
Oggi voglio parlarti della sottile differenza che esiste tra superficialità, perfezionismo e ferrea volontà di fare bene le cose.
A darmi lo spunto è stato il recente caso delle domande sbagliate somministrate agli aspiranti studenti di Medicina: 4 su 60 (quasi il 7%) erano mal formulate e con evidenti errori, mentre altre (pare addirittura una decina) erano per lo meno equivoche.
Ora, se pensi che;
- La commissione ministeriale che redige le domande è composta da esperti del settore
- Le domande sono su materie molto ben conosciute, con un livello di difficoltà più o meno corrispondente alla preparazione della scuola superiore
- C’è un intero anno di tempo per preparare 60 miseri quiz
…. beh, è davvero scandaloso che siano state proposte delle domande sbagliate, non credi?
Lavorare con più cura era assolutamente doveroso.
In parte, per il rispetto che si dovrebbe avere verso chi, su quel test, scommette la propria ambizione e passione (ben 79 mila aspiranti medici per circa 14 mila posti!); in parte, per la sputt**ata epocale che si sarebbe evitata al ministero; in parte per le potenziali conseguenze giuridico – organizzative che errori del genere possono causare.
C’è però poco di cui stupirsi: ormai vediamo cose fatte male un po’ in tutta la sfera dell’agire.
Ora, non voglio più di tanto soffermarmi a dire che siamo in Italia, e che l’Italia è un paese fatto così o cosà, perché francamente non sopporto questo genere di narrazione socio-politica generalizzante e qualunquista, in cui l’erba del vicino è sempre più verde.
E poi perché, quando si generalizza, alla fine si crea un alibi per tutti.
Mentre quello che mi interessa fare qui sul blog è proprio il contrario: concentrarmi sulla nostra responsabilità personale e sul potere delle nostre scelte come singoli individui.
E quindi, nel caso specifico, chissenefrega se la mediocrità è più o meno dilagante in Italia o altrove.
Quello che mi interessa, invece, è che tu che mi stai leggendo decida di non conformarti ad essa.
In questo articolo, dunque:
- Per prima cosa, ti parlerò dei due motivi principali che ci portano ad agire con superficialità
- Poi, guarderemo per un attimo al suo opposto ugualmente pericoloso, il perfezionismo.
- E infine, proverò a stimolarti a perseguire quello che, secondo me, è l’obiettivo che ognuno di noi dovrebbe porsi. Un obiettivo che ci risuona nelle orecchie dai tempi in cui la mamma ci vestiva per andare a scuola e ci ripeteva, ogni volta che poteva “cerca di fare le cose per bene”. Chissà come, l’abbiamo dimenticato
Le scuse che ci raccontiamo per giustificare la nostra superficialità
Quando siamo superficiali, normalmente è per due ragioni principali, ognuna accompagnata da un suo corredo di scuse molto tipiche:
- La presunzione: “lo faccio così così, tanto va bene lo stesso e nessuno se ne accorgerà”. Credo che la commissione di preparazione dei test di medicina sia caduta proprio in questa trappola. Come però dimostrato dai loro clamorosi errori, non sempre “va bene lo stesso”, anzi. Chi non mette, nelle cose, un impegno all’altezza della situazione, anche se è in gamba si ritroverà, prima o poi, nel migliore dei casi a fare brutte figure. Nel peggiore, a fare disastri dei quali lui e altri pagheranno le conseguenze. Ricorda allora che una buona dose di umiltà di solito fa fare le cose meglio, non peggio.
- La pigrizia: “faccio poco perché non ho voglia, e poi tanto gli altri fanno ancora meno di me”. Questa è una scusa davvero bieca: infatti, non dovrebbe interessarci minimamente come agisce il nostro amico/collega/vicino di casa. L’unico metro di paragone dovremmo essere sempre e solo noi stessi, o tutt’al più qualcuno che ammiriamo. Ricorda che quando il tuo obiettivo è fare il minimo necessario per essere il meno peggio, vai incontro a due problemi: il primo, è che non hai cuscinetti di salvataggio e quindi basta anche un piccolo imprevisto a farti passare da meno peggio a male. Il secondo, è che ti abitui un po’ troppo ad accontentarti, cosa che, giorno dopo giorno, ti porterà inevitabilmente a fare tutto in maniera mediocre.
Oltre alla superficialità, però, il non fare bene ha anche un secondo nemico, più sottile e difficilmente identificabile: il perfezionismo
Il problema del perfezionismo
Già in un mio altro articolo (Che tipo di procrastinatore sei?) avevo parlato del procrastinatore perfezionista.
Questo tipo di persona non ravvisa mai la condizione “ideale” per portare a termine bene qualcosa, aspettando sempre un ipotetico domani nel quale sarà in grado di farla meglio.
Questo lo porta a:
- Rimandare sempre, nell’attesa che si verifichi la magica combinazione di condizioni interne ed esterne perfette, ovvero praticamente mai.
- Focalizzarsi su dettagli e attività di poco conto, perdendo di vista quelle fondamentali (vedi il mio articolo “Non passi gli esami? Forse è perché studi troppo“).
La ragione di questo atteggiamento apparentemente illogico sta spesso nella paura dell’insuccesso, che porta il perfezionista a trovare continuamente scuse per non terminare quello che ha iniziato: se non finisce, infatti, non può fallire.
Il risultato è, però, spesso simile a quello della superficialità, cioè un lavoro incompleto e mal fatto.
Al danno, poi, si aggiunge la beffa di avere perso un sacco di tempo ed energie, distruggendo la propria autostima lungo la strada.
L’atteggiamento giusto per fare le cose bene
Ecco quindi che, quando uno vuole fare le cose bene, si trova sostanzialmente a dover trovare l’equilibrio fra due opposti atteggiamenti, la superficialità e il perfezionismo, che in maniera diversa possono infliggere un colpo mortale ai suoi risultati.
Ma come puoi trovare questo equilibrio?
Beh, il primo passo è riconoscere in te stesso i momenti in cui queste due brutte bestie sono all’opera.
Sii sincero: tu lo sai benissimo, non te lo devo (o posso) raccontare né io né qualcun altro, quali sono le occasioni in cui stai facendo il minimo indispensabile, quali quelle in cui agisci senza la giusta umiltà e quali, infine, quelle in cui la paura del fallimento ti fa rimandare senza una valida ragione.
Cerca quindi, ogni volta che ti rendi conto che stai facendo uno di questi errori, di correggerti. Un po’ come capita quando si fanno gli esercizi allo specchio!
Poi, impara a fare le cose:
- Solo dopo esserti dato un chiaro obiettivo su come e quando portarle a termine
- Solo se ci tieni davvero, in maniera tale da essere motivato a dare il tuo meglio (lo so, non sempre è possibile. Il mio articolo su come imparare a dire di no ti aiuterà a farlo).
- Solo dopo aver attentamente considerato le conseguenze, su te e sugli altri, di un eventuale lavoro mal fatto
Soprattutto, infine, non accomodarti sul risultato accettabile ma mediocre e non limitarti MAI a timbrare semplicemente il cartellino della tua coscienza o delle regole che ti vengono imposte da fuori.
Impara invece a farti guidare da una maestosa determinazione a fare bene, rifiutando la spinta comune a “volare bassi” e quel chiacchiericcio interiore che ti fa dire “Ma sì, tanto è lo stesso…”.
Perché non è vero, mai, che “tanto è lo stesso”.
Benedetto Bordin dice
Condivido pienamente le sue incentivanti considerazioni !
Armando Elle dice
Ciao Benedetto, grazie molte
Barbara dice
Sempre illuminante! Grazie.
Armando Elle dice
Grazie!