
Il flusso è la sorgente stessa della motivazione intrinseca” Jamie Wheal, Executive Director of the Flow Genome Project
Ti è mai capitato di essere così immerso in una attività da perdere la cognizione del tempo, svuotare la mente da ogni distrazione ed essere focalizzato interamente su quello che stai facendo?
Una attività che, pur assorbendoti completamente, non ti genera ansia, stress e preoccupazione, ma una sensazione di completezza, appagamento, armonia, come se fossi immerso in una corrente d’acqua che ti avvolge e trascina con dolcezza?
Ecco, vuol dire che eri in uno stato di flusso.

Quando ho sentito parlare per la prima volta del “flusso”, l’ho subito associato all’immagine delle tartarughe carette che si lasciano trasportare in completa surplace dalla Grande Corrente Orientale nel film “Alla ricerca di Nemo” …
Il flusso, o flow o stato di flusso è uno stato di coscienza in cui un individuo è così coinvolto nella attività che sta eseguendo da raggiungere livelli altissimi di soddisfazione emotiva e performance.
Si tratta di una esperienza relativamente comune nell’ambito sportivo (molti si riferiscono ad essa come “trance agonistica”), ma che può verificarsi in qualunque attività umana.
A livello cerebrale, è caratterizzata dalla secrezione contemporanea di un cocktail di neurotrasmettitori davvero unico:
- Norepinefrina a dopamina, che hanno il compito di favorire la concentrazione
- Endorfine, che sono dei potenti analgesici naturali
- Anandamide, una molecola che ha gli stessi recettori della cannabis e pare avere, fra le altre cose, effetto ansiolitico
- Serotonina, che ha una forte azione positiva sul tono dell’umore, tanto da essere chiamata spesso “l’ormone della felicità”
L’azione di queste molecole si traduce esternamente in un aumento della performance associato ad uno stato d’animo di grande serenità e soddisfazione.
Per questa ragione, lo stato di flusso è una potenziale miniera d’oro da un punto di vista di produttività, benessere e risultati.
Se infatti riesci, contemporaneamente, a concentrarti, a lavorare intensamente e ad essere felice mentre lo fai, è chiaro che ti si aprono infinite possibilità e puoi davvero realizzare quasi qualunque cosa.
Per questa ragione, fin da quando- negli anni 70 – Mihály Csíkszentmihályi teorizzò e rese popolare il concetto di flusso, molti psicologi si sono dedicati a capire come si può favorire l’instaurarsi di questo vero e proprio stato di grazia.
E hanno così individuato alcuni tratti tipici che lo caratterizzano e che devi imparare a cercare se lo vuoi raggiungere.
1. Obiettivi chiari
Quando il risultato che devi ottenere non è chiaro, quando le istruzioni sono fumose, quando non sai bene quale deve essere il tuo punto di arrivo, si ingenerano ansia e incertezza, emozioni nemiche dello stato di flusso.
Per questo è così importante, quando si inizia una attività, grande o piccola che sia, avere dei chiari obiettivi.
2. Concentrazione totale sul compito
Siamo sottoposti continuamente a decine di stimoli diversi e abbiamo una sorprendente capacità di distrarci.
Se vuoi lavorare in uno stato di flusso devi invece imparare a mettere, fra te e il mondo esterno, un filtro che, quando serve, blocchi tutte le distrazioni, per farti concentrare integralmente sul compito che stai svolgendo.
3. Perdita della autoconsapevolezza
Spesso, a distrarci, è il dialogo mentale che continuamente intavoliamo con noi stessi. Dialogo per lo più incentrato su ansie e problemi che non riguardano il qui ed ora.
Sopprimere il nostro EGO, lasciare da parte il passato ed il futuro per concentrarsi sul momento presente, è una esperienza liberatoria, quasi catartica, dalla quale dipende parte della sensazione di piacere che si genera quando sei in uno stato di flusso.
4. Feedback
Abbiamo parlato molte volte, nel blog, di quanto ricevere un feedback sia importante per migliorare la performance e dominare l’ansia.
Il fatto è che la mente umana si è plasmata in un ambiente – il cosiddetto immediate return environment dell’uomo primitivo – in cui gratificazioni (o punizioni) erano immediate, così che sapevamo immediatamente quali comportamenti erano utili e quali quelli dannosi.
Senza questo feedback immediato, un po’ come quando siamo senza obiettivi chiari, si fanno spazio invece le nemiche dello stato di flusso: incertezza ed ansia.
5. Bilanciamento tra sfida e capacità
Una attività, per essere davvero stimolante, non deve essere né troppo facile (ti annoierebbe), né troppo difficile (ne ricaveresti solo frustrazione).
Un po’ come nello sport o nei giochi, dove se l’avversario è troppo più scarso o troppo più forte di te, non c’è divertimento.
Mentre se l’avversario è difficile, ma hai comunque chances di batterlo, ti riesci a divertire ed impegnare veramente.
6. Senso di Controllo
Si tratta di una sensazione che è un po’ un misto fra diverse di quelle viste finora.
Se non sai quali sono le variabili in gioco, se non senti di essere in grado di controllare la situazione, ansia e incertezza prendono il sopravvento sugli aspetti positivi dell’esperienza.
Ma come si arriva a sentirsi in controllo? Allenandosi, preparandosi, sviluppando le abilità necessarie a svolgere il compito specifico a cui ti devi dedicare.
7. Piacere intrinseco
Il flusso può essere raggiunto solo in attività che, di base, ti piacciono.
Diversamente, anche rispettando tutti i punti precedenti, è quasi impossibile che tu raggiunga uno stato di flusso.
Considera però una cosa: fra gli elementi che caratterizzano l’esperienza del flusso, c’è spesso una forte connessione.
Per cui, quando un’attività soddisfa i requisiti che abbiamo visto finora, è anche normale che essa ti piaccia.
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I 7 elementi che abbiamo appena visto costituiscono una vera e propria checklist che ti può guidare al raggiungimento dello stato di flusso in ogni attività a cui ti dedichi.
E così, mentre studi o lavori, puoi per esempio scoprire che i tuoi obiettivi hanno bisogno di essere definiti più chiaramente.
O magari che ti muovi in un ambiente che NON ti protegge in maniera adeguata dalla distrazioni.
O che sei troppo impegnato a rimunginare su questo o quell’altro problema per dedicare davvero attenzione a quello che stai facendo.
Ecco allora che, con scelte e strategie ben studiate, puoi intervenire su ciascuno di questi aspetti per migliorarlo.
Analogie fra stato di flusso e gioco
Guardando alle caratteristiche che deve avere una attività “nel flusso”, mi ha colpito il fatto che esse siano esattamente le stesse che si trovano in molti giochi: la necessità di regole e obiettivi chiari, la presenza di un feedback (sotto forma per esempio di punteggio), l’avere davanti un avversario stimolante ma non imbattibile, il piacere che deriva dalla padronanza delle abilità necessarie a giocare …
Questo, se ci pensi su, può portare a un vero e proprio cambio di paradigma rispetto alla maniera in cui hai finora concepito le attività a cui ti dedichi.
Siamo infatti abituati a ragionare secondo un’ottica per la quale svago e lavoro, studio e vacanza, fatica e premio, sono momenti antitetici, che si alternano fra loro.
Diamo per scontato cioè che il nostro tempo si divida in una alternanza di (lunghi) periodi di sacrificio e fatica e (brevi) periodi di vacanza, relax, distrazione.
Ecco invece che – è questo secondo me il suo aspetto più rilevante – la teoria del flusso e le ricerche effettuate si di essa ci dicono che non per forza deve essere così.
Anzi.
Affermano che è proprio quando siamo attivi e impegnati in qualcosa di rilevante che possiamo raggiungere il nostro picco emozionale e mentale.
Come dice Mihály Csíkszentmihályi
Contrariamente a quello che abitualmente crediamo, i momenti migliori delle nostre vite non sono passivi, rilassanti … I momenti migliori, di norma, occorrono invece quando il corpo e la mente di una persona sono portati al proprio limite in uno sforzo volontario per realizzare qualcosa di difficile e meritevole.
Capire questo significa cambiare completamente il nostro atteggiamento verso quello che facciamo.
Significa passare da una mentalità in cui studio e lavoro sono mezzi faticosi ma necessari, a una mentalità in cui sono un fine che può essere di per se stesso fonte di piacere e soddisfazione.
Non a caso consiglio spesso, ai miei studenti, di introdurre nelle loro abitudini di studio un po’ di gamification*, per renderlo più coinvolgente e appagante.
(Gamification: Utilizzo di meccanismi tipici del gioco – per es. punti, livelli, tempi, premi, classifiche – in contesti diversi dal gioco).
Il che non significa affatto che non dovrai faticare mai più …
Flow o flusso: la fatica di volare
Ti è mai capitato di fare surf?
Entri in acqua, nuoti verso le onde disteso sulla tavola, le passi una dopo l’altra, fai il tentativo di prenderne una ma sbagli, ti riacquatti paziente, riprendi a nuotare, ci riprovi .. ed ecco che, a un certo punto, il momento è quello giusto, così scatti in piedi e un attimo dopo stai “volando” sull’acqua.
E’ meraviglioso, ma dura pochi secondi ed è poi di nuovo il momento di ricominciare a nuotare verso il largo.
Qualcosa del genere capita anche con il flusso.
Ogni giorno succede che uno si mette a scrivere, o a studiare, o a lavorare su un progetto, o ad allenarsi su un determinato schema … e lo fa con un grande sforzo iniziale, magari distraendosi, magari combinando poco e faticando molto.
Poi, ad un certo punto, arriva l’onda giusta: nella mente si crea una chiarezza totale, il corpo si muove con precisione, tutto avviene con facilità e in maniera naturale.
Sei entrato nel flusso! Potrà poi durare qualche minuto o qualche ora, ma alla fine ti toccherà comunque scendere dalla giostra e ritornare a nuotare verso il largo.
Fa parte del gioco.
E se chiedi a qualunque surfista, ti risponderà che quella parte che precede ogni planata, quello sbracciare faticoso fra le onde mentre si scruta l’orizzonte, è quasi altrettanto piacevole che la planata stessa.
nicola dice
veramente molto utile ed esplicativo.
ho avuto varie esperienze di flusso soprattutto quando studiavo. poi al lavoro e con l’età ho notato di averlo perso. ora ho capito che non è perso ma che c’erano sempre altre condizioni che non lo favorivano. la metafora del suf poi spiega bene come non si tratti di una condizione continua ma a segmenti e che con l’allenamento probabilmente si riesce ad aumentarne la durata.
grazie
Giovanna Martellato dice
Interessante. Il tema successivo è quello dei limiti. Li dobbiamo superare o dobbiamo essere consapevoli quando svolgiamo una attività nel flusso?