
Quando si cercano metodi per migliorare la memoria, ci si trova spesso sospesi fra due estremi.
- Da una parte, consigli generici e molto semplicistici: dormi di più, mastica chewin-gum (proprio così! Pare che stimoli positivamente l’Ippocampo nel cervello), mangia frutti rossi, fai attività fisica. Un po’ funzionano, qualcuno è in assoluto una buona regola di vita, ma non è che da soli ti facciano fare chissà che performance mnemonica in più.
- Dall’altra, sistema complessi, lunghi da apprendere e non facili da applicare: la tecnica dei loci, la conversione fonetica, lo schedario alfanumerico e tutte le altre varie applicazioni e varianti delle tecniche di memoria vere e proprie. Che certamente sono molto potenti, ma che non tutti hanno la voglia o la necessità vera di studiare.
Il motivo di questa polarizzazione è semplice:
- Del primo tipo di cose ti parlano quelli che di memoria sanno ben poco, e scrivono articoli giusto per riempire spazio nei loro blog. Che si tratti di perdere peso, trovare il fidanzato o avere migliore memoria, ti diranno sempre di dormire e camminare di più (consigli giusti, certo, ma molto generici).
- Dei secondi ti parlano invece i praticanti delle tecniche stesse, per ovvi interessi e inclinazioni personali, tralasciando però un po’ troppo spesso il lato oscuro delle medesime: che sono faticose e lunghe da imparare.
Ho così deciso di fare un articolo che vada a colmare il vuoto in mezzo a questi due approcci.
Un articolo cioè che parli di metodi per migliorare la memoria che siano allo stesso tempo:
- Semplici (anche se non semplici come masticare un chewin-gum)
- Efficaci in maniera significativa (pur non avendo la potenza delle tecniche vere e proprie)
Ma, soprattutto, che siano immediatamente (o quasi) applicabili. Cioè, potrai cominciare a provarli questo pomeriggio stesso, senza bisogno di grande preparazione.
1 – Visualizza
Nello studio come nella vita di tutti i giorni, siamo abituati a verbalizzare qualunque tipo di informazione.
Il che, da un punto di vista evoluzionistico, ha poco senso.
Abbiamo infatti passato milioni di anni a ricordare e processare informazioni sopratutto sotto forma di immagini, suoni, sensazioni.
Mentre scrivere, leggere e parlare sono attività tutto sommato molto recenti.
Per questa ragione, il nostro cervello è molto più efficiente nel ricordare le immagini che non le parole che le rappresentano.
Non sei convinto? Guarda un film per due ore e pensa alla quantità di dettagli che sei in grado di ricordare: volti, vestiti, luoghi, fatti, evento … anche con una pessima memoria visiva sei in grado di ricordare molto di più che non leggendo due ore di libro.
Quindi, da oggi, prova tutte le volte che puoi a trasformare le informazioni in immagini, magari facendole interagire fra di loro, proprio come in un film.
2 – Fai Attenzione
Sembrerebbe ovvio come “cammina e dormi di più”, ma in realtà non è così scontato.
Ti è mai capitato di andare a una festa in cui ti presentano una persona e dopo neanche un minuto non ne ricordi il nome?
Incredibile no? E non è certo un problema di memoria! Infatti non è che non lo ricordi, è che non lo hai proprio imparato, come se non lo avessi neanche sentito. (Vedi anche, per tecniche specifiche, il mio articolo su come ricordare i nomi).
Mentre infatti il tuo nuovo amico ti diceva il suo nome, magari stringendoti la mano, tu eri inconsciamente e completamente concentrato nell’osservare il suo aspetto e i messaggi non verbali che ti inviava.
Guarda caso, proprio per un motivo simile a quello visto nel punto precedente: il tuo cervello da uomo di Neanderthal si concentra su quello che considera in qualche maniera utile alla sopravvivenza.
E l’aspetto o il linguaggio del corpo di un estraneo appena incontrato lo sono più che il suo nome.
Quindi, tu volevi memorizzare il nome ma il tuo cervello era impegnato in altro.
Morale della favola: anche quando non si tratta di presentazioni, se devi memorizzare qualcosa sincerati prima di tutto che quel qualcosa abbia la incondizionata attenzione del tuo cervello.
Come fare?
Conta fino a 3, fai un respiro lungo, e “parla” per un attimo col tuo cervello dicendogli quello a cui deve fare attenzione in quel momento. Anzi, proprio per seguire la regola “visualizza”, immaginati mentre lo rimproveri. Nella maggior parte dei casi dovrebbe bastare per convincere la sua testa da Neanderthal.
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3 – Organizza le informazioni
E’ il motivo per il quale tanti studenti di successo trovano imprescindibile fare degli schemi.
Organizzare qualcosa è tutt’altro che una attività banale e meccanica.
Si tratta di infatti di:
- Comprendere diverse informazioni
- Dargli una gerarchia
- Cogliere gli elementi di connessione e le differenze
- Eliminare ciò che non serve
Un lavoro insomma di analisi che inevitabilmente porta a due risultati ugualmente importanti:
- Migliore memorizzazione dei dati
- Migliore rappresentazione (o, in gergo meno tecnico, “presentazione”) dei dati
Cosa significa migliore rappresentazione?
Che, rispetto alla situazione originale, le informazioni sono più sintetiche e le relazioni fra di esse più chiare.
Fatto che permette anche un migliore e più veloce ripasso, a sua volta cruciale per migliorare la memoria.
Quindi, abituati a fare schemi (e più sintetici sono, meglio è) -> Vedi come fare davvero bene gli schemi a cascata.
4 – Utilizza la ripetizione dilazionata
Qui sconfiniamo un po’ nelle tecniche di memoria, anche se la ripetizione dilazionata, e le flashcards, che di essa sono uno strumento, non richiedono molta preparazione per essere attuate.
Devi semplicemente, invece di fare grandi “abbuffate” di studio di un’unica materia, cercare di fare sessioni multiple, più brevi, e ad una certa distanza l’una dall’altra.
Se per esempio devi memorizzare cento vocaboli stranieri in 3 ore, nel medio termine studiarli un’ora al giorno dà risultati migliori che non fare tutte e 3 le ore in una unica sessione.
E non pensare, siccome sei invece abituato a farti le nottate di studio prima degli esami, che per te questo non valga. La maggior efficacia della ripetizione dilazionata è dimostrata scientificamente.
La difficoltà di migliorare la memoria con questa tecnica (forse la meno immediata fra quelle viste oggi) sta:
- Nel trovare gli intervalli ottimali di ripetizione per ogni tipo di info
- Nel costruire le flashcards stesse.
Tieni presente comunque che le flashcards non sono indispensabili: puoi fare ripetizione dilazionata anche senza di loro.
Se le vuoi incorporare nel tuo metodo di studio, ti consiglio di procedere per gradi, cominciando solo con piccoli gruppi di flahscards, riservati alle info più difficili / importanti. Dopo un po’ di pratica potrai estenderle a tutto il resto.
Se invece di utilizzare carta e penna preferisci i software e le App, ti consiglio senz’altro di utilizzare Anki.
5 – Compara il comparabile e l’incomparabile
Se una cosa che non conosci assomiglia a una cosa che conosci, non potrai che ricordarla meglio.
Ovvio no?
Ma anche se una cosa è completamente opposta ad un’altra che conosci non potrai che ricordarla meglio.
E quindi, per migliorare la memoria, tante volte basta semplicemente ricordare attraverso cose che già sai.
Ora, che tu ci creda o no, il mondo è pieno di analogie e somiglianze fra cose apparentemente molto diverse fra loro.
Ed è anche pieno di cose fra loro diametralmente opposte.
Ogni volta quindi che devi ricordare una nuova informazione, mettiti a scavare nella tua testa cercando qualcosa che gli somigli, o che non gli somigli per niente.
Se la trovi, avrai creato un ricordo molto stabile.
Per farti un esempio, qualche giorno fa ho spiegato per sommi capi il funzionamento del sistema cardiovascolare a uno studente di elettrotecnica: tramite una serie di analogie su resistenze, potenza elettrica, fasi, etc, non è stato affatto difficile per lui capirlo e ricordarlo.
6 – Prova a indovinare
Questo metodo per migliorare la memoria ho iniziato a utilizzarlo dopo aver studiato il funzionamento del metodo Pimsleur, un sistema di apprendimento delle lingue molto efficace.
Nel Pimsleur viene spesso chiesto allo studente di produrre una frase (o un parola) corretta nella lingua obiettivo, pur senza avergli spiegato come essa dovrebbe essere.
Lo studente dovrà riuscire a farlo ripescando nella memoria modelli di frasi / parole precedentemente acquisite (toh, ecco che torna il “compara il comparabile” appena visto).
Si tratta di un processo molto naturale: i bambini per esempio, quando invece di “Potei” dicono “Possi”, fanno proprio come nel Pimsleur: tirano a indovinare sulla base di strutture che gli paiono simili.
E il fatto che ogni tanto, come in questo caso, sbaglino, non è certo un problema, anzi! Se c’è un adulto che gli dà subito un feedback, migliorano istantaneamente la memoria della versione corretta del verbo.
Quindi, quando studi, cerca di tirare spesso a indovinare la informazioni deducendole dalle precedenti:
- Se ci riesci, consolidi il processo logico che ti ha portato a indovinare, e quindi migliora il ricordo
- Se invece non ci riesci, il fatto di aver sbagliato ti farà memorizzare meglio la versione giusta.
7 – Pratica il richiamo attivo
Il richiamo attivo è il tentativo, fatto poco dopo aver acquisito una lunga serie di informazioni, di ricordarle.
Molti lo utilizzano in una sua versione sbagliata: cioè cercando di ripetere mentre sbirciano appunti e libro. Questo lo rende più facile, ma ne diminuisce l’efficacia.
Il vero richiamo attivo si fa a libro chiuso, e quindi all’inizio ti sembrerà di avere in testa il vuoto assoluto.
Se fai comunque lo sforzo di provare a ricordare, una dopo l’altra cominceranno ad emergere alcune informazioni, che poi se ne tireranno dietro altre, e poi altre ancora (sfruttando anche il meccanismo del tira a indovinare appena visto).
E questo farà migliorare la tua memoria in maniera mostruosa, non solo rispetto a ciò che stai studiando, ma in generale: ti abituerai infatti a scavare nei meandri del tuo cervello.
Migliorare la memoria per gradi
I metodi per migliorare la memoria che abbiamo appena visto sono tutti immediatamente utilizzabili, e possono darti da subito dei risultati.
Il bello però arriva quando cominci ad utilizzarli con continuità.
Si, perché si fa presto a dire “visualizza” , “fai schemi”, “utilizza la ripetizione dilazionata” etc.
La realtà è che anche queste tecniche, come ogni cosa, possono essere utilizzate con diversi gradi di maestria.
Per esempio, le prime volte visualizzerai lentamente, con immagini non troppo vivide, poco movimento, e otterrai qualche risultato, anche se magari non eccezionale.
E poi, mano a mano che continui ad utilizzare la tecnica, le tue immagini saranno sempre più efficaci e memorabili.
E lo stesso per il “prova a indovinare”, il “richiamo attivo”, la “ripetizione dilazionata”, e così via.
Per aiutarti a migliorare la tua memoria, ho disseminato l’articolo di link utili che ti permetteranno di approfondirle.
Prima però, ci sono alcune ultime cose che voglio dirti, e che spero ti aiuteranno non solo a capire queste tecniche fino in fondo, ma a cogliere l’essenza stessa di una migliore memoria.
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Come migliorare la memoria: conclusioni.
Non so se o hai notato, ma ci sono secondo me due concetti molto interessanti che accomunano le differenti strategie che abbiamo visto:
Migliorare la memoria è più facile se è “naturale”.
Questo fatto è particolarmente evidente nella visualizzazione, che è il sistema con il quale abbiamo memorizzato per milioni di anni.
Ma anche nel “tira a indovinare“, che è quello che fanno i bambini per dedurre la grammatica della loro madrelingua.
O nel “fai attenzione“, perché nuovamente da sempre il cervello si concentra su quello che considera in qualche maniera utile alla sopravvivenza.
E, anche se in misura minore, in tutte le altre.
Questo mi porta ad una osservazione empirica che ho fatto molte altre volte nella mia vita: spesso, quando utilizziamo il nostro cervello in maniera “naturale“, otteniamo dei risultati migliori perché lo facciamo lavorare secondo la logica di milioni di anni di evoluzione.
E quindi lavora in maniera più efficace.
Migliorare la memoria richiede sforzo, ed è da questo che derivano i risultati.
Visualizzare qualcosa di scritto, non essendo abituati a farlo, è difficile.
Anche tirare a indovinare lo è, non solo materialmente, ma psicologicamente, data la paura di sbagliare.
Per non parlare di organizzare o di fare il richiamo attivo: molto più facile procedere secondo l’ordine del libro e ripetere sbirciandoci su …
Il fatto è che per migliorare la memoria è inevitabile doversi sforzare:
- Facendo cose che non siamo abituati a fare
- Dovendo rovistare nel nostro cervello, perduti in un apparente “vuoto”
- Prendendoci la pena di rielaborare profondamente il materiale da memorizzare
E’ sotto la pressione di questi stimoli che il cervello aumenta il reclutamento neuronale e l’attività sinaptica, portandoci così a ricordare di più e meglio.
Migliorare la memoria dunque significa ricordare più cose e più velocemente, ma non cancella affatto lo sforzo dall’equazione. Anzi.
Lo sfrutta a suo favore proprio per farti ricordare meglio.
In quest’ottica, quando studi, la tua memoria lavorerà una quantità di tempo minore, ma certamente in maniera più intensa. Mi sembra un buon cambio, no?
Laura dice
Articolo veramente, veramente interessante! Proverò a suggerire a mio figlio quattordicenne queste tecniche, dato che il suo metodo di studio a mio parere è ancora immaturo. I risultati scolastici sono buoni o più che buoni, a fronte però di uno studio imponente e stancante. Saluti
Giuseppe dice
Ottimo articolo, come sempre utile e chiarificatore. Se posso dare il mio contributo, uno dei tuoi input più efficaci è stato quello di ricordarmi il ruolo fondamentale della ‘memoria naturale’. Ora infatti noto con piacere che, effettivamente, spesso basta soltanto un innesco, il priming, per far apparire ciò che avevo ‘già compreso in precedenza’ e sintetizzato con quel lavoro di analisi cui fai spesso riferimento.
Riguardo le tecniche, ci vuole effettivamente pazienza e costanza per uscire dai propri schemi abituali e avviare un processo di cambiamento nelle proprie abitudini di apprendimento.
Grazie ancora per il tuo prezioso contributo.
Davide dice
Ciao Armando!
Un articolo che ingloba molte strategie davvero efficaci nonostante, apparentemente, non lo sembrino. Un esempio è quello di ‘sbirciare il testo di studio”. Questo è veramente un immenso ostacolo alla memorizzazione.
Vorrei porti delle domande ♥️
Siccome amo lo scibile umano ho fatto in questi anni diversi ricerche su quale fosse il metodo più appropriato per interiorizzare le nozioni. Mi sono esercitato per diversi mesi con la tecnica dei loci. Però ho riscontrato diversi grossi problemi:
– Innanzitutto pescare le informazioni. Il problema è individuare dove si trova una determinata informazione nei cento palazzi costruiti.
– Il giorno dopo che ho fatto l’interrogazione ho DIMENTICATO TUTTO. Appunto: tutto era nella memoria artificiale.
Come è possibile che tu riesca a trovarti bene col palazzo? Io non riesco a fare collegamenti, saltare da una parte all’altra. È come se mettessi le immagini nei palazzine e poi devo semplicemente sapere che tizio caio sempronio si trova sul cassetto… così non imparo nulla. Zero.
Hai dei consigli da darmi? Eppure mi sono esercitato molto. Ciò mi ha frustrato molto perchè sembrava uno strumento che mi avrebbe permesso di ASSORBIRE PIÙ VELOCEMENTE PIÙ CONOSCENZE 😀
Buona giornata 😀🦋
Armando Elle dice
Ciao Davide, ho appena risposto a un altro tuo commento di qualche giorno fa dove facevo considerazioni in proposito.
Comunque, ne riporto qua una parte: ricordare attraverso un palazzo ha biosgno di una attività di analisi che viene prima.
devi: Analizzare il testo per individuare cos è rilevante e cosa no; esprimere le cose rilevanti attraverso una-due parole al massimo, fatto che richiede una grande capacità di sintesi; infine, devi rappresentarle con una immagine (fatto che richiede un ulteriore coding sul concetti) e attacarla al palazzo. Insomma, se ben utilizzato il palazzo non ostacola il ragionamento, ma lo aiuta.
Per quanto riguarda i collegamenti fra i concetti, quello che capita a me è che dopo un paio di volte che rivedo il palazzo le cose le so indipendentemente da esso, perché nel ripercorrerlo mi approprio dei concetti. Se so e ho capito che le causa di X è Y, non ho bisogno di ripercorrere il palazzo per ricordarlo! Magari ne ho invece bisogno se devo fare una presentazione e devo dire le cose in ordine.
Forse è qui che sta l’equivoco: la memoria di un concetto e del suo significato non dipende dal palazzo! Il palazzo serve semplicemente per dargli un ordine.
Mi spiego meglio: se devo imparare che cane in inglese si dice dog, non ho bisogno di un palazzo. Uso il keyword method e bon. Se invece devo imparare che dog è la settima parola di una serie, dovrò allora abbinare il palazzo.
L’utilizzo del palazzo della memoria non a caso deriva dalla arte oratoria greca e romana: serviva per ricordarsi i discorsi. Per questo secondo me è così utile quando si fanno interrogazioni, o quando si ripassa da soli a casa ad alta voce: hai un ordine delle cose. Ma i concetti li devi aver digeriti a parte, e le immagini che hai costruito devono essere in grado di evocarli indipendentemente dal palazzo.
Infine, se vuoi approfondire, mandami un esempio di un tuo palazzo, così posso analizzarlo e darti un parere pratico.
Davide dice
Ti rispondo qui. Mi dispiace molto della riproposizione di un commento analogo al primo: non ho ricevuto la notifica per mail della tua risposta.
Innanzitutto TI RINGRAZIO MOLTO per le parole spese. Il mio interesse non è avere ragione o denigrare un sistema piuttosto che un altro. Il mio obbiettivo è crescere. Semplicemente sostengo alcune tesi perché soltanto così posso far evolvere il mio pensiero: ascoltando e leggendo i punti di vista altrui. Dopo tutto è un po’ quello che accade in una seduta con uno psicoterapeuta cognitivista: si dibatte rispetto alle proprie convinzioni irrazionali per modificarle attraverso la dilatazione del proprio universo mentale.
COSA CONSENTE IL PASSAGGIO DELLE INFORMAZIONI NELLA MEMORIA NATURALE?
Anzitutto è essenziale che io capisca ciò che mi stai comunicando. Se ho compreso bene dici che personalmente il Palazzo ti consente di trasferire le informazioni nella memoria naturale e, quindi, di interiorizzarle. Se ad esempio l’argomento è la prima guerra mondiale riusciresti a parlarne senza appellarti alle stanze del tuo Palazzo. Da questa osservazione capisco allora di aver sbagliato qualcosa nell’approcciarmi allo studio mediante l’applicazione della Tecnica dei loci. Il quesito è dunque il seguente: come questa tecnica ti consente di interiorizzare un argomento? Circoscriviamo due ipotetiche possibilità:
– La prima: studio Ungaretti racchiudendo tutti gli elementi nozionistici dell’argomento in mappe mentali (senza immagini).Ripeto basandomi sulle parole-chiave che compongono le mappe.
– La seconda: le parole-chiave delle mappe le converto in immagini e le adagio nel Palazzo.
Ora, io immagino che le memorizzazione e l’interiorizzazione dell’argomento passi attraverso la ripetizione dello stesso avvalendomi, nel secondo caso, delle immagini. Però deduco anche che entrano in gioco altri fattori che consentono di interiorizzarlo, poiché, pensandoci bene, ciò si verificherebbe, basandosi sul principio che basti partire dalla ripetizione delle parole-chiave, anche avvalendosi delle sole mappe mentali.
Ora, qual è pertanto la differenza tra i due metodi? Cosa permette di far propri i concetti? Riflettendo sui tuoi commenti e attingendo alla mia, seppur povera, esperienza la risposta potrebbe essere che “l’immagine diventa contenuto. Penso ad un concetto specifico, emerge l’immagine e ne ricordo il concetto stesso”. Forse il beneficio non risiede nel ripetere attraverso parole-chiave (basterebbero mappe mentali senza immagini) bensì nell’associazione di un concetto ad un immagine. Però non capisco come questo processo possa realizzarsi. La biografia di un autore palazzata non riflette una visione filmica della sua vita. Se ad esempio dovessi ricordare le tappe più importanti: Milano, Roma, Torino… le immagini potrebbero essere, rispettivamente: maglietta del Milan e della Roma e infine un toro. Il toro con Torino non c’entra proprio nulla. Io capisco l’interiorizzazione dei concetti se questi riproducessero delle scene che li riflettono (ad es. il matrimonio, oppure vedere che l’agenzia pubblicitaria, per fare uno spot, si rechi da…), ma, in realtà, le immagini sono il riflesso della forma, delle parole (ad esempio per ricordare patto potrei visualizzare, per rima, un matto oppure per memorizzare burocrazia il burro). Il pensiero è principalmente costituito da immagini e parole (simboli). Il “moto” simbolico è in stretta dipendenza al mondo delle immagini. Pertanto ha senso conferire “un aspetto” ai concetti. Però col Palazzo vengono create “scene filmiche” legate alla forma. Quindi diventa tutto più complesso e meno efficace.
METAFORA SCI
“È come affermare che scendere con gli sci a valle è meno rapido che a piedi. E’ vero solo se non sai andare sugli sci”. È certamente più veloce memorizzare 50 date col palazzo. Se però:
– Alberto le memorizza attraverso il palazzo senza fare collegamenti
– e Mario le memorizza ripetendo, facendo delle riflessioni logiche
certamente tra qualche anno Mario saprà tirar fuori molte più cose di Alberto perché ha impresso le informazioni anche nel proprio inconscio. “Li ha interiorizzate: lui stesso è diventato quelle nozioni”
COMPRENSIONE E MEMORIZZAZIONE
Si, hai perfettamente ragione: “la memoria insomma è funzionale al capire molto più che non il capire al memorizzare”. Però la memoria naturale, non quella artificiale. L’interiorizzazione.
Dovrei fare esperienza del fatto che la Tecnica dei loci velocizzi il tragitto di interiorizzazione della conoscenza.
In conclusione spero di essere riuscito a farmi capire. Ho reiterato alcuni termini (“interiorizzazione”, “memoria naturale”…) per rendere più lineare e chiaro il guazzabuglio che domina i miei pensieri.
Spero, un giorno, di poter aderire alla missione che contraddistingue “Gli audaci della memoria”, ossia condurre l’uomo a dotarsi di strumenti che gli permetterebbero di far sorridere la propria vita. Seppur molti dicono, come Leopardi e Shopenauer, che una maggiore intellettualità trascini l’uomo verso una consapevolezza buia e tetra della vita, quindi all’infelicità, io la penso diversamente.
Con sorriso e gratitudine immensa
Davide
Armando Elle dice
Ciao Davide, hai scritto molti spunti interessanti, quindi più che rispondere punto per punto, procederò anche io per spunti, non per cercare la ragione ma per offrire degli stimoli al tuo approfondimento.
Per prima cosa: studiare in maniera mnemonica o analitica non dipende dalla tecnica.
Tu invece scrivi:
“- Alberto le memorizza attraverso il palazzo senza fare collegamenti
– e Mario le memorizza ripetendo, facendo delle riflessioni logiche”
e su questo trai alcune conclusioni.
Allora ti chiedo: Il fatto di fare il palazzo preclude ad Alberto di fare riflessioni logiche? Il fatto di ripetere implica necessariamente invece che Mario le faccia?
Il palazzo è solo un sistema per ricordare delle cose in maniera ordinata.Se non hai bisogno di ricordarle in ordine, puoi prescindere da esso. La quantità di connessioni logiche e di analisi che crei è, secondo me, comunque indipendente dall’utilizzo o meno del palazzo, e influisce solo marginalmente sulla memoria.
Pensaci su .. il palazzo della memoria nasce per l’ars oratoria: i politici, in primis Cicerone (che è anche uno dei primi a descrivere come funziona la tecnica dei loci) se ne servivano per ricordare i loro discorsi. A rigor di quanto mi dici, non avrebbero dovuto: il contenuto del discorso infatti l’hanno persino scritto loro, cosa c’è di più “interiore” di qualcosa che hai creato tu stesso?
In maniera speculare, poche ore fa ho finito di leggere un libro che ho capito perfettamente e in toto. Eppure, se dovessi sostenere una interrogazione o un esame su di esso, non ricorderei forse neanche il 5% di quello che ho letto.
Memoria e comprensione/interiorizzazione si “toccano” molto spesso, ma non sono la stessa cosa.
Per quando riguarda invece l’importanza che attribuisco alle immagini, esa dipende dalla mia esperienza con lo studio dell’anatomia. Ecco un piccolo brano tratto dallo sfenoide, un osso del cranio: “Il corpo è di forma cubica e contiene al suo interno due ampie cavità pneumatiche (contenenti aria), dette seni sfenoidali, separati da un setto osseo. Essendo di forma cubica, in esso si possono individuare sei facce: tre endocraniche (la superiore e le due laterali), due esocraniche (l’inferiore e l’anteriore) e una che si articola con l’osso occipitale per formare la articolazione sfeno-occipitale (la posteriore). Al suo interno è scavato il seno sfenoidale”. Rispetto al resto dell’osso, questo micropezzo è semplicissimo. Prova a ricordarlo leggendolo sul libro e utilizzando le parole chiave. Oppure prova a tenere in mano il suddetto osso e a guardarlo. Cosa è più facile?
Ma lo stesso vale per tutto le cose: lo sai come sono fatti un assone o i dendriti di un nervo? E una sinapsi? Se li vedi li ricordi, se invece ne leggi la descrizione è molto più difficile.
Per questo per me è così importante la memoria visiva e la capacità di costruire immagini significative.
Andando però nello specifico delle tue osservazioni su Ungaretti, concordo con te: ricordare Torino con un toro di per sé non è l’ideale. Non è una connessione “meaningful”, come direbbero più efficacemente di noi gli inglesi. Ti aiuta semplicemente perché ti da un indizio. D’altro canto, qui stiamo parlando di mero nozionismo: anche ripetere ventotto volte milano-roma-torino non è “meaningful”, e a distanza di anni il fatto di averlo ricordato ripetendolo invece che utilizzando una immagine non ti aiuterà a ricordarlo meglio. “Ma con gran pena le reca giù” : marittime cozie graie pennine lepontine retiche carniche giulie. L’arco alpino. Mio nonno, che utilizzava il metodo “ma con gran pena” ad 80 anni ancora le sapeva. Chi invece le ha ripetute 100 volte, le ha interiorizzate e le ricorda come supponi tu? ne dubito.
Anche qua però, ci sarebbe da dire … “marittime, cozie, graie etc)…. MMhhhh… siamo sicuri che sia mero nozionismo? O magari se andiamo ad approfondire i nomi, scopriamo che dietro quella che sembra una mera nozione c’è un significato meglio “ricordabile”?
Ma la stessa cosa vale per Torino Roma Milano di ungaretti. Magari c’è un riverbero di queste città enlle sue poesie, o motivi per cui c’è stato, etc etc. E quindi dal mero nozionismo ci muoviamo nel campo delle connessioni …
Quindi, attenzione: mi rendo comto che è colpa mia, perché su un post di selplifica sempre. Ma le cose sono più articolate, le distinzioni meno nette di quelle che si evincono dalle ripsettive posizioni che abbiamo prese.
Milano Roma Napoli è nozione per noi, logica e connessione per uno studioso di Ungaretti. Quindi: palazzo della memoria, altre tecniche, approfondimento, logica, visualizzazione … tutto dipende anche dal fine specifico che uno si pone. Ciao!
Davide dice
Buongiorno :)
Ti ringrazio molto per avermi fornito, attraverso la risposta, degli stimoli di riflessione.
Sono d’accordo sul fatto che l’uso del Palazzo della memoria implichi lo svolgimento di una serie di attività che portino anche alla comprensione dell’argomento. Sostengo soltanto che questa tecnica non conduca ad un interiorizzazione completa dell’argomento. È come farsi i bigliettini: ogni qual volta serve spiegare qualcosa si prende il bigliettino giusto, lo si legge e lo si riproduce in verifica. Non si “crea” (creatività) un discorso ma lo si ricopia, lo si ricalca. La mia insegnante di chimica diceva che dopo averli fatti, i bigliettini, li gettava nel cestino perché, grazie alla loro creazione, imparava l’argomento. Se scrivere i concetti ti fa riflettere riguardo a quest’ultimi, l’erezione delle immagini nei Loci ti distoglie da questo compito perché ti impegna a trovare la giusta immagine che sappia ricordarti quel concetto. Per la parola “Rete” immagino il retino che uso quando trascorro il mio tempo sulle spiagge, in estate; se il concetto riguarda la rete internet quest’ultimo sarà slegato dalla mia immagine. Una domanda interessante potrebbe essere: il tempo impiegato per trovare delle immagini da incastrare nei termini scelti non sarebbe meglio trascorrerlo a riflettere? Qui stiamo parlando di apprendimento, non di risultati. Ipotizziamo due casi diversi: 1) Marco fa le mappe mentali con le parole-chiave (senza immagini) e poi crea il Palazzo. 2) Giuseppe fa le mappe mentali e cerca di memorizzarle ripetendo, riflettendo, facendo collegamenti. Chi avrà fatto più suo un argomento? Marco che necessita del Palazzo per ricordare i concetti oppure Giuseppe che si affida alla propria coscienza?
Okay, forse hai ragione a dire che “interiorizzazione” e “memorizzazione” non si toccano. La domanda è però: chi ha appreso di più, una persona che ricorda tutto senza il Palazzo oppure una persona che necessita della sua presenza per ricordare?
Ha senso dire che il la Tecnica dei Loci è utilissima in molti contesti, come dover recitare un lungo copione a teatro, oppure tenere un discorso in pubblico. Ma per APPRENDERE no secondo me. L’uomo va a scuola per imparare, non per prendere voti alti. Se creassero un marchingegno da inserire nel cervello che permette di avere le pagine del libro davanti agli occhi tutti prenderebbero voti eccellenti, ma l’essere umano rimarrebbe vuoto.
Il punto è: il tempo in più che utilizzo per creare le immagini lo potrei trascorrere riflettendo sulle nozioni e fare collegamenti.
Non demonizzo le immagini, l’emisfero destro. Anzi, la vera comprensione passa attraverso una “rielaborazione figurata, dei 5 sensi, quindi concreta”. Effettivamente è come se nella nostra mente ci fosse un vero e proprio universo fatto di immagini, odori… magari il secolo e il luogo sono lo spazio.. muoviamo il nostro pensiero fino a raggiungere quel luogo, e osserviamo.
In ogni strategia di studio è secondo me importante COMPRENDERE VERAMENTE (aiutandosi mediante la figurazione dei concetti…), sintetizzare i concetti in parole-chiave, e ripetere guardando le parole-chiave e cercando di collegare il tutto dando vita ad un’immagine che inglobi tutti i concetti, riuscendo cosi ad avere la cosiddetta “visione d’insieme”.
Inoltre, uno dei problemi più grossi di noi studenti è capire se abbiamo compreso o meno qualcosa. Forse lo scopriamo solo all’esame, quando appuriamo di non riuscire a spiegare ciò che credevamo di aver colto. La comprensione è come i pilastri di un palazzo: senza di essi non si riuscirebbe a costruire nessun edificio.
Forse sono stato un po’ astratto, ma quello che stiamo trattando è un argomento decisamente complesso, si potrebbe dire tutto e il contrario di tutto.
GRAZIE, un abbraccio
Davide <3
Andrew dice
Grande articolo Armando! La tecnica del richiamo attivo è fenomenale: prima andavo a rivedere subito ciò che non mi ricordavo, adagiando la mia memoria sugli allori.
Ora che utilizzo questa tecnica, ciò che ho studiato me lo ricordo più velocemente e mi alleno anche a resistere dall’ aprire il libro :)
Armando Elle dice
Grazie, e sono davvero contento che ti sia stata utile!
Salvatore dice
Come sempre preziosi i tuoi articoli chiari e stimolanti. Nel leggere dicevi che avresti indicato vari link per affinare il metodo ma non li trovo. Puoi chiarirmi questo passaggio. Grazie Armando. Dimenticavo ma i tuoi libri in forma cartacea sono impossibili da reperire?
Armando Elle dice
Ciao Salvatore, i link li trovi lungo l’articolo stesso. Per esempio quando parlo di visualizzare ne metto uno per approfondire la memoria visiva, e lo stesso quando parlo di richiamo attivo (linka il relativo articolo) o tirare a indovinare (linka a pimsluer). Per quanto riguarda i miei libri, si possono prendere in cartaceo su Amazon, dove esistono appunto nelle due versioni, elettronica e cartacea. Un saluto!
Davide dice
Quando riesco a trovare il tempo rispondo. Intanto rifletto 😀
Francesco dice
Ottimo articolo, un buon sunto generale che permette di essere approfondito con gli altri articoli già presenti sul forum.
Piccolo appunto:
“Non cancella affatto lo sforzo dall’equazione. Anzi.” avresti dovuto scriverlo in rosso.
Uno dei pochi che ha l’onesta di dirlo chiaro e tondo, altro che le famose 2000 pagine in due ore. Grande Armando!
Armando Elle dice
Grazie! Che poi un giorno voglio scrivere un articolo sullo sforzo. A seconda di come uno lo vive può distruggere la vita o essere una occasione di crescita e miglioramento incredibile. Un saluto!
Elizabeth dice
Leggere i suoi articoli e molto piacevole. Spesso e volentieri gli condivido. Tutti possiamo migliorare, a volte basta trovare una guida. Grazie.
Armando Elle dice
Grazie a te