
Che cosa sono le mappe concettuali?
Secondo Joseph Novak, che le ha inventate, le mappe concettuali sono strumenti in grado di organizzare e rappresentare la conoscenza.
Si tratta di due azioni, organizzare e rappresentare, che facilitano moltissimo l’analisi delle informazioni e l’ acquisizione di nuovi concetti.
C’è però un problema.
Utilizzare questi strumenti ha un costo in termini di tempo ed energie: che sia con carta e penna, con computer o con una App ci vogliono ore e ore per costruire una mappa concettuale un minimo significativa.
Tra l’altro poi, le mappe concettuali non sono certo l’unica opzione a tua disposizione: ci sono anche riassunti, schemi, mappe mentali, flashcards ….
Se, per ogni cosa che devi imparare o analizzare, ti metti a utilizzare tutti questi strumenti, il rischio di non farcela per mancanza di tempo è enorme.
In questo articolo di dirò allora chiaramente la mia opinione sulle mappe concettuali, spiegandoti perché si fanno, come si costruiscono, qual è la loro efficacia e quali sono i loro limiti.
Alla fine della lettura saprai se, quando, come usarle.
Come è fatta una mappa concettuale
La mappa concettuale si presenta come un diagramma di informazioni che si sviluppano ad albero dall’alto verso il basso oppure dal centro verso l’esterno.
Il loro scopo è quello di organizzare in modo gerarchico le conoscenze relative a uno o più temi, mostrando i collegamenti logici fra concetti.
Come accennato, colui che ha introdotto questo strumento è Joseph Novak, studioso dei processi di apprendimento, ricercatore e professore emerito alla Cornell University di New York.
La stessa università che ha prodotto il metodo per prendere appunti che consiglio sempre a tutti, studenti e non.
Quali sono le caratteristiche principali delle mappe concettuali, secondo Novak?
- Le diverse nozioni sono indicate attraverso parole chiave racchiuse in rettangoli o ovali.
- Le frecce fanno da collegamento fra i concetti e spesso sono accompagnate da un termine che precisa il tipo di relazione.
- Le informazioni sono organizzate in modo gerarchico, dalle più generali (in alto) alle più specifiche (in basso).
- Le connessioni fra concetti non sono solo unidirezionali ma anche reciproche o incrociate: queste ultime aiutano a comprendere come cose apparentemente distanti possono in realtà essere collegate fra loro.
Tutti gli elementi elencati qui sopra definiscono una mappa concettuale e la distinguono da altri strumenti simili.
Per esempio, se volessimo fare una mappa concettuale del seguente brano:
“Napoleone Bonaparte nacque ad Ajaccio, in Corsica, poco più di un anno dopo la stipula del trattato di Versailles del 1768, con il quale la Repubblica di Genova lasciava mano libera alla Francia nell’isola, che fu così invasa dalle armate di Luigi XV e annessa al patrimonio personale del re. La famiglia Bonaparte apparteneva alla piccola borghesia còrsa e aveva forse lontane origini nobili genovesi.
Il padre di Napoleone, Carlo Maria Buonaparte (Napoleone cambiò il cognome in “Bonaparte” dopo la morte del padre, pochi giorni prima di sposare Giuseppina e partire per la campagna d’Italia, per renderlo più adatto alla lingua francese), era avvocato, laureatosi all’ Università di Pisa”
La mappa concettuale di questo semplice testo apparirebbe più o meno così:
Come vedi ci sono una serie di cose interessanti:
- Appena sotto l’argomento principale, Napoleone, i verbi esprimono già anche gli elementi principali che la mappa rappresenterà. Ad ogni verbo è connesso un filone concettuale che da esso inizia.
- A partire da ciascun verbo principale si possono esplorare separatamente i filoni concettuali a cui ognuno di essi da inizio
- Collegamenti fra filoni diversi permettono di risparmiare tempo riutilizzando stessi elementi in legami diversi (per esempio, la freccia fra origini nobili e repubblica di Genova dall’altra parte ti permetti di non andare a riscrivere “Genova” sotto origini nobili)
- Collegamenti fra filoni diversi permettono di rafforzare dei concetti, per esempio linkando la professione del padre al fatto che la famiglia era borghese, e quindi enfatizzando una volta di più che Napoleone era borghese: un fatto notevole, se pensi che diventerà imperatore in un periodo storico in cui il potere dei Re e dei Nobili teoricamente veniva direttamente da Dio.
Ma, ora che ne abbiamo visto l’aspetto, vediamo i passaggi logici che portano a costruire una mappa concettuale.
Come si costruisce una mappa concettuale
Sviluppare una mappa concettuale potrebbe sembrarti complesso, ma con un po’ di pratica riuscirai a farlo senza grossi problemi.
Lo stesso Joseph Novak in una delle sue pubblicazioni dà indicazioni sulla creazione di mappe concettuali ben fatte. Le sue istruzioni sono, in sintesi, queste:
- parti da un dominio di conoscenza che sia familiare e, per lo meno all’inizio, non troppo ampio
- individua i concetti chiave che verranno sviluppati in questo dominio;
- elencali dal più generale al particolare, in modo da assegnare un ordine gerarchico. Diversi concetti possono stare anche sullo stesso piano.
- costruisci una mappa preliminare in cui muovere liberamente i concetti individuati. Puoi farlo a mano, usando ad esempio dei post-it, oppure attraverso uno dei software che ti indicherò fra poco;
- collega i concetti con frecce e parole che spieghino la relazione che li unisce;
- se necessario, aggiungi altri domini
- ricerca le connessioni incrociate che mostrino i collegamenti fra diversi domini di conoscenza o fra filoni diversi di uno stesso dominio;
- effettua tutte le revisioni necessarie per arrivare alla versione finale della mappa
- decorala usando, ad esempio, i colori: renderla accattivante a livello visivo aiuta a memorizzare meglio le informazioni che contiene (nell’esempio, visto che era davvero semplice, mi sono limitato a colorare di bianco “bonaparte”, per sottolineare il cambio del cognome).
Usi e vantaggi delle mappe concettuali
Come il nome lascia intuire, il principale punto di forza di questo strumento è la sua capacità di mostrare con chiarezza le relazioni fra concetti. Così facendo, permette di avere una visione d’insieme di un dato tema, riflettere su di esso e recuperare velocemente le informazioni che lo riguardano.
Queste sue caratteristiche la rendono perfetta per rielaborare e rappresentare le parti concettuali di un esame.
Naturalmente questa sintesi può avvenire a vari livelli: se ti limiti solo ai concetti principali puoi ridurre un intero manuale a un’ unica mappa concettuale.
Se invece ti addentri in quelli secondari, terziari e di dettaglio potrebbero non bastarti una decina di quaderni (cosa che, come vedremo, è il limite principale di questo strumento). Per esempio il breve brano su Napoleone ha preso alla fine un discreto spazio.
Una buona mappa concettuale:
- puoi utilizzarla per riassumere e integrare informazioni, idee e concetti;
- ti aiuta a cogliere il senso profondo del materiale da studiare, soprattutto se per te l’apprendimento si basa sull’aspetto visivo;
- ti permette di capire le relazioni fra i concetti che studi e di conseguenza a ricordarli meglio;
- ti consente di chiarirti le idee e strutturarle in modo ordinato;
- stimola la capacità di analisi approfondita e creativa di situazioni problematiche.
Insomma, è un potente mezzo per capire un argomento e sviluppare su di esso anche elaborazioni proprie.
Per questa ragione le mappe concettuali sono molto utilizzate anche al di fuori dell’ambito dello studio da tutti quelli che devono fare problem solving o devono elaborare piani di una certa complessità.
Limiti delle mappe concettuali
Il limite di questo strumento è insito nel suo stesso nome: serve per i concetti e poco più.
Utilizzare una mappa concettuale per cercare di imparare dati e dettagli non solo va contro la maniera in cui sono organizzate ma è anche lunghissimo e poco proficuo.
Consigliarle dunque tout court per lo studio, come fanno alcuni, secondo me è fondamentalmente un errore.
Penso per esempio alla mia università, medicina: avevamo esami vastissimi, in cui la parte concettuale in assoluto non era piccola, ma in % era forse un decimo di tutto l’esame.
Per alcuni esami, anche meno.
Ma lo stesso si può dire anche dell’esempio di Napoleone che abbiamo appena visto.
Si tratta di un testo molto semplice, ma comunque i dettagli da imparare non sono pochi. Utilizzare una mappa concettuale per farlo sarebbe semplicemente assurdo: ci metteresti troppo tempo.
E lo stesso credo si possa dire per la maggior parte degli esami della maggior parte dei corsi di studio di livello superiore: le mappe concettuali ti possono servire per studiare forse un 10% del programma. La parte più complicata, quella su cui c’è da riflettere un po’ di più.
Ma per l’altro 90% di dati, informazioni e concetti più semplici, dove il rapporto riflessione/memorizzazione è decisamente sbilanciato verso quest’ultima, le mappe concettuali non solo sono inutili, ma dannose.
Anche perché ti ritroveresti a produrre davvero una marea di materiale, cosa che renderebbe più difficile il ripasso.
Ripasso che invece va fatto su materiale che sia il più sintetico possibile. E le mappe concettuali, se le espandi a livello dei dettagli, sono quanto di meno sintetico ci sia.
Software per mappe concettuali
Trovare strumenti che permettano di costruire vere e proprie mappe concettuali su computer o tablet non è semplice come individuare quelli per le mappe mentali (ne parleremo a tempo debito).
Il motivo è che anche Google è un po’ confuso sull’argomento e usa i due termini in modo quasi intercambiabile. Per questo fra poco chiarirò la differenza fra le due tipologie.
Comunque, una delle possibilità a tua disposizione è usare un tool per mappe mentali – soprattutto se già sei abituato a utilizzarli – limitandoti agli strumenti che servono per generare le concettuali (alla fine, frecce, rettangoli e ellissi si trovano un po’ in ogni strumento di questo tipo).
Oppure puoi affidarti a uno di quelli che sto per illustrarti.
Il primo è Cmap, sviluppato dal Florida Institute for Human&Machine Cognition e basato sulla teoria di Novak in persona. Si tratta di un vero e proprio programma da scaricare – in modo completamente gratuito – sul tuo computer o iPad e quindi utilizzabile offline. Con Cmap puoi creare mappe mentali proprio come quelle che ho descritto poco fa e hai la possibilità di arricchirle con colori e immagini.
Un altro tool è Lucidchart, disponibile sia in versione gratuita che – con funzioni supplementari – a pagamento. Le mappe che consente di creare sono simili a quelle di Cmap, ma questo software dà anche la possibilità di lavorare in team sullo stesso progetto in contemporanea. Una funzione utile per unire le forze con i tuoi compagni di corso, e costruire insieme dei diagrammi riassuntivi del materiale d’esame.
Se invece preferisci non scaricare nulla ma lavorare direttamente online, puoi optare per Creately, a pagamento oppure gratis con le solite piccole limitazioni. Oltre alla possibilità di collaborare con altri, il bello di questo strumento è l’ampia scelta di template già pronti. Se ne trovi qualcuno di tuo gradimento non dovrai fare altro che selezionarlo e riempirlo di volta in volta con le informazioni specifiche.
Se alla tecnologia preferisci metodi più tradizionali, nessuno ti vieta di munirti di carta e penna e dar vita alla tua mappa concettuale alla vecchia maniera. Le prime volte, per prenderci confidenza, usa la tecnica dei post-it che ti ho suggerito poco fa: vedrai che imparerai in fretta!
Mappa concettuale o mappa mentale?
Come ti ho già anticipato, mappe concettuali e mappe mentali non sono la stessa cosa. Spesso, però, i due termini vengono confusi o usati in modo intercambiabile per indicare un generico schema riassuntivo di un certo argomento.
Se la mappa concettuale è un diagramma che organizza in modo logico e gerarchico le nozioni legate a un tema, la mappa mentale cos’è?
È sempre una schematizzazione di concetti, che però sono connessi per associazione e rappresentati da immagini e colori più che da parole. Questo secondo strumento è adatto per i brainstorming perché stimola la creatività e il pensiero intuitivo, al contrario delle mappe concettuali che si basano sulla razionalità.
Capire la differenza fra le due è fondamentale. Non perché tu debba scegliere la tua preferita, ma perché conoscendole a fondo saprai quale utilizzare al momento opportuno. Comunque a breve, in uno dei prossimi articoli, parleremo anche di loro.
Mappe concettuali: promosse o bocciate?
Leggo continuamente in rete di siti che consigliano entusiasticamente le mappe concettuali come soluzione ai problemi di studio, invitando il lettore a mettersi a produrle a testa bassa.
Niente di più fuori dalla realtà, almeno secondo me.
Le mappe concettuali sono un ottimo strumento per:
- Insegnare ai ragazzi che vanno dai 6 ai 13-14 anni i processi di analisi di un testo. A quell’età, quando il ragionamento logico non è ancora del tutto sviluppato, vale davvero la pena utilizzarle. Credo tra l’altro che fosse questo lo scopo principale di Novak, fornire uno strumento didattico agli insegnanti delle scuole primarie e secondarie.
- Riassumere e analizzare un ristretto numero di concetti molto complessi da parte di studenti dei livelli di istruzione superiore. Oppure creare mappe molto sintetiche dello sviluppo di un intero esame, per esempio indicando i titoli dei capitoli del libro e creando connessione fra di loro.
- Stimolare la analisi e organizzazione generale per la creazione di progetti relativamente complessi. Per esempio la scrittura di questo stesso articolo avrebbe potuto essere rappresentata attraverso una mappa concettuale: un punto di partenza (“mappe concettuali”), una serie di predicati (sono, servono per, si fanno con, vantaggi, svantaggi, etc etc), lo sviluppo separato di ciascuno di essi, la creazione di collegamenti. Sono in effetti uno strumento ottimo se devi scrivere relazioni o piccoli saggi o addirittura libri in maniera sistematica: prima fai un braistorming con la mappa mentale, poi organizzi tutto con una mappa concettuale, e infine scrivi.
Utilizzare invece in maniera sistematica le mappe concettuali per il tuo prossimo esame di diritto, economia, medicina, ingegneria, e via dicendo secondo me è assolutamente una perdita di tempo.
Ma, alla fine, non è colpa dello strumento. Lo stesso nome, mappe concettuali, ci indica infatti in maniera chiarissima a cosa servono. L’equivoco nasce per colpa di chi le consiglia per memorizzare anche dati e dettagli!
Un saluto. Armando.
Davide dice
Ho fatto mappe concettuali per ogni esame, il limite è esattamente quello che hai descritto. Se da un lato danno una visione generale, dall’altro si perde molto tempo per compilarle. Poi, con l’aggiunta di dettagli, la mole di lavoro diventa sempre più importante e le mappe iniziano ad assomigliare a dei ” riassunti schematici”. Beh, attendo con interesse il prossimo articolo.
Ardy dice
Articolo indispensabile. Chiaro. Aiuta ad applicare i concetti di apprendimento.
Armando Elle dice
Grazie!