno di un’altra per avere dei risultati nel tempo molto diversi.
Modifica – Modify
Come potrebbero migliorare le cose se modificassi in forma radicale ciò che stai facendo?
Mentre adattare è un processo lento, che si muove in un continuum (per esempio la dose ideale di una medicina la si raggiunge a piccoli passi successivi), modificare è un processo radicale.
Per capire la differenza rispetto a quanto visto finora, mi rifaccio nuovamente all’esempio della medicina:
– Quando cambi progressivamente una dose fino a raggiungere quella ottimale per il paziente, stai adattando
– Quando utilizzi una molecole alternativa, per esempio la medicina X al posto della Y, stai sostituendo
– Quando invece cambi completamente approccio alla terapia, per esempio eseguendo un’operazione chirurgica al posto di utilizzare i farmaci, allora stai modificando
Modificare significa utilizzare idee e approcci completamente diversi rispetto a quelli utilizzati fino a quel momento: è una scelta importante, rischiosa, potenzialmente dirompente.
Per questo va ponderata con estrema prudenza.
Tante volte modificare funziona in teoria, sulla carta. Ma quando poi passi alla pratica, ecco che qualcosa che non avevi previsto va storto.
Se capita, non disperare e non ti arrendere ai primi insuccessi: le sorprese sono insite in un processo che, per sua natura, cambia radicalmente rispetto al passato.
Put to another use (utilizzare diversamente)
Puoi utilizzare una certa tecnica / capacità in un contesto completamente diverso da quello per cui è nata?
Più di 30 anni fa, una compagnia di Cleveland inventò un motorino elettrico da 3 dollari fissato a una base sulla quale potevi montare un Chupa Chups e farlo girare mentre lo leccavi.
Fu un flop clamoroso.
A un certo punto però, il capo-ingegnere della compagnia notò che gli spazzolini elettrici allora in commercio erano grandi e costosissimi, mentre il loro piccolo aggeggio da 3 dollari avrebbe potuto efficacemente far girare la testa di uno spazzolino.
Cosi, il motorino messo a punto per i Chupa Chups gli permise di costruire il primo spazzolino elettrico low cost del mondo, Spin Brush.
Procter & Gamble lo comprò alcuni anni dopo per 480 milioni di dollari.
Alcune volte capita che un prodotto, una azione, una idea, in un certo contesto, semplicemente, non funzionino.
Potrebbe allora valere la pena cambiare il contesto, utilizzandola diversamente, come capitato per il motorino del Chupa Chups.
Altre volte invece, una idea funziona molto bene, e proprio per questo potrebbe valere la pena utilizzarla anche in altri contesti, per vedere se ha la stessa efficacia.
E’ il caso per esempio del metodo Ivy Lee, nato per la gestione del tempo in ambito business, ma molto efficace nella gestione della vita quotidiana di chiunque.
Per utilizzare una idea al di fuori del contesto per il quale è nata, bisogna coltivare interessi plurimi, saper uscire dalla propria zona di comfort, amare “contaminarsi” e mettersi in gioco in ambiti diversi dal proprio.
Eliminate – Elimina
E se alcune delle cose che fai fossero completamente inutili o addirittura controproducenti?
E’ pieno di cose che si fanno per tradizione, per abitudine, per inerzia, e che ormai da parecchio tempo nessuno si chiede più se servono davvero o no.
Pensaci su: per esempio, quando hai a che fare con la burocrazia, non ti chiedi molto spesso perché cavolo ci sono tutti quei moduli e quei passaggi da fare?
Il fatto è che magari, negli anni, si sono stratificati una dopo l’altra regole, requisiti e obblighi, senza che nessuno si prendesse però la pena di cancellare ciò che era obsoleto.
Bisogna allora avere il coraggio di fermarsi e chiedersi: questa cosa, ha ancora senso che esista oppure no?
Per farlo bisogna sviluppare un minimo di anarchia intellettuale: infatti, se non metti in in dubbio l’autorità costituita – qui rappresentata da usi e abitudini obsolete – non puoi certo innovare.
Anche qua, ovviamente, serve senso della misura.
“Tutto dovrebbe essere reso più semplice possibile, ma non più del necessario”, diceva Einstein
Riarrangia – Rearrange
Se cambiassi l’ordine delle operazioni, come cambierebbe il risultato?
Qualche volta il problema non sta nei singoli elementi, ma nella maniera in cui essi sono disposti.
Nel mondo delle diete per esempio, negli ultimi anni c’è stata una vera rivoluzione che ha spostato l’accento, dalla quantità di calorie, a:
- I tipi di cibi che le forniscono
- L’orario nel quale vengono assunti
- Le combinazioni in cui essi vengono assunti
Questo cambiamento di paradgima ha permesso non solo di ottenere risultati migliori in assoluto, ma anche una maggiore facilità a seguire le prescrizioni da parte del paziente.
Infatti non si fa più la fame, ma si mangia abbastanza, seppur con carboidrati, grassi e proteine “riarrangiati” in modi diversi rispetto a una volta.
Riarrangiare non è facile: bisogna avere molto chiare le relazioni fra i vari elementi, una certa propensione a sperimentare, e la capacità di misurare i risultati in maniera precisa e oggettiva.
Diversamente rischi di non capire se i risultati diversi sono veramente frutto del ri-arrangiamento o siano invece frutto del caso.
Conclusioni
Quanto potresti migliorare nello studio, nel lavoro, o addirittura nella vita personale se conoscessi e utilizzassi degli strumenti in grado di costringerti a pensare meglio?
Il metodo SCAMPER è sicuramente uno di questi.
Quando analizzi un problema, cerchi una soluzione, costruisci degli scenari, fai dei piani d’azione, prova per un attimo a chiudere gli occhi e a ripassare una dopo l’altra ognuna delle lettere dell’acronimo:
S: Posso Sostituire qualcosa?
C: Posso Combinare due o più cose fra di loro?
A: Posso Adattare un elemento già presente?
M: Posso Modificare radicalmente il processo?
P: Posso Provare un diverso utilizzo di qualcosa che c’è già?
E: Posso Eliminare delle parti?
R: Posso Ri-arrangiare ciò che già c’è?
Vedrai che, quasi sempre, potrai rispondere di si ad almeno una o più di queste domande.
E così, rispetto al pensare a ruota libera, produrrai soluzioni più numerose, migliori, spesso davvero molto originali.
E’ la differenza fra sedersi di fronte alla tela bianca senza sapere da dove partire e farlo conoscendo almeno qualcuno degli strumenti del mestiere.
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