
Leggere un libro non significa solo sfogliare le pagine. Significa riflettere, individuare le parti su cui tornare, interrogarsi su come inserirle in un contesto più ampio, sviluppare le idee. Non serve a niente leggere un libro se ci si limita a far scorrere le parole davanti agli occhi dimenticandosene dopo dieci minuti. Leggere un libro è un esercizio intellettuale, che stimola il pensiero, le domande, l’immaginazione. Noam Chomsky
Perché ricordare ciò che leggi, anche solo per sommi capi, è così difficile?
Perchè, se ti chiedessi di raccontarmi l’ultimo libro che hai appena finito, probabilmente non saresti in grado di organizzare un discorso che duri più di due minuti?
Come mai passiamo ore e ore a leggere testi di ogni tipo e, alla fine della giornata, ci è rimasto così poco di essi?
Il motivo, così ovvio che in pochi lo sanno, è che non siamo nati per leggere (e scrivere).
Ci siamo infatti limitati, per 200 mila anni, a fare qualche disegno descrittivo e poco più.
Mentre l’alfabeto ce lo siamo inventato poco più di 3.000 anni fa, ovvero ieri in termini di tempi evolutivi.
E quindi leggere non fa parte delle nostre abilità innate: il nostro cervello non è cioè programmato per farlo.

Le incisioni cuneiformi dei Sumeri sono uno dei primi esempi di scrittura vera e propria. Siccome disegnare sull’argilla era complicato, i Sumeri si inventarono, per ogni suono della loro lingua, una rappresentazione astratta, costituita da linee (queste si, molto facili da incidere) di diverso numero e orientamento. Ottenendo così un alfabeto rudimentale ma molto efficace.
Pensaci su …
Un bambino vede, sente, emette suoni, gattona e prima o poi si alza in piedi e cammina, senza alcuna necessità che queste cose gli vengano insegnate.
Sono abilità che sviluppa spontaneamente, secondo uno schema e dei tempi prestabiliti dalla natura, scritti nel suo codice genetico.
L’espressione scritta del linguaggio e di conseguenza la lettura invece, li deve apprendere da qualcuno.
Si tratta di uno dei più clamorosi e importanti effetti della nostra neuroplasticità: una serie di aree cerebrali si ri-organizzano per imparare a fare una attività – la codificazione di suoni in segni – per la quale non sono state originariamente programmate.
Naturalmente però, non siamo ancora diventati bravissimi a farlo, e così:
- Siamo relativamente lenti, e infatti riconoscere una parola ci costa diversi millisecondi in più che riconoscere una immagine
- Ricordiamo quello che leggiamo molto meno bene di quello che vediamo (cfr. l’articolo sulla potenza della memoria visiva).
Su come leggere più velocemente ho scritto uno degli articoli più visti del blog de GliAudaci.
Per ricordare meglio i libri che leggi invece, ti propongo le 4 regole che utilizzo io.
1. Leggi in maniera attiva
Per molti leggere un libro è quasi sinonimo di starsene tranquilli, distesi su un divano sotto la coperta, con un tè caldo accanto.
Va benissimo, ma quando leggi in questa maniera non aspettarti di ricordare poi chissà che cosa.
E il motivo è semplice: sei in modalità passiva, stai magari leggendo per rilassarti ma non certo per ricordare.

Ti presento uno dei più potenti mezzi di miglioramento intellettuale mai prodotti dall’uomo: la matita. Vedi, fra riflettere e scrivere le proprio riflessioni c’è una differenza enorme, perché fissare una idea con le parole moltiplica le nostre capacità di elaborazione in maniere che neanche immagini. E in più la matita è molto più portatile e versatile di un computer. Quando si legge per imparare, una matita con cui “lavorare” un po’ sul testo è irrinunciabile.
Se vuoi ricordare di più ciò che leggi, devi passare alla modalità attiva: sottolinea, prendi note a margine, fai piccoli riassunti in fondo al capitolo o sul tuo quaderno degli appunti, filtra ed evidenzia le frasi, i concetti, le idee o gli avvenimenti che ti interessano o colpiscono di più.
Per questo, quando leggi, tieni sempre a portata di mano almeno una matita e usala senza pietà.
Lo so che molti sono restii a farlo, per la paura di rovinare il libro, ma come dice il professor Keating nell’Attimo Fuggente “Non avere paura, non è la Bibbia. Non andrai di certo all’inferno”.
Se leggi su un libro elettronico invece, tieni a portata di mano un blocco degli appunti o una app, come per esempio Evernote.
2. Fai la reverse engineering del testo
Ovvero, inverti il processo produttivo che lo ha creato.
Quando un autore scrive, normalmente parte da un nucleo di idee fondamentali, organizzate in uno schema, e le amplia progressivamente fino a dargli la forma e la lunghezza finale che prendono nel libro.
Per ricordare un libro che leggi devi fare esattamente il procedimento inverso: partire dall’intero testo e risalire piano piano al nucleo essenziale di idee originarie attorno a cui è stato costruito.
Per farlo, è molto utile partire dal porti delle domande.
Perché l’autore ha dato un certo ordine ai contenuti? Perché ha scelto questi e non altri? Che taglio gli ha voluto dare? Che cosa voleva comunicare esattamente con questa o quella affermazione? Perché parla di questo e non di quello?
Che si tratti di letteratura o manuali, vedrai che la reverse engineering è un processo affascinante, che ti aiuta ad entrare nella testa dell’autore fino a quasi, a volte, identificarti con lui.
3. Salta fuori dalla pagina
Che cosa intendo con questa espressione?
Che non devi limitare la lettura di un libro, appunto, ai confini del libro stesso.
Devi invece continuamente:
- fare associazioni fra quello che stai leggendo e quello che già sai
- valutare se e come quello che c’è scritto si incastra con esperienze passate o altre letture
- fare attenzione alle sensazioni e ai pensieri che la lettura ti suscita
- costruire analogie e contrapposizioni, esprimere giudizi, costruire riflessioni, approfondimenti e sintesi.
Se vuoi ricordare ciò che leggi insomma, devi far si che il contenuto del libro entri a far parte del tuo mondo, relazionandosi in qualche maniera con le idee, conoscenze e sensazioni che già ne fanno parte.

La figura rappresenta una rete di dati collegati fra loro. Se uno di essi viene perso, è possibile ricostruirlo in toto o in parte grazie ai collegamenti che ha con gli altri.
Quando una nozione non è completamente autonoma e indipendente ma viene inserita in una contesto di idee / conoscenze / esperienze già esistenti, è molto più facile ricordarla.
Un po’ come abbiamo visto con le tecniche di memoria: esse funzionano perché le nuove memorie di breve termine vengono associate a quelle di lungo termine già presenti nel cervello.
4. Alterna sprint e riposo
Come abbiamo visto nei 3 punti precedenti, il tipo di lettura che devi fare quando vuoi ricordare bene un libro è una attività intellettualmente molto intensa, ben diversa dalla normale lettura passiva.
Per questa ragione funziona meglio quando fai frequenti interruzioni: esse ti permettono di non stancarti e di mantenere sempre alto il livello di attenzione.
Io, ormai da tempo, quando voglio ricordare bene ciò che leggo utilizzo la tecnica del pomodoro: 25 minuti di lettura intensa e attiva alternati a 5 minuti di relax completo fisico e mentale.
La tecnica del pomodoro, oltre a permettermi di andare avanti a leggere per molte ore senza esaurire le mie energie, ha, ai fini della memorizzazione, un ulteriore vantaggio.
Vedi, quando si deve memorizzare una lista di parole, concetti, numeri, normalmente i primi e gli ultimi elementi della lista si ricordano meglio.
E’ il cosiddetto effetto seriale, scoperto quasi 150 anni fa da Ebbinghaus nei sui studi su ripetizione spaziata e memorizzazione.
Analogamente dovrebbe capitare quando leggi un libro utilizzando la tecnica del pomodoro: poiché ogni fase di sprint ha un inizio e una fine, e siccome queste si ricordano meglio che la parte centrale, aumentare il numero di sessioni di lettura fa aumentare il numero di inizi e fini, aumentando così la quantità di ricordo generale.

Le parentesi graffe rappresentano l’effetto seriale, all’inizio e alla fine della lettura. In una lunga sessione unica, esso compare solo due volte. In più sessioni, come avviene con la tecnica del pomodoro, esso appare molte volte.
Attenzione però a non esagerare: oltre una certa dose di spezzettamento, gli svantaggi superano i vantaggi, perché diventa più difficile seguire il filo logico complessivo della lettura.
Suddividerla in sessioni di 25 minuti alternate da pause di 5, come si fa nella tecnica del pomodoro, secondo me è il compromesso migliore.
Come ricordare un libro? Precisazione + Conclusioni
In realtà “ricordare un libro” non vuol dire nulla, o meglio, è un affermazione troppo imprecisa per voler dire qualcosa.
Questo perché ricordare non è una attività binaria, di quelle cioè tutto o niente.
Si tratta invece di un concetto che si muove lungo un continuum che prevede infinite possibilità intermedie.
Puoi, per esempio, leggere pagine e pagine, parola per parola, in totale assenza di attenzione e memorizzazione.
Un po’ come quando guidi in autostrada e ti ritrovi a fare chilometri e chilometri senza ricordare nulla di essi, in completo blackout cerebrale, come se avessi inserito il pilota automatico.
Questo tipo di lettura è solo una perdita di tempo che devi evitare.
Puoi anche, e capita spesso di doverlo fare, leggere per memorizzare, investendo centinaia di ore nello studio di un libro e arrivando a conoscerne perfettamente tutti i contenuti.
Questo tipo di lettura è molto importante ma anche limitante: per questioni di tempo può essere fatta solo con un numero ristretto di testi. Cosa che, per chi è particolarmente curioso e assetato di conoscenza, è un po’ frustrante.
Puoi anche limitarti semplicemente a leggere per il puro gusto di farlo, concentrandoti sul suono e il significato delle parole, apprezzando i concetti esposti, emozionandoti per gli avvenimenti, ma senza riflettere o rielaborare in maniera specifica nulla.
Questo tipo di lettura normalmente non ha alcun obiettivo che non sia il piacere di leggere stesso. Ti rilassa, qualche volta ti fa anzi davvero godere, ma ha il difetto che la maggior parte di quello che leggi viene presto dimenticato.
E infine puoi leggere un libro senza studiarlo, ma cercando comunque di affrontarlo con un impegno fisico e intellettuale superiore a quello del puro piacere.
In questa maniera lo ricorderai abbastanza da farlo diventare parte di te, attraverso un processo di manipolazione attiva del testo, dei tuoi pensieri e della tua maniera di leggerlo.
Quest’ultimo tipo di lettura è quello di cui abbiamo parlato oggi ed è anche quella, secondo me, che da più soddisfazioni. E’ la lettura a cui credo si riferisca Chomsky nella frase con cui ho iniziato l’articolo di oggi.
Un saluto. Armando
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