
Prendere l’abitudine di rimandare gli esami è una delle cose più deleterie ma anche più comuni (in fondo è una forma specifica di procrastinazione) che capitano nel corso della carriera universitaria.
Eppure, anche se capita così spesso e a così tanti studenti, è anche uno dei fenomeni meno compresi.
Prova a chiedere a qualcuno di descriverti il tipico studente che rimanda continuamente gli esami.
Probabilmente ti traccerà il quadro di un ragazzo/a che studia poco e male, perché affetto dalla triade “pigrizia, mancanza di voglia e bassa motivazione”.
Un ragazzo insomma che passa i pomeriggi alla playstation, a uscire con gli amici, a guardare la televisione o anche solo il soffitto … basta che non lo metti davanti a un libro a studiare.
Ora, questa è una descrizione in qualche maniera rassicurante, ma in parte falsa.
Rassicurante perché in fondo fa comodo pensare che lo studio (e la vita, di cui lo studio non è che una particella) segua regole matematiche, equazioni del tipo
Mi impegno = Ho dei Risultati
Non mi impegno = Non ho dei risultati
Falsa perché in realtà lo scarso impegno è un problema solo di una minoranza degli studenti.
La maggioranza invece, e lo dico con la sicurezza di chi ormai ne ha seguiti a centinaia, si impegna eccome!
Ma lo fa con strategie e tecniche non adeguate al suo corso di studi, e quindi fa tanta fatica in più del necessario e alla fine rimanda l’esame perché non si sente pronto.
Cosa che rende le cose ancora peggiori: perché se decidi di saltare un appello dopo che hai cazzeggiato tutto il tempo, è più facile fartene una ragione (e in quel caso, vai alla mia guida sulla motivazione).
Ma se lo fai dopo che hai lavorato sodo è davvero deprimente.
Eppure è proprio quello che capita a molti che rimandano continuamente gli esami non perché hanno studiato poco, ma perché, paradossalmente, studiano troppo.
E in particolare, studiano troppe cose inutili:
- o perché vogliono sapere tutto
- e/o perché non sanno decidere cosa è da sapere e cosa no
E’ capitato anche a me all’inizio dei mie studi, e quasi ci rimettevo la laurea ….
Quando “voler sapere tutto” diventa un un iceberg
Pubblicato per la prima volta nel 1858 a Londra, e arrivato ormai alla 41esima edizione (alla fine neanche tante, considerando che ha 161 anni), L’ Anatomia del Gray è uno di testi di medicina più noti del mondo.
Tanto più che, con un facile gioco di parole, ha anche ispirato una delle serie televisive più famose degli ultimi 20 anni (“Grey’s Anatomy”, in questo caso scritto però con la e).
Ora, questo benemerito mega-libro diviso in due tomi, ormai più di 20 anni fa fu l’iceberg contro il quale quasi sfracellai la mia carriera universitaria pochi mesi dopo averla iniziata.
In parte per la mia mania di perfezionismo, in parte perché a quel tempo mi piaceva strafare, tentai di digerirmi in un paio di mesi un tomo intero, che in quella edizione contava credo almeno un migliaio di pagine stampate in formato maxi ma scritte a caratteri minuscoli.
A tre settimane dall’esame non ero neanche a un quarto dell’impresa, senza alcuna chances di terminare in tempo. Eppure, credimi, non solo ero stato per tutta la mia carriera scolastica uno studente brillante, ma mi stavo anche facendo un culo tremendo.
Per la prima volta nella mia vita mi sembrava di avere davanti uno scoglio scolastico che non ero in grado di superare.
E questo mi dava sensazioni di frustrazione, sconforto e abbattimento che ancora oggi, se ci penso, mi danno un brivido di malessere fisico lungo la schiena.
Ormai disperato, mi ero quasi rassegnato a rimandare l’esame, quando decisi di tentare il tutto per tutto.
Andai allora in libreria, alla mitica Minerva Medica di Torino, e contro quella che fino ad allora era stata la mia natura più profonda comprai il libro di anatomia più breve che c’era fra quelli consigliati per quel corso.
Ripartii a studiare da zero, focalizzandomi solo sulle cose principali, e tre settimane dopo mi sedetti all’esame e lo superai (anche con un po’ di fortuna), tirando un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo di venire bocciato.
Ecco la copertina del micidiale libro, edizione inglese con disegni vintage. La mia edizione italiana la usa mia sorella come ferma-porte.
Solo anni dopo, grazie alla mia esperienza come coach per tanti studenti, mi resi conto che quel giorno scampai ad un pericolo potenziale molto maggiore di quello che mi immaginavo.
Infatti, se non avessi messo da parte L’Anatomia del Gray, quasi certamente avrei rimandato l’esame. E forse non mi sarei presentato neanche alla sessione successiva. E neppure a quella dopo.
Magari avrei allora cominciato a rimanere indietro anche su altre materie. E a perdere fiducia in me stesso, nelle mie abilità di studio, e nella mia capacità di fare scelte corrette.
E alla fine, magari, insuccesso dopo insuccesso, un bel giorno avrei mollato l’università.
Esagero? Credo di no.
Perché questo ciclo negativo di eventi l’ ho visto capitare a tanti ragazzi.
Studi molto e rimandi gli esami? E’ il momento di andare contro natura
Rimandare gli esami dipende spesso da una vera “attitudine”, da una maniera di essere di alcune persone che, almeno nell’ ambito dello studio:
- Si fissano su standard eccessivi
- Non sanno o non vogliono scegliere quello che è importante e quello che lo è meno
Studiare troppo per perfezionismo
Il perfezionismo non è in assoluto negativo.
Se sei perfezionista infatti sei meticoloso, accurato, organizzato e cerchi di lasciare il meno possibile al caso; tutte cose che ti aiutano a pianificare ed eseguire in maniera precisa le tue attività di studio.
Ma il perfezionismo è anche una roba strana, che rischia di trasformarsi in pignoleria, in una attenzione così eccessiva ai dettagli che inevitabilmente ti porta a mettere tutto sullo stesso piano di importanza, facendoti arenare e rimanere indietro.
Studiare troppo per insicurezza
Anche in questo caso non si tratta di qualcosa in assoluto negativo. Porsi delle domande, avere dei dubbi, non solo è alla base del metodo scientifico, ma spesso evita di fare errori grossolani.
Quando però l’insicurezza è eccessiva, ecco che diventiamo incapaci di scegliere. Cerchiamo di fare tutto per paura di lasciare indietro qualcosa di importante.
E rinunciamo al nostro spirito critico (come se non fossimo capaci di decidere cosa è importante e cosa no!) per paura di sbagliare.
Quando per insicurezza cerchiamo di fare tutto, rinunciamo al nostro spirito critico
Che tu sia un perfezionista, un insicuro o, come spesso capita, abbia un po’ entrambi questi tratti caratteriali, se non vuoi ritrovarti a studiare come un matto e poi decidere di rimandare l’esame perché non sei preparato, devi imparare ad andare contro te stesso e la tua esigenza di non tralasciare nulla e sapere tutto.
Come feci io quando andai a comprare il libro di Anatomia più semplice e breve che ci fosse (e che comunque era un discreto mattone).
Ovvero devi:
- Imparare ad accettare anche standard più bassi di quello a cui sei abituato (sopratutto se sei un perfezionista)
- Prenderti il rischio di scegliere e sbagliare (soprattutto se sei un insicuro)
Passare gli esami è questione di probabilità
Se sei uno che, quando si prepara per un esame, passa continuamente il tempo a chiedersi se davvero ha imparato tutto, ti svelo un segreto: non è necessario che impari proprio ogni cosa.
Anzi, direi che è infattibile. Ed ogni tentativo di farlo non può che portare a sforzi sovra-umani che alla fine danno risultati scarsi, potenzialmente in grado di infilarti in un circolo vizioso come quello in cui io rischiai di cadere.
Vedi, lo studio, come tutto nella vita, non è una attività che va vissuta con la mentalità della “certezza”. Va invece piuttosto vissuto in maniera “probabilistica”.
Il perfezionista e l’insicuro pensano in termini di controllo totale sul materiale di studio.
Inseguono cioè l’illusione di poter rispondere a qualunque domanda.
Chi studia con efficacia invece insegue l’obiettivo di essere in grado di rispondere all’80, magari al 90 per cento delle domande possibili.
Ma sa che non può sapere tutto.
E così, se poi all’esame incapperà in quel 20 o 10 per cento di cose che non sa, pazienza! Se ne fa una ragione e ritenta al giro successivo.
Lo so che magari stai inorridendo al pensiero della possibilità di venire bocciato, e per evitare che accada sei disposto a rimandare ancora e ancora l’esame.
Per dimostrarti che è assurdo credo allora che farò ricorso a un po’ di geometria.
La scalata impossibile di chi ha la “rimandite”
Guarda la curva qui sotto.
E’ una curva logaritmica che rappresenta sull’asse delle X lo sforzo, e su quello delle Y il risultato in termini di “cose sapute”.
Questa curva è vera per lo studio ma anche per qualunque altra attività umana che mi venga in mente.
E ci dice che, all’inizio, ad ogni piccolo sforzo in più si ottiene un risultato apprezzabile. E infatti la curva sale rapidamente.
A un certo punto però la curva comincia ad appiattirsi: ovvero, raggiunto un certo risultato, per ottenere anche un piccolo miglioramento bisogna fare uno sforzo notevole.
Ecco, lo studente che studia troppo tende, in ogni capitolo, pagina del libro, foglio di appunti, a cercare di arrampicarsi fino all’ultimo estremo di quella curva, facendo una fatica tremenda.
Potrebbe cioè, magari, stare su una pagina una decina di minuti per poi passare alla successiva avendo imparato l’80% dei concetti e nozioni che contiene …
E invece ci sta su 3 ore, per la paura di lasciare indietro qualche dettaglio, “non si sa mai che me lo chiedono all’esame”.
Il risultato è che fa uno sforzo enorme, e alla fine:
- Se va bene, passa l’esame ma ci mette una marea di tempo, e rimane indietro con gli altri
- Se va male, non finisce di studiare, non si presenta all’esame, e rimane ancora più indietro
Impara a guardare all’università nel suo insieme, non solo al singolo esame
Il problema che porta molti studenti a passare troppo tempo su un esame è il fatto che, invece di vederlo nel più ampio contesto della propria carriera universitaria, tendono a considerarlo come un evento singolo.
Il rischio di essere bocciati è per loro un tale dramma che, per evitarlo, passano sui libri molto più tempo del necessario.
Perché per assecondare la loro tendenza al perfezionismo o superare le loro insicurezze cercano di scalare la curva che abbiamo appena visto fino al suo ultimo pezzettino più lontano.
Ma questo atteggiamento, anche quando funziona, cioè anche quando invece di rimandare l’esame lo passi, aumenta le tue possibilità di INsuccesso sulla tua intera carriera universitaria.
Facciamo insieme un piccolo esercizio matematico, giusto per vedere cosa intendo.
E facciamolo utilizzando il principio di Pareto.
Te ne ho parlato già nel mio articolo su come si studia velocemente, ma mi sembra utile tornarci un attimo sopra.
Si tratta di una legge empirica che spiega il concetto di efficienza, e sostiene che il 20% delle cause produce l’80% degli effetti.
Questo vuol dire che, ad esempio, in una attività imprenditoriale il 20% dei clienti porta di solito l’80% dei guadagni.
Oppure che quando si svolge un compito in gruppo, la maggior parte del lavoro (circa l’80%, guarda caso) è sviluppata dalla minoranza (il famoso 20%).
O, che all’esame, l’80% delle domande vertono sul 20% del programma.
O anche che, nel 20% del tempo di preparazione, si impara l’80% delle cose da sapere.
Ora, seguimi: se il 20% delle cause produce l’80% degli effetti, allora per produrre il restante 20% degli effetti ci vuole l’80% delle restanti cause.
Ovvero, anche se con numeri un po’ diversi, ci troviamo nella stessa situazione della curva logaritmica di prima:
- All’inizio con poco sforzo (20% secondo Pareto) si fanno parecchi progressi (80%)
- Mentre alla fine per fare pochi progressi (20%) serve parecchio sforzo (80%).
Ora, immagina per esempio che, per laurearti, tu debba dare 20 esami, e che per imparare TUTTO di un unico esame ci vogliano 300 ore di lavoro.
Se utilizzi il Principio di Pareto, studi ogni esame in 60 ore (il 20% del tempo che serve per sapere tutto), con il risultato che l’80% delle volte sei promosso e il 20% delle volte bocciato.
Cioè passi 16 esami al primo colpo mentre di 4 sei bocciato e li devi ridare.
A quel punto li ridai, applicando nuovamente Pareto, e quindi ne passi 3 e ti bocciano in uno.
Quest’ ultimo esame, per semplicità di calcolo e perché sei sicuro di volerti laureare, lo prepari studiandolo al 100%, e dunque per 300 ore.
Risultato: ti sei preso i tuoi rischi, qualche volta sei stato bocciato, ma alla fine ce l’hai fatta, e per dare i 20 esami e laurearti ci hai messo in tutto 1440 ore.
Vediamo invece che succede se decidi che vuoi sapere tutto.
Bé, ovviamente non verrai mai bocciato, ma per dare i 20 esami ci metterai la bellezza di 20×300 = 6000 ore. Circa 4 volte tanto il tempo che ci avresti messo applicando il principio di Pareto.
Vuol dire che, un ipotetico tuo compagno che lo abbia utilizzato, sta già lavorando da qualche anno quando tu finalmente ti laureerai.
Sempre che, ormai stufo e distrutto dal troppo studio, tu non abbia abbandonato tutto.
Ecco, pur con tutte le precauzioni e i distinguo del caso, perché questo è solo un esempio molto semplificato, credo di averti dato un’idea di quale può essere il costo del voler sapere tutto quando lo proietti non sul singolo esame, ma sulla tua intera carriera scolastica.
Accettare di non dover studiare tutto è comunque solo il primo passo.
Il secondo è capire che cosa studiare e che cosa no.
Come capire cosa è importante studiare
Se ti trovi in difficoltà quando è ora di individuare i concetti chiave da studiare, sei in buona compagnia. Capita a tutti, e non solo per quanto riguarda gli esami.
Capire cosa è importante e cosa no fa infatti parte dello “zen” della vita, e non è questa la sede per parlarne.
Sugli esami però posso darti alcuni spunti pratici che ti saranno utili.
Segui le lezioni.
Seguire le lezioni è la strategia più semplice per diventare un bravo studente e per capire che cosa è importante e che cosa lo è meno.
Se non puoi per questioni logistiche oggettive (per esempio perché lavori) è un conto, ma se ne hai la possibilità ti consiglio vivamente di uscire dal letto la mattina e andare in facoltà.
Attenzione però: essere presente fisicamente è ok, ma non basta: devi essere presente “con la testa”.
Pratica l’ascolto attivo.
Durante la lezione non pensare al calcetto pomeridiano o allo spritz in piazza con gli amici. Dicevo poco fa: sii presente con la testa, fai attenzione a ciò che dice il professore.
È molto probabile che la sua spiegazione si concentrerà proprio sugli argomenti centrali che chiederà durante l’esame.
Inoltre, anche il parere dei tuoi compagni può essere utile:
- Per prima cosa perché possono avere informazioni che tu non hai
- E poi perché, in fondo, decidere se qualcosa è importante o meno da studiare è in qualche maniera un processo “democratico”. Se tanti pensano che lo sia, è probabile che in effetti lo sia.
Devi solo avere l’accortezza di capire chi, fra i tuoi compagni, è affidabile, e chi lo è meno.
Prendi appunti e rielabora.
Gli appunti ti costringono a fare attenzione, e sono uno strumento fondamentale per le fasi di studio successive, perché trasportano su carta ciò che il professore spiega.
Ti permettono di fissare i concetti mano a mano che vengono espressi, per rielaborarli in seguito. Potrai poi andare a ripescare quegli stessi argomenti sul libro di testo, come ulteriore approfondimento. Ci sono diversi modi di prendere appunti: uno che funziona molto bene – e che ti suggerisco – è il metodo Cornell.
Impara lo skimming.
Lo skimming può essere considerato una tecnica di lettura, ma secondo me è una vera e propria attitudine mentale di approccio allo studio.
In sostanza, consiste nella ricerca di elementi del testo che ti aiutino a farti un’idea precisa di tutto il suo contenuto senza perdere troppo tempo. In poche ore, grazie a questa tecnica puoi individuare il tracciato da seguire per arrivare preparato all’esame, selezionando da subito le informazioni più importanti. Un po’ arte, un po’ tecnica, lo skimming non si improvvisa ma va imparato e praticato: vai a questo articolo per scoprire come.
Impara la lettura veloce.
Un altro stratagemma utilissimo, soprattutto quando il materiale d’esame è particolarmente abbondante, è saper leggere in modo rapido.
Quando sei allenato a leggere in modo rapido, gli argomenti principali e più importanti “emergono” dal testo quasi in maniera naturale. Mentre quando ti trascini leggiucchiando con molta lentezza è più facile sia perdere la concentrazione sia perdere il filo del discorso.
Anche la lettura veloce va allenata, altrimenti rischi di far solo rotolare gli occhi sulle parole senza capire nulla. La comprensione è fondamentale, se no come puoi riconoscere gli elementi centrali del discorso?
Impara a sottolineare solo l’indispensabile.
Io non sono un’amante della sottolineatura, preferisco altre strategie.
Tuttavia, se fai fatica a selezionare quello che è importante studiare, sottolineare può essere molto utile. A patto che ti dai una regola fondamentale: non sottolineare mai più del 5% del testo di una pagina.
Perché? Proprio per il fatto che ho visto come, moltissime volte, chi vuole sapere tutto tende a sottolineare tutto.
Se allora ti dai la regola di sottolineare solo il 5% al massimo di ogni pagina, ecco che per forza devi fare delle scelte.
Usa le parole chiave
Strategia che mi piace molto più del sottolineare, prevede di appuntarti sul margine del libro alcune parole chiave.
Esse devono riguardare i concetti più importanti ed essere il più “evocative” possibili, cioè devono farti ricordare il più esattamente possibile il concetto a cui si riferiscono.
In questo caso a fare da “vincolo” è proprio il margine del libro: non essendo enorme, dovrai per forza scegliere alcune cose e tralasciare altre.
Chiediti lo scopo di quello che studi
Pensaci su: se non sai lo scopo di quello che stai studiando, come puoi scegliere che cosa è importante e che cosa lo è meno?
Se, per esempio, ripenso al mio esame di Anatomia, mi rendo conto che memorizzare tutta la marea di dettagli che il Gray racconta sull’apparato muscolo scheletrico della mano non aveva alcun senso per uno studente di medicina del primo anno.
Mentre può averlo per uno specializzando in ortopedia che si appresta a fare la sua prima chirurgia di tunnel carpale.
Ma io questo non ce lo avevo affatto chiaro.
Pensavo invece che TUTTO quello che stavo studiando sul Gray mi servisse davvero, che rientrasse cioè nello “scopo” di quell’esame.
Mi sarebbe bastato fare più attenzione a lezione o chiedere direttamente al professore o a qualche studente degli anni successivi per rendermi conto che non era così (vedi punti sopra). Ma in fondo ci sarei potuto arrivare anche da solo se mi fossi chiesto “ma ha senso che io ora sappia tutta questa roba o forse basta molto meno?
Scegli il materiale giusto
Te l’ho raccontato a proposito del mio esame di Anatomia I: avevo il libro di anatomia più completo, famoso e rinomato del mondo, ma in realtà proprio per questa ragione rischiavo di non passare mai quell’esame.
Impara a scegliere con cura quindi il tuo materiale di studio, facendolo sulla base di ragionamenti di efficacia!
Vai a vedere gli esami degli altri
Si tratta di una abitudine che, se la prendi sistematicamente dall’inizio dell’università, ti dà davvero un grande aiuto a formarti una opinione di cosa vale la pena studiare e cosa meno.
Non solo rispetto ad un esame specifico, ma all’università tutta.
Inoltre ti familiarizza con l’ambiente e la situazione dell’esame, cosa che può fare bene se hai un pochino di “ansia da prestazione”.
Lavora sulla tua autostima
Ho scritto un intero articolo su come aumentare l’ autostima.
Qui mi limito solo a dirti questo: se ogni volta che ti bocciano a un esame ti senti sminuito, è chiaro che tenderai a sederti per darlo solo quando i senti stra-preparato.
Ricorda però che gli esami giudicano, tra l’altro in maniera molto imprecisa e soggettiva, la tua preparazione, non te stesso. Il tuo metodo di studio, non te come persona.
Lo dico nel mio corso: gli studenti migliori hanno semplicemente un metodo di studio migliore.
Essere bocciato o meno non è una valutazione etica o sostanziale su te stesso, ma su come hai studiato. Non è la stessa cosa!
Provare a smettere di rimandare gli esami
E dopo questa lunga lettura arriviamo alle conclusioni. Se rimandi spesso gli esami perché non ti senti abbastanza pronto, c’è una sola cosa da fare: provarci costi quel che costi.
Hai presente Batman quando entra nella caverna piena di pipistrelli perché essi sono la sua più grande paura?
Ecco, devi fare la stessa cosa.
Comincia a preparare un esame e, applicando le strategie che hai visto sopra, non permettere a te stesso di perderti in mille dettagli ma seleziona solo ciò che è importante.
Sicuramente ti verranno mille dubbi mentre lo fai: ignorali!
Mano a mano che si avvicina l’esame, ti sentirai inevitabilmente non abbastanza preparato: fregatene!
Il giorno prima dell’esame sarà il momento più difficile.
Troverai mille ragioni molto logiche per giustificare a te stesso che “meglio andare al prossimo appello”: resisti!
Resisti alla tua vocina interna e vai comunque a sederti all’esame.
E allora, indipendentemente da come andranno le cose, avrai fatto un grande passo avanti: perché non importa se non avrai superato l’esame, avrai comunque superato un tuo limite, e prima o poi ne raccoglierai i frutti.
Un saluto.
Armando
Raffaele dice
L’articolo più bello e utile di tutto il blog; avere le migliori tecniche serve a poco se non si ha il giusto approccio mentale.
Se avessi letto anni fa questo articolo, forse a quest’ora mi sarei già laureato ahah