
Quando Tom Brady, durante il 51esimo Superbowl che si è giocato nella notte di domenica 5 febbraio, si è seduto in panca e ha chinato la testa a guardare il terreno di gioco, molti si sono chiesti a che cosa stesse pensando. Io credo di saperlo. Pensava al discorso motivazionale di Al Pacino nel film “Ogni Maledetta Domenica”.
Se non lo conosci, fra poco lo vedremo insieme. E se lo conosci già, è il momento di ripassarlo e approfondirlo, per vedere come mai è così importante per la tua motivazione.
Prima però, ti racconto brevemente come è andata la partita.
“Partita Finita”
In campo per il SuperBowl ci sono i Falcons di Atlanta dell’astro nascente Matthew Ryan, e i New England Patriots, guidati dal 39enne Tom Brady, forse il più forte Quarterback di tutti i tempi.
Brady comincia la partita con qualche linea di febbre, e si vede: lui e la sua squadra sbagliano tutto, e vanno subito sotto pesantemente.
Si spera che le cose cambino dopo l’intervallo, e invece la situazione peggiora: si arriva verso la fine del terzo quarto con i New England Patriots sotto di 28 a 3.
Più o meno come se al 70esimo minuto della finale di Champions League la tua squadra stesse perdendo 4 a zero.
“La partita è finita“, scrivo allora a un amico che è a casa, mentre la televisione inquadra i tifosi dei Falcons e il loro proprietario: hanno lo sguardo inequivocabile della vittoria, beati loro!
Il ritratto della sconfitta
Sono seduto davanti alla televisione in un pub, con degli amici.
Siamo venuti per vedere Tom Brady fare un’altra delle sue imprese in quella che probabilmente é la sua ultima finale.
E invece eccolo a testa china che guarda per terra, in panchina, mentre aspetta di rientrare in campo.
L’immagine stessa di un eroe caduto.
E quindi, anche se razionalmente so che è un milionario con fama e successo, inevitabilmente mi mette un po’ di tristezza.
Il commentatore della Tv americana non si fa sfuggire questa immagine iconica: Brady è il ritratto stesso della sconfitta, quello che apparirà sulle prime pagine di tutti i giornali americani il giorno dopo.
Solo che Tom Brady non è d’accordo.
E’ la prima volta che leggi il Blog de GliAudaci? |
Scarica qui GRATUITAMENTE la tecnica dei 7 minuti per diventare un SuperStudente! |
Scarica la mia tecnica che migliora il tuo studio in soli 7 minuti al giorno (ma devi seguirla!) |
Ritorno dal regno dei morti
I Patriots segnano un primo touch down, e nel pub l’atmosfera si rianima.
Sappiamo inconsciamente che non ci sono, comunque, possibilità.
Ma il TouchDown è un’ottima scusa per non andare a dormire e stare ancora un po’ a recriminare su quel che poteva essere e non è stato.
Poi succede di tutto: arrivano un intercetto di palla su gioco degli avversari, un pallone afferrato un centimetro prima che cada a terra, e 2 altri TouchDown, l’ultimo a 57 secondi dalla fine.
Siamo sul 28 pari e la folla allo stadio è in delirio.
Il resto è storia: si va ai supplementari, e con 4 passaggi fino al Touchdown, Tom Brady si prende il titolo.
Mentre lo vedo festeggiare, mi chiedo che cosa sia passato nel suo cervello quando a 18 minuti dalla fine era in panchina con la testa bassa, e 25 punti di svantaggio.
Mi piace pensare che stesse ripassando il discorso motivazione di Al Pacino, quello che vedrai anche tu nei prossimi 4 minuti.
Mettiti comodo, guarda e ascolta.
Il discorso motivazionale di Al Pacino
Muy americano, ma niente male, vero?
Ci sono tante cose che si possono dire su questo brillante discorso motivazionale.
A me basta che ne focalizzi due:
- L’importanza dei centimetri
- L’importanza della squadra
Centimetri, motivazione e volontà
Ci hai fatto caso?
Nel suo discorso motivazionale Al Pacino non parla quasi mai, ai suoi ragazzi, di quello che succederà se vincono.
E neanche li abbaglia facendogli immaginare quanto sarebbe bello stringere in mano il trofeo.
Così come non li motiva facendogli pensare ai soldi, alle interviste, alla fama.
E meno che mai gli chiede di fare qualcuna delle puttanate che a volte suggeriscono i coach motivazionali e i seguaci della legge dell’attrazione, tipo “visualizzate voi stessi mentre vincete”.
Non li motiva insomma “con il fascino dell’evento”.
Gli parla invece di centimetri. Cioè del processo che può portare alla vittoria.
La motivazione, fra evento e processo
Perché è importante questa distinzione fra evento e processo?
Perché noi ci focalizziamo troppo sugli eventi: cose grandiose e talora inaspettate che accadono in un breve periodo.
Ma vedi, la realtà è che il successo o la vittoria non sono eventi che capitano per magia grazie ad azioni eccezionali fatte una volta ogni tanto.
Sono invece il frutto di lente e piccole trasformazioni quotidiane, di abitudini e sforzi ripetuti, di minuscoli risultati strappati con grande determinazione: di centimetri, appunto, come dice Al Pacino.
Che sommati l’uno all’altro ti portano dove vuoi arrivare.
Il discorso motivazionale di Al Pacino ti deve quindi ricordare, indipendentemente dai tuoi obiettivi, una cosa:
non ci si laurea con una notte di studio, non si costruisce l’amore con uno sguardo o una frase ad effetto, non si impara una lingua in un giorno, non si perdono 10 kg in una settimana, non si conquista il lavoro dei sogni con un colloquio andato bene …..
È necessaria piuttosto una lunga sequenza di piccole decisioni e sforzi, portati avanti con la capacità e la volontà di scegliere e motivarsi ogni giorno.
Perché Tom Brady ha vinto, davvero
Ora, ti dico una cosa.
Anche se mi piace pensare che Tom Brady, seduto a testa bassa in panchina, abbia pensato al discorso motivazionale di Al Pacino per darsi una scossa, so che non ha vinto per quello.
Certo, magari gli è servito per ricordarsi come è arrivato là, e ritrovare la giusta concentrazione. Come può servire a te per darti una scossa quando ne hai bisogno.
Ma i motivi veri per i quali Brady ha vinto il suo quinto Superbowl ritornando dall’inferno è che:
- Il football è il gioco che ha scelto e che ama
- Si allena scrupolosamente da quando ha 9 anni
- Ha mantenuto il suo fisico integro tramite esercizio e disciplina quotidiani, passando per almeno due gravi infortuni
- Ha fatto tesoro di ogni vittoria, ma soprattutto di ogni sconfitta, per costruirsi una autostima e una solidità psicologica d’acciaio
- Ha sviluppato l’empatia e la leadership necessarie per mantenere motivati i compagni fino all’ultimo secondo
Quindi, quando pensi al discorso motivazionale di Al Pacino, non pensare alle tue future vittorie, ma pensa ai centimetri che hai accumulato, e a quelli che devi ancora accumulare.
Perché Brady poteva anche perdere, l’altra sera. Sarebbe bastato un dettaglio qualunque, a un certo punto, perché questo capitasse.
E certamente, mentre stava con la testa china a guardare il terreno di gioco, aveva messo in conto anche la sconfitta.
E forse era anche avvilito, perché 25 punti di svantaggio gli sembravano una distanza enorme da recuperare.
Tuttavia sapeva anche che tutti i centimetri che aveva accumulato nella sua vita gli consentivano almeno di provare a vincere.
Ecco allora, vorrei che anche tu ti trovassi sempre in questa situazione: quella in cui hai messo in conto la possibilità della sconfitta, ma sai anche, nel profondo, che ti sei preparato per vincere.
Motivazione e gioco di squadra
C’è un’altra cosa del discorso motivazionale di Al Pacino che secondo me è eccezionale.
Ed è quando parla della squadra, e del compagno a fianco a te.
Ora, essendo il football americano uno sport di squadra, può sembrarti che questo aspetto sia quasi ovvio. E che non abbia alcuna relazione con la tua vita.
Ma non è affatto così.
Perché la motivazione personale, quella vera, ha sempre bisogno di inserirsi in qualcosa che sia più grande di te.
Nel mio articolo sulla motivazione e in quello sui 5 libri motivazionali da leggere, parlo del fatto che ciò che ti motiva davvero ha tre elementi:
- Autonomia: cioè, sei tu in controllo
- Padronanza: cioè, sei bravo in quello che fai e continui a migliorare
- Scopo: cioè, ti fa sentire parte di un qualcosa di più grande e importante
Che cosa significa il terzo elemento?
Qualcosa di più grande di te
Il terzo elemento, lo scopo più grande, è quello di cui parla Al Pacino nel suo discorso motivazionale.
E significa che quando la motivazione è semplicemente ambizione autoreferenziale, essa è intrinsecamente debole perché a lungo termine perde di senso.
Quando invece la motivazione parte da te stesso, ma si inquadra anche in un disegno più grande, allora è forte.
Dimmi se mi sbaglio, ma credo che, se hai guardato il video fino in fondo, la parte che ti ha più emozionato sia quella in cui si parla dei compagni di squadra.
Ed è normale, perché noi esseri umani siamo fatti così: è 2 milioni di anni che abbiamo bisogno della nostra tribù. E se non ne abbiamo una, soffriamo.
Nelle interviste del dopo partita, i compagni di Tom Brady parlavano di come egli era riuscito a guidare ognuno di loro alla vittoria.
E di come, anche sotto di 28 a 3, nessun compagno puntasse l’indice contro uno degli altri. Anche sotto di 25 punti, erano rimasti una squadra, e come tale avevano continuato a giocare.
Ma ancora più belle erano le interviste dei Falcons, gli sconfitti.
C’era la delusione, ma non c’erano accuse e recriminazioni. Anche i Falcons erano ancora una squadra, perché come tale avevano giocato e, sfortunatamente, perso.
E come tale, essendo ancora una squadra, stavano già pensando al futuro e alla rivincita.
Questa è proprio la magia che capita quando la tua motivazione fa parte di un progetto più grande: ti viene più facile accettare la sconfitta e ripartire perché non c’è il tempo di stare troppo a leccarti le ferite e a commiserarti.
E non c’è il tempo per queste cose perché sai che la tua squadra e il tuo progetto più grande hanno ancora bisogno di te.
Le domande importanti
Pensa allora al discorso motivazionale di Al Pacino.
E poi, qualunque siano i tuoi obiettivi, e anche se non giochi in una squadra di football americano, chiediti:
- Qual è la mia “squadra”?
- Chi sono i compagni a fianco a me?
- Con chi mi guardo negli occhi quando ci sono delle difficoltà?
- Chi si prende cura di me e mi guarda le spalle?
- Di che cosa voglio fare parte, davvero?
- Qual è il “disegno più grande” in cui si inquadrano le mie azioni e i miei obiettivi?
Se rispondendo a queste domande scopri che giochi da solo e che i tuoi obiettivi e le tue ambizioni sono auto-referenziali, allora non riuscirai a mantenere la motivazione di fronte alla sfida del tempo che passa e alle inevitabili sconfitte.
Il tuo discorso motivazionale
Un’ultima cosa: se dovessi fare un discorso motivazionale a te stesso, che cosa ti diresti?
Per esempio, sai quali sono i centimetri di campo che devi conquistare?
Potrebbero essere delle capacità che devi ancora acquisire, delle abitudini che devi sviluppare, delle cose che devi imparare o studiare ….
Scoprile, elencale, falle chiare nella tua testa.
E poi mettiti a lavorarci su, come Tom Brady ha lavorato 30 anni su se stesso, come giocatore di football e come uomo, per stupire tutti ancora una volta, nello spazio di 15 minuti.
E poi chiediti,
“Qual è la mia squadra ?”
“Quale il progetto più grande di cui voglio fare parte?”
Magari è la tua famiglia, magari è il senso che dai al tuo lavoro, magari sono diverse cose allo stesso tempo.
Ma il discorso è lo stesso che per i centimetri.
Scoprile, elencale, falle chiare nella tua testa.
E la motivazione non sarà più un problema. Un saluto. Armando.
Luca dice
Grazie Armando
sei proprio forte, l’ho scoperto oggi e mi piace molto il tuo sito, quello che scrivi e il modo trasparente e vero col quale comunichi. Le sensazioni e le situazioni che con poche, misurate ed efficaci parole descrivi, le ho provate con senso di frustrazione ma senza riuscire a focalizzarle pienamente, forse non imparando cosi’ tanto come avrei dovuto dagli “errori” di metodo commessi. Spero di far mie le tecniche che descrivi magari al tuo livello, riassumere cosi’ bene problematiche e metodi di approccio non puo’ che essere dovuto all’applicazione pratica di cio’ che descrivi e che ti appartiene.
Sicuramente mi servira’ …stiamo a vedere se riusciro’ a farlo fruttare al meglio
Luca
Luca dice
ps.: sto leggendo i tuoi libri :)))
Armando Elle dice
Grazie Luca!
eleonora dice
grazie armando, grandissimo, come sempre.
Armando Elle dice
: )
Christian dice
Grazie Armando, avevo proprio bisogno, di una svegliatina motivazionale, e che sia arrivata da l’unico blog di crescita personale che continuo a seguire,(gli altri commercianti di fuffa mi hanno stancato), mi fa doppiamente piacere.
Grazie ancora e continua così.