
Per chi studia, la memoria a lungo termine è il principale alleato per faticare meno e ottenere migliori risultati. Ma in che cosa consiste esattamente?
Il principale sistema cerebrale che si occupa della memoria, sia a breve termine che a lungo termine, è situato nell’ippocampo e nelle zone a lui vicine; l’ippocampo è una struttura nervosa che si trova negli strati profondi del cervello, e che deve il suo nome al fatto che, nella forma, assomiglia a un cavalluccio marino.
Oltre che nella memoria, è coinvolto anche nella gestione delle emozioni e nell’orientamento spaziale.
Ed è probabilmente per questo motivo che è così importante, nei processi associativi e visualizzativi delle mnemotecniche, utilizzare immagini che abbiano caratteristiche spaziali particolari (molto grosse, o molto piccole, sempre e comunque in tre dimensioni) e siano emotivamente impattanti
All’interno dell’ippocampo e nelle zone a lui vicine le informazioni non vengono immagazzinate in singoli pacchetti all’interno di singole cellule; piuttosto, un informazione viene smembrata e distribuita su gruppi di cellule, per poi essere “rimontata” nel momento del ricordo.
Sicuramente ti sarà capitato di dire “Ce l’ho sulla punta della lingua ma non me lo ricordo”, e poi, grazie a un indizio, all’inizio di una parola, o semplicemente facendo passare del tempo, riuscire a ripescare l’informazione dalla memoria a lungo termine.
Il motivo è che spesso basta ricordare anche solo un pezzettino dell’informazione perché il nostro cervello sia poi in grado di ricostruirla integralmente, pescando qua e là dalle cellule e dai diversi circuiti neuronali su cui l’informazione è stata sparpagliata.
Questo meccanismo di sparpagliamento dell’informazione, di cui siamo tutti “vittime” quando inseguiamo qualche ricordo che siamo sicuri di avere, ma che proprio non ci viene in mente, è tremendamente utile quando si utilizza la tecniche di memoria, in particolare quella dalla parola chiave.
Ed il motivo è semplice: esso è alla base del funzionamento della memoria a lungo termine.
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Che cos’è la memoria a lungo termine
In neurologia e scienze cognitive si hanno molte classificazioni diverse di memoria, riservate per lo più ad analisi molto specialistiche. Ma la distinzione più importante consiste nel fatto che il nostro cervello immagazzina le informazioni secondo due modalità, una di breve periodo , nella cosiddetta memoria a breve termine, o MBT, e una di lungo periodo, nella cosiddetta memoria a lungo termine, o MLT.
Semplificando, si può dire che queste due modalità principali di ritenzione dell’informazione dipendano dal grado di sparpagliamento dell’informazione medesima su diversi circuiti neuronali e cellule. Per cui la memoria a breve termine ha sparpagliamento e attivazione minori, mentre la memoria a lungo termine ha sparpagliamento e attivazione neuronale maggiori.
Come conseguenza, la memoria a breve termine ha, da un punto di vista dello studente che deve ricordare, 2 problemi:
- per prima cosa può ritenere le informazioni solo per un breve periodo, diciamo una ventina di secondi
- in secondo luogo, ha una capacità limitata (in media, 7 “input” alla volta) per cui le informazioni che non vengono trasferite nella memoria a lungo termine vengono scaricate, ovvero dimenticate.
In realtà pero queste due caratteristiche sono molto comode, direi anzi indispensabili, perché ci permettono di non intasarci di informazioni inutili.
Delle nefaste conseguenze di una eccessiva memoria ne dà una rappresentazione indimenticabile Jorge Luis Borges nel suo racconto “Funes, el memorioso”, presente nella raccolta di racconti “Finzioni”.
Narra la storia di come Ireneo Funes, uomo dotato di una memoria mostruosa acquisita a seguito di una caduta da cavallo, sia condannato dalla sua stessa prodigiosa capacità a una vita di solitudine e incomunicabilità.
Parlando di Funes, Borges scrive:
“Sospecho, sin embargo, que no era muy capaz de pensar. Pensar es olvidar diferencias, es generalizar, abstraer. En el abarrotado mundo de Funes no habìa sino detalles….”
(Trad: Sospetto, tuttavia, che non fosse molto capace di pensare. Pensare significa dimenticare le differenze, generalizzare, astrarre. Nel mondo imballato e affollato di Funes non c’erano che dettagli….)
Secondo Borges dunque, senza la straordinaria capacità di dimenticare propria della memoria a breve termine, saremmo anche noi, come Ireneo Funes, sommersi dai dettagli del mondo che ci circonda, e quasi incapaci di agire e pensare.
Importante è ricordare ma più importante è dimenticare
(Rainer Maria Rilke)
Se da una parte dunque non vogliamo intasarci di dettagli, dall’altra è però molto importante che alcune informazioni vengano memorizzate nella memoria a lungo termine, in quanto selezionate dal cervello come utili.
Il sistema di trasferimento delle informazioni dalla memoria a breve termine alla memoria a lungo termine sfrutta un meccanismo molto semplice, che è quello della ripetizione. Il nostro cervello non è uno stupido, e quindi se una informazione viene ripetuta, ancora e ancora, il cervello capisce che per qualche motivo ha una importanza: allora ad ogni ripetizione viene aumentata l’attivazione neuronale, così come viene aumentato lo sparpagliamento dei dettagli dell’informazione su più cellule e più circuiti.
In questa maniera, ad ogni ripetizione il cervello avrà sempre più punti da cui partire per ricostruire quel ricordo specifico, che diventa quindi sempre più stabile.
Questo non significa che la memoria a lungo termine sia un magazzino infinito ed eterno: è sempre possibile infatti dimenticare anche quello che viene trasferito nella memoria a lungo termine! Molto meno comunque di quanto tu possa credere. Ci sono infatti migliaia di informazioni che pensiamo di avere dimenticato, e anzi, in effetti non ricordiamo neanche di ricordarle.
Ma poi affiorano spontaneamente quando meno te lo aspetti (e più invecchi, più questo fenomeno è frequente), così come è anche possibile richiamarle attivamente con tecniche specifiche di rilassamento, o attraverso l’ipnosi clinica guidata da un esperto.
Questo modello semplificato di memorizzazione, che contempla il trasferimento delle informazioni dalla memoria a breve termine alla memoria a lungo termine attraverso la ripetizione, dovrebbe essere molto famigliare per qualunque studente: leggi un dato, e poi ripetendolo ancora e ancora lo trasformi in un ricordo stabile.
Ma pensaci su …
In realtà, la maggior parte delle cose che ricordi non seguono questo meccanismo di ripetizione-ricordo!
Sicuramente infatti ricordi moltissimi dettagli di quello che hai fatto stamattina: cosa hai mangiato a colazione, le persone che hai incontrato, i posti dove sei andato…
Eppure non li hai mai ripetuti!
E sicuramente ricordi anche migliaia di cose che ti sono capitate o hai visto capitare anche una sola volta: centinaia di dettagli di quanto ti sei rotto un piede, o dell’attacco alle Torri Gemelle, o della tua vacanza in Grecia, o del tuo primo bacio….
Eppure, di nuovo, non li hai mai ripetuti!
Mentre la data di nascita di Napoleone, pur avendola tu studiata alla elementari, alle medie e alle superiori, e magari vista scritta altre decine di volte, e ripetuta altrettante, probabilmente adesso non la ricordi per niente.
Come le mnemotecniche favoriscono la memoria a lungo termine
Sembrerebbe dunque che alcune informazioni siano in grado di aggirare questo meccanismo di trasmissione da memoria a breve termine a memoria a lungo termine che avviene normalmente con la ripetizione. E siano invece in grado di passare direttamente nella memoria a lungo termine, acquisendo da subito un grado di sparpagliamento e attivazione neuronale molto alti.
La differenza però non sta tanto nella tipologia di informazione, quanto nella modalità di acquisizione della medesima.
La data di nascita di Napoleone è una informazione che acquisci leggendo o ascoltando, facendola entrare pertanto nel cosiddetto “loop fonologico”, un sistema di trattamento delle informazioni su base verbale, non particolarmente potente né stabile. E quindi, senza ripetizione, quello che entra nel loop fonologico tende ad essere rapidamente dimenticato. Non ti sorprendere dunque se fai fatica a studiare!
Il primo bacio, l’attacco alle Torri Gemelle, o le persone che hai incontrato stamattina, entrano invece nel tuo cervello attraverso veri e propri “eventi” con caratteristiche multisensoriali, in grado pertanto di attivare da subito più cellule e circuiti neuronali, by-passando di fatto la memoria a breve termine ed andandosi a collocare da subito, anche se con forze diverse (a seconda proprio della quantità di attivazione generata da ciascun “evento”), nella memoria a lungo termine.
Non che non si renda poi necessario, in qualche caso, un certo grado di ripetizione. Abbiamo visto infatti che anche la memoria a lungo termine non è per forza eterna; tuttavia, la necessità di ripetizione è infinitamente minore.
Tutte le mnemotecniche sfruttano questo meccanismo multisensoriale andando a mimare, con artifici immaginativi, la modalità per cui gli eventi si collocano da subito in un gradino più alto delle strutture deputate alla memorizzazione.
La tecnica dei loci per esempio colloca, lungo un percorso già conosciuto, immagini che rappresentano concetti o informazioni, facendole interagire con le stazioni del percorso stesso.
La conversione fonetica trasforma numeri astratti in immagini attraverso un semplice e geniale sistema di codificazione.
Il metodo della parola-chiave per le lingue straniere scompone la parola che non si conosce in una o più parole conosciute, le associa al significato, e crea così per il nostro cervello dei solidi indizi che gli faciliteranno il ricordo.
Fa eccezione invece il metodo della ripetizione spaziata, il cui focus è si quello di effettuare ripetizioni, ma in maniera scientificamente ottimale da un punto di vista della quantità e dell’intervallo di tempo fra l’una e l’altra.
E così, riuscire a portare le tecniche di memoria nello studio o nelle attività di tutti i giorni significa in ultima analisi imparare a lavorare meglio sui meccanismi di formazione della memoria a lungo termine, risparmiando enormi quantità di tempo e di ripetizioni!
Per approfondire e toccare con mano la potenza delle tecniche di memoria ti consiglio di scaricare per esempio il pdf gratuito sulla conversione fonetica “Come memorizzare i numeri di telefono con la tecnica di Leibniz”, prestando attenzione alla differente modalità con cui quella tecnica permette di trasferire nella memoria a lungo termine informazioni astratte come i numeri.
Per dubbi/curiosità non esitare a scrivermi un messaggio qua sotto, risponderò nel più breve tempo possibile.
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Un saluto!
Armando
Simone dice
Ciao Armando! ho assistito ad un esercizio mnemonico in cui una persona è riuscita a memorizzare in meno di un minuto 20 parole casuali. Ogni parola era associata ad un numero. ( es. 1.cane, 2.mondo, 3.sedia ecc.) Alla fine dicendo un numero o una delle parole, la persona in questione riusciva ad associare alla parola il suo numero o viceversa al numero la sua parola.
Mi ha ripetuto anche tutto l’elenco sapendomi dire quali parole gli avevo chiesto e quali no. Sarei molto curioso di capire che tecnica/tecniche ha utilizzato.
Grazie mille
SImone
Armando Elle dice
Ha utilizzato la tecnica dei Loci (o altro tipo di schedario, per esempio l’alfanumerico) e l’associazione di immagini. Facciamo l’esempio con lo schedario alfanumerico. Nello schedario alfanumerico (cercalo sul blog) ad ogni numero è associata una immagine, secondo la tecnica di leibniz (cerca anche questa sul blog). Per esempio, al numero 1 il Thé, al due Noè, al tre l’immagine di un Amo, al quattro un Re, e così via.
Allora, diciamo che tu come prima marola gli dici “Cane”. Lui, prende l’immmagine che rappresenta il numero 1, cioè Thé, e gli associa quella del cane. Per esempio visualizzando una pianta di Thé su cui un cane fa la pipi`. La stesa cosa con Noè, che associa a mondo. E poi come terza parola Amo, che associa a sedia. E così via. Insomma, lui ha già un archivio ordinato di immagini, e a ciascuna di esse associa l’immagine della parola che gli dici tu, nell’ordine in cui gliela dici. A quel punto gli basta ripercorrere lo schedario per effettuare il ricordo. “Qual è la terza parola?” ed ecco che lui va al terzo posto del suo schedario, dove c’è l’amo, lo vede apppgiato sulla sedia, e voilà, ha ricordato la parola. Il segreto dunque sta nella preparazione di schedari lunghi, precisi, e che si ricordano perfettamente. A queste immagini poi legherai con la associazione le immagini nuove. Utilizzare questo metodo per liste di parole è davvero semplice, con un po’ di esercizio tutti ce la fanno. Usarlo per studiare invece è tutto un altro paio di maniche, ed io in generale lo sconsiglio. Un saluto!