
Ci sono due tipi di obiettivi impossibili.
Quelli che lo sono davvero, tipo andare sulla luna a piedi.
E quelli che lo sono solo se credi che lo siano, come per esempio diventare una rockstar, conquistare il partner de tuoi sogni o guadagnare un milione di euro nei prossimi 12 mesi.
Per il primo tipo, c’è poco da fare, se non riconoscerli quando li hai davanti.
Per spiegarti invece come si raggiunge il secondo tipo di obiettivi impossibili, faremo insieme un viaggio nel Giappone del secolo scorso.
Si comincia con una sfida…
Alla fine degli anni ’50 del 900, nel turbolento periodo del suo rinascimento post-bellico, il Giappone si trovò ad affrontare un difficile problema: collegare fra loro in maniera efficiente le città più importanti dell’isola.
Le opzioni fino a quel momento disponibili non erano infatti adeguate a sostenere lo sviluppo del paese:
- L’aereo era veloce, ma molto dispendioso e con grandi problemi di capacità e logistica
- Il trasporto su strada invece, era lento e soggetto a grosse incertezze a causa del crescente traffico
Il governo valutò allora che sarebbe stato ideale collegare il paese attraverso una rete ferroviaria ad alta velocità che passasse per tutte le principali città a nord e sud di Tokyo, con quest’ultima come snodo primario.
Si stabilisce un Obiettivo Impossibile …
Data la struttura geografica del Giappone, che è molto lungo e relativamente stretto, perché il piano del governo funzionasse bisognava che la velocità media di esercizio dei treni raggiungesse i 200 km / orari.
Se ancora oggi è una velocità media rispettabile, a quei tempi era considerato un obiettivo praticamente impossibile, tipo andare sulla luna (altro obiettivo che si raggiunse, contro ogni pronostico, pochi anni dopo).
Eppure, 5 anni dopo l’inizio del progetto, l’1 di ottobre del 1964, il primo treno proiettile (dangan resshain giapponese) della storia effettuava il suo viaggio inaugurale fra la capitale e Osaka, proprio in concomitanza con l’inizio delle Olimpiadi di Tokyo.
Da li in poi, lo Shinknazen, questo era il nome che diedero nuovo sistema ferroviario:
- Ha trasformato la storia moderna del Giappone, rendendolo una superpotenza economica
- E’ diventato il precursore – tuttora ineguagliato per puntualità e sicurezza – di tutte le reti ad alta velocità che anche noi utilizziamo oggi in Europa
- E’ arrivato, nella sua ultima versione a levitazione magnetica, alla incredibile velocità di 605 km all’ora.

L’attuale sviluppo della rete ferroviaria Shinkanzen (o Shinkansen, a seconda delle dizioni)
Tutto da quel primo collegamento fra Tokyo e Osaka che avvenne in poco più di 3 ore, ovvero in meno della metà del tempo rispetto al record di percorrenza precedente.
Come venne raggiunto questo obiettivo apparentemente impossibile?
Si pianificano dei cambiamenti radicali …
Gli ingegneri giapponesi partirono, come avrebbe fatto chiunque di noi, da una serie di ipotesi molto ragionevoli che prevedevano dei cambiamenti incrementali, cioè piccoli e prevedibili.
Ipotizzarono così di:
- Montare motori più potenti
- Migliorare l’abilità dei macchinisti
- Ridurre il tempo di attesa nelle stazioni
….e si resero conto che, con quelle soluzioni, forse avrebbero aumentato la velocità media di percorrenza di un 10%-15%.
Per triplicarla era indispensabile trovare delle soluzioni più radicali.
Nei 5 anni successivi, dunque:
- Cambiarono forma, peso e dimensioni dei treni, rivoluzionandone l’aerodinamica
- Costruirono un sistema di tunnel e viadotti che permise di superare montagne e fiumi con un percorso il più rettilineo possibile
- Modificarono il passo delle rotaie, rendendole più strette
- Costruirono banchine a filo della soglia del treno, per permettere salita e discesa più rapide
- Inserirono linee a terra numerate per delimitare il punto esatto in cui la porta del treno si apriva, in modo che i passeggeri potessero attendere in modo ordinato
- Cambiarono l’intera segnaletica ferroviaria, non più “ a vista” – troppo pericolosa a quelle velocità – ma con messaggeria elettronica a bordo
- Sostituirono il vecchio sistema di propulsione con una alimentazione elettrica in monofase ad alta tensione e frequenza di 50 Hz.
Detto in altre parole, siccome la realtà della rete ferroviaria esistente non gli consentiva di raggiungere l’obiettivo, invece di cambiare obiettivo cambiarono quella realtà.
L’importanza della realtà di riferimento
Questo tipo di approccio radicale al cambiamento può essere portato in ogni altro aspetto della vita, permettendoci di raggiungere obiettivi personali e professionali apparentemente impossibili.
Per farlo bisogna, proprio come gli ingegneri dello Shinkanzen, essere pronti a modificare la nostra realtà di riferimento.
Mi spiego meglio.
- Se hai un lavoro normale e vuoi guadagnare un milione di euro nei prossimi 12 mesi, non ti basta andare dal tuo capo e chiedere un aumento di stipendio
- Se sei uno studente in difficoltà e vuoi dare 10 esami la prossima sessione, non sarà sufficiente studiare un’ora di più al giorno
- Se non fai sport da anni ma vuoi correre la maratona di New York, allenarti un paio di volte la settimana non servirà a nulla
Per raggiungere questi obiettivi, insomma, non basteranno piccole e incrementali modifiche della tua realtà attuale.
Dovrai invece cercare di stravolgerla completamente.
Ma come si fa?
1. Per prima cosa, devi essere disposto ad affrontare l’insuccesso completo.
Si tratta, in effetti, della ragione principale per la quale consideriamo alcuni obiettivi come impossibili: l’enorme rischio di non raggiungerli e la paura ad esso connessa ci impedisce anche solo di provarci.
Ripensa all’esempio del lavoro visto poco fa: se vai a chiedere un piccolo aumento, il peggio che può succedere è che non te lo danno.
Ma se ti licenzi per fondare la tua start-up, in caso di insuccesso rischi davvero di rimanere con in mano meno di nulla.
Purtroppo, sei non sei disposto a correre grandi rischi, un obiettivo impossibile rimarrà tale per sempre.
2. Poi, devi essere disposto a fare sforzi enormi rispetto a quelli ai quali sei abituato.
Ripensa per un attimo agli ingegneri giapponesi.
Non si sono limitati a dare una spolverata alle rotaie, ma hanno dovuto spianare montagne, costruire tunnel, elevare viadotti …
Allo stesso modo, un obiettivo impossibile ti può richiedere di svegliarti alle 5 del mattino, lavorare anche il sabato e domenica, sudare le sette proverbiali camicie.
E non per un paio di giorni o settimane, ma magari per anni, e senza alcuna garanzia di farcela.
Ti serviranno quindi livelli di motivazione altissimi e una enorme capacità di resistere alle difficoltà.
3. Infine, devi spremerti le meningi come mai nella vita
Einstein diceva: “se fai sempre le stesse cose, otterrai sempre gli stessi risultati”.
E infatti, per ottenere risultati straordinari, volontà e forza bruta non bastano quasi mai.
Devi anche cercare metodi alternativi, trovare scorciatoie, essere innovativo, uscire dalla tua zona di confort.
Insomma, come lo Shinknazen dei Giapponesi, qualunque obiettivo impossibile ha bisogno di fantasia, idee brillanti e ispirazione. (Leggi le mie 14 tecniche per trovare l’ispirazione).
Obiettivi impossibili: provaci almeno una volta nella vita.
Per le ragioni che abbiamo appena visto, la maggior parte degli obiettivi impossibili è giusto che rimangano tali.
La nostra realtà, infatti, è il frutto di moltissime scelte ripetute nel tempo, e stravolgerla completamente per raggiungere un obiettivo impossibile richiede:
- Massimo rischio
- Massimo sforzo
- Massimo impegno mentale
Si tratta di tre monete che non si possono spendere continuamente, perché ci ritroveremmo esauriti fisicamente ed emotivamente in pochissimo tempo.
La maggior parte dei nostri obiettivi personali e professionali va quindi raggiunta in maniera meno traumatica, attraverso una serie di modifiche piccole e incrementali del nostro quotidiano.
Modifiche che, sommate nel tempo, possono comunque dare grandi risultati. (Per capire come, leggi l’articolo sulla forza dei guadagni marginali)
Ti potrebbe capitare, però, di trovarti anche a desiderare un obiettivo impossibile.
Una di quelle cose che sogniamo da bambini, quando ogni realtà ci sembra plausibile e non abbiamo ancora alcun problema a pensare di diventare astronauti, scrittori o rockstar.
Ricorda allora che non si tratta di obiettivi oggettivamente impossibili, e lo dimostra il fatto che altri prima di te ce l’hanno fatta e altri ancora, in futuro, ce la faranno.
Sono, semplicemente, obiettivi impossibili rispetto alla tua realtà di riferimento.
Ma, se sei disposto a investire il massimo dello sforzo e il massimo delle tue abilità a fronte di un altissimo rischio di insuccesso, se sei disposto a provare a stravolgere quella realtà, avrai anche tu le tue chances per raggiungerli.
Almeno una volta nella vita vale la pena provarci, sta a te decidere quando. Un saluto, Armando.
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